José “Pepe” Mujica: addio al guerrigliero che divenne presidente.

Un uomo, una leggenda della sinistra globale
L’Uruguay saluta con commozione José “Pepe” Mujica, morto a 89 anni dopo una lunga battaglia contro il cancro all’esofago.
Ha chiuso gli occhi mettendo fine a un’esistenza che lo ha reso uno dei simboli più amati della sinistra internazionale.
“Sono consapevole di appartenere a una generazione che se ne va, che si congeda. La lotta continua e deve sopravvivere”, aveva detto Mujica in uno dei suoi ultimi interventi pubblici.
Parole che oggi suonano come un’eredità morale per chi continuerà il suo cammino.
Dalla lotta armata alla guida del Paese
Nato a Montevideo il 20 maggio 1935, José Alberto Mujica Cordano si avvicina presto all’attivismo politico.
Negli anni Sessanta diventa membro del Movimento di Liberazione Nazionale – Tupamaros, la guerriglia di sinistra che si opponeva al governo uruguaiano.
Durante la dittatura militare, Mujica trascorre oltre dieci anni in carcere, spesso in condizioni estreme e di isolamento.
Eppure, nonostante la durezza della prigionia, ne esce senza odio, pronto a continuare a lottare per un futuro più giusto.
Un presidente diverso, vicino al popolo
Eletto presidente dell’Uruguay nel 2010, Mujica diventa subito un simbolo internazionale per il suo stile di vita austero e il suo modo di governare.
Vive in una modesta casa di campagna, si sposta su un vecchio Maggiolino del 1987 e dona il 90% del suo stipendio a organizzazioni che aiutano i più poveri.
La stampa mondiale lo celebra come “il presidente più povero del mondo”, ma per gli uruguaiani è semplicemente Pepe: autentico, coerente, profondamente umano.
Innovatore dei diritti civili
Durante il suo mandato, Mujica guida l’Uruguay in riforme sociali storiche.
Depenalizza l’aborto, legalizza i matrimoni omosessuali e, nel 2014, fa del suo Paese il primo al mondo a legalizzare la marijuana sotto controllo statale.
Una scelta coraggiosa, pensata per togliere potere e risorse ai narcotrafficanti, sottraendo al crimine un giro d’affari milionario.
Un’eredità che non muore
Alla notizia della sua morte, l’attuale presidente Yamandú Orsi, suo delfino politico, ha dichiarato: “Ci mancherai tanto, caro. Grazie per tutto ciò che ci hai dato e per il tuo profondo amore per il tuo popolo.”
Dall’America Latina e dal resto del mondo, si levano messaggi di cordoglio per un uomo che ha segnato un’epoca.
José “Pepe” Mujica lascia un vuoto immenso, ma anche una lezione eterna: quella di una politica fatta di umanità, coerenza e amore per il prossimo.
Un uomo, una leggenda della sinistra globale
L’Uruguay saluta con commozione José “Pepe” Mujica, morto a 89 anni dopo una lunga battaglia contro il cancro all’esofago.
Ha chiuso gli occhi mettendo fine a un’esistenza che lo ha reso uno dei simboli più amati della sinistra internazionale.
“Sono consapevole di appartenere a una generazione che se ne va, che si congeda. La lotta continua e deve sopravvivere”, aveva detto Mujica in uno dei suoi ultimi interventi pubblici.
Parole che oggi suonano come un’eredità morale per chi continuerà il suo cammino.
Dalla lotta armata alla guida del Paese
Nato a Montevideo il 20 maggio 1935, José Alberto Mujica Cordano si avvicina presto all’attivismo politico.
Negli anni Sessanta diventa membro del Movimento di Liberazione Nazionale – Tupamaros, la guerriglia di sinistra che si opponeva al governo uruguaiano.
Durante la dittatura militare, Mujica trascorre oltre dieci anni in carcere, spesso in condizioni estreme e di isolamento.
Eppure, nonostante la durezza della prigionia, ne esce senza odio, pronto a continuare a lottare per un futuro più giusto.
Un presidente diverso, vicino al popolo
Eletto presidente dell’Uruguay nel 2010, Mujica diventa subito un simbolo internazionale per il suo stile di vita austero e il suo modo di governare.
Vive in una modesta casa di campagna, si sposta su un vecchio Maggiolino del 1987 e dona il 90% del suo stipendio a organizzazioni che aiutano i più poveri.
La stampa mondiale lo celebra come “il presidente più povero del mondo”, ma per gli uruguaiani è semplicemente Pepe: autentico, coerente, profondamente umano.
Innovatore dei diritti civili
Durante il suo mandato, Mujica guida l’Uruguay in riforme sociali storiche.
Depenalizza l’aborto, legalizza i matrimoni omosessuali e, nel 2014, fa del suo Paese il primo al mondo a legalizzare la marijuana sotto controllo statale.
Una scelta coraggiosa, pensata per togliere potere e risorse ai narcotrafficanti, sottraendo al crimine un giro d’affari milionario.
Un’eredità che non muore
Alla notizia della sua morte, l’attuale presidente Yamandú Orsi, suo delfino politico, ha dichiarato: “Ci mancherai tanto, caro. Grazie per tutto ciò che ci hai dato e per il tuo profondo amore per il tuo popolo.”
Dall’America Latina e dal resto del mondo, si levano messaggi di cordoglio per un uomo che ha segnato un’epoca.
José “Pepe” Mujica lascia un vuoto immenso, ma anche una lezione eterna: quella di una politica fatta di umanità, coerenza e amore per il prossimo.