Il Cimitero Monumentale di Oropa: tra arte, storia e natura.

Il Cimitero Monumentale di Oropa si presenta come un luogo unico, dove il sacro e il paesaggio alpino dialogano costantemente.
Situato nei pressi del Santuario, immerso nella cornice rigogliosa delle montagne, questo cimitero è molto più che una semplice necropoli: è una testimonianza della storia, dell’arte funeraria e della cultura locale.
Le origini e lo sviluppo architettonico
Nei tempi antichi, le sepolture erano prevalentemente sotto la Basilica Antica; ancora oggi, chi visita il luogo può riconoscere molte lapidi incise nella pavimentazione della navata.
Nel 1830 fu stabilito il divieto di sepoltura all’interno delle chiese, e questo portò alla costruzione di un primo nuovo cimitero sotterraneo che si trovava sotto la prima corte del Santuario.
Tuttavia, la scarsa luminosità e lo spazio limitato resero ben presto necessario costruire una soluzione più ampia e dignitosa.
Fu l’ingegnere torinese Ernesto Camusso, nel 1871, che progettò il nuovo cimitero monumentale, inaugurato nel 1877.
Era composto da elementi costitutivi fondamentali: una cappella, un portico e un campo aperto per le tombe.
Il cimitero “bosco” e le cappelle private
Nel 1884 morì il noto statista biellese Quintino Sella, e si decise di erigere per lui una piramide funeraria costruita da Carlo Maggia con blocchi di sienite locale.
Questo monumento, realizzato nel 1885, si trovava fuori dal cimitero, immerso in una faggeta, segno di come il contesto naturale diventi parte integrante del rispetto funebre.
Seguendo l’esempio di Sella, altre famiglie importanti vollero proprie cappelle funerarie nel bosco intorno: nacque così, sotto il cielo e tra gli abeti, un vero e proprio cimitero bosco che si distingue per la fusione tra arte, natura, memoria.
Stili, artisti e peculiarità locali
Molti architetti e ingegneri di rilievo hanno lasciato il loro segno qui: nomi come Giò Feroggio e suo figlio Giulio, Nicola Mosso,
Quinto Grupallo, Candido Porta, Arturo Rosazza, Crescentino Caselli e Giovanni Battista Carra sono legati a cappelle, epigrafi, statue.
Negli anni Cinquanta e Sessanta compare una tipologia unica: tombe costruite come piccoli chalet alpini, con tetti in legno e pietra e rivestimenti in intonaco.
In queste strutture si coglie la volontà di interpretare la morte non come cessazione definitiva, ma come continuità con la vita quotidiana, con l’ambiente.
Tra le opere scultoree più note ci sono quelle firmate da Leonardo Bistolfi (1859-1933), artista simbolista di primo piano, e Odoardo Tabacchi (1831-1905), scultore, insegnante all’Accademia Albertina di Torino.
Le loro opere elevano il cimitero a spazio di valorizzazione artistica oltre che memoriale.
Perché visitarlo
Visitare il Cimitero Monumentale di Oropa significa immergersi in un’esperienza che unisce spiritualità, arte e natura.
Ogni cappella, ogni epigrafe racconta storie di persone, famiglie, ideali.
La fusione del costruito e del bosco alpino offre un’atmosfera contemplativa, che invita al raccoglimento ma anche alla meraviglia.
Inoltre, per chi ama la storia dell’architettura funeraria, questo cimitero è un osservatorio privilegiato: permette di seguire l’evoluzione del gusto, delle tecniche costruttive, della concezione della morte nella cultura piemontese e alpina.
LPP
Il Cimitero Monumentale di Oropa si presenta come un luogo unico, dove il sacro e il paesaggio alpino dialogano costantemente.
Situato nei pressi del Santuario, immerso nella cornice rigogliosa delle montagne, questo cimitero è molto più che una semplice necropoli: è una testimonianza della storia, dell’arte funeraria e della cultura locale.
Le origini e lo sviluppo architettonico
Nei tempi antichi, le sepolture erano prevalentemente sotto la Basilica Antica; ancora oggi, chi visita il luogo può riconoscere molte lapidi incise nella pavimentazione della navata.
Nel 1830 fu stabilito il divieto di sepoltura all’interno delle chiese, e questo portò alla costruzione di un primo nuovo cimitero sotterraneo che si trovava sotto la prima corte del Santuario.
Tuttavia, la scarsa luminosità e lo spazio limitato resero ben presto necessario costruire una soluzione più ampia e dignitosa.
Fu l’ingegnere torinese Ernesto Camusso, nel 1871, che progettò il nuovo cimitero monumentale, inaugurato nel 1877.
Era composto da elementi costitutivi fondamentali: una cappella, un portico e un campo aperto per le tombe.
Il cimitero “bosco” e le cappelle private
Nel 1884 morì il noto statista biellese Quintino Sella, e si decise di erigere per lui una piramide funeraria costruita da Carlo Maggia con blocchi di sienite locale.
Questo monumento, realizzato nel 1885, si trovava fuori dal cimitero, immerso in una faggeta, segno di come il contesto naturale diventi parte integrante del rispetto funebre.
Seguendo l’esempio di Sella, altre famiglie importanti vollero proprie cappelle funerarie nel bosco intorno: nacque così, sotto il cielo e tra gli abeti, un vero e proprio cimitero bosco che si distingue per la fusione tra arte, natura, memoria.
Stili, artisti e peculiarità locali
Molti architetti e ingegneri di rilievo hanno lasciato il loro segno qui: nomi come Giò Feroggio e suo figlio Giulio, Nicola Mosso,
Quinto Grupallo, Candido Porta, Arturo Rosazza, Crescentino Caselli e Giovanni Battista Carra sono legati a cappelle, epigrafi, statue.
Negli anni Cinquanta e Sessanta compare una tipologia unica: tombe costruite come piccoli chalet alpini, con tetti in legno e pietra e rivestimenti in intonaco.
In queste strutture si coglie la volontà di interpretare la morte non come cessazione definitiva, ma come continuità con la vita quotidiana, con l’ambiente.
Tra le opere scultoree più note ci sono quelle firmate da Leonardo Bistolfi (1859-1933), artista simbolista di primo piano, e Odoardo Tabacchi (1831-1905), scultore, insegnante all’Accademia Albertina di Torino.
Le loro opere elevano il cimitero a spazio di valorizzazione artistica oltre che memoriale.
Perché visitarlo
Visitare il Cimitero Monumentale di Oropa significa immergersi in un’esperienza che unisce spiritualità, arte e natura.
Ogni cappella, ogni epigrafe racconta storie di persone, famiglie, ideali.
La fusione del costruito e del bosco alpino offre un’atmosfera contemplativa, che invita al raccoglimento ma anche alla meraviglia.
Inoltre, per chi ama la storia dell’architettura funeraria, questo cimitero è un osservatorio privilegiato: permette di seguire l’evoluzione del gusto, delle tecniche costruttive, della concezione della morte nella cultura piemontese e alpina.
LPP



















































































