L’ultimo comizio di Enrico Berlinguer.

11 Giugno 2025 - 12:30--In memoria--

L’ultimo comizio. Nel giorno dell’anniversario della morte di Enrico Berlinguer, TGFuneral24 dedica un omaggio speciale allo statista e segretario del Partito Comunista Italiano
Un estratto dal libro In auto con Berlinguer, scritto del suo autista Alberto Menichelli, rievoca con intensità gli ultimi momenti pubblici del leader.

È il 7 giugno 1984.

Di mattina era prevista da Genova la partenza per Padova dove giungemmo all’ora di pranzo.

Berlinguer non mangiava, era stanco e aveva bisogno di riposare.

Lo accompagnai in camera e mi chiese di chiamarlo alle 16 perché prima del comizio aveva un’intervista.

Alle 16 ero nell’atrio dell’albergo, salii a svegliare Berlinguer.

Ma lui in camera non c’era, un po’ sorpreso lo andai a cercare, lo vidi rientrare tutto felice e soddisfatto e mi disse: “Hai visto? Ti ho buggerato, ho fatto una bella passeggiata, ne avevo proprio bisogno e adesso mi prendo un bel caffè.”

Questo era Berlinguer tre ore prima del comizio.

Arrivammo nella piazza gremita di folla.

Aveva da poco smesso di piovere e faceva un po’ freddino.

L’ultimo comizio: una piazza piena d’amore e preoccupazione

Berlinguer, iniziò a parlare tra l’entusiasmo della folla, ma ad un certo punto un compagno preoccupatissimo ci disse: “Presto salite sul palco, Berlinguer sta male”.

Salimmo di corsa sul palco e Berlinguer veramente smozzicava le parole, saltava diverse parti del discorso e faceva lunghe pause.

La gente capì subito il suo disagio e lo implorava di smettere, ma lui, imperterrito, andava avanti, si vedeva che stava facendo uno sforzo tremendo.

Anche io e Tatò cercammo di fermarlo, ma lui quasi indispettito continuava: “Compagne e compagni seguite il lavoro strada per strada…”.

A questo punto il grido di tutta la piazza gli chiese di fermarsi, e una signora da sotto il palco gli urlò: “ENRICO SMETTI TI VOGLIAMO BENE”.

Berlinguer si girò verso di me sussurrandomi che aveva freddo.

Gli misi il mio impermeabile sulle spalle scendemmo dal palco per andare in albergo.

Le ultime ore in albergo e la tragica consapevolezza

Salimmo in camera, si stese sul letto e si tolse le scarpe. Aveva conati di vomito, diceva che era la reazione della cena di Genova.

Con me c’erano Tatò e un compagno medico che lo assisteva.

Berlinguer si assopì e io mi sentii sollevato. E pensai: “Meno male, ora si riposa e passa tutto”.

A questo punto il dottore chiamò l’ospedale spiegando che si trattava di un’urgenza, parlò di codice rosso e chiese immediatamente un’ambulanza.

Io un po’ preoccupato chiesi a Tatò: “Toni ma questo che fa?”.

Fu il medico a rispondermi: “Berlinguer è gravissimo, ho già allertato la sala operatoria, è in coma”.

Per dimostrarmelo prese uno spillo e lo punse sotto la pianta del piede senza ottenere alcuna reazione.

E in quel preciso momento realizzai che: “La cene di Genova” furono le ultime parole pronunciate da Berliguer.

La morte di un uomo giusto

Enrico Berlinguer muore pochi giorni dopo, l’11 giugno 1984.
Aveva 62 anni.
L’ultimo comizio fu il suo testamento morale, pronunciato con coraggio fino all’ultimo respiro.
Una prova d’amore per il suo popolo, per la politica, per l’Italia.
L’ultimo comizio ci restituisce l’immagine di un uomo integro, fedele a sé stesso e al suo impegno. Fino alla fine.

Laura Persico Pezzino

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Questo era Berlinguer tre ore prima del comizio.

Arrivammo nella piazza gremita di folla.

Aveva da poco smesso di piovere e faceva un po’ freddino.

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