Morta Mabel Bocchi, leggenda del basket italiano.

Mabel Bocchi, la ribelle del basket italiano

Il suo impatto nella pallacanestro è stato così profondo da rendere per anni il suo nome sinonimo stesso di basket femminile.
Nel corso degli anni Settanta diventa protagonista assoluta con il Geas Sesto San Giovanni, squadra leggendaria con cui conquista 8 scudetti in 9 stagioni e soprattutto la Coppa dei Campioni nel 1978, primo titolo continentale in assoluto ottenuto da una squadra femminile italiana in qualsiasi disciplina.
Un risultato storico che porta il basket “in rosa” sulla mappa dello sport nazionale.
Mabel chiude la carriera sportiva giovanissima, nel 1982, nemmeno trentenne, dopo un fugace passaggio a Torino e l’ultima esperienza a Milano.
Ma la sua vita era solo all’inizio.
Dalla pallacanestro alla televisione
Parallelamente al basket, Mabel Bocchi intraprende una seconda carriera altrettanto luminosa: quella da giornalista.
Si laurea prestissimo in Scienze Motorie, a soli 21 anni, diventa docente universitaria e approda in televisione.
È una delle prime figure femminili a condurre programmi sportivi di primo piano, arrivando fino alla celebre trasmissione Rai “La Domenica Sportiva”.
Una presenza forte, preparata, competente, capace di rivoluzionare il racconto dello sport da un punto di vista femminile, in un’epoca dominata quasi esclusivamente da giornalisti uomini.
L’attivismo e la lotta per le atlete
Mabel Bocchi ha sempre rivendicato il diritto delle donne a competere, a rappresentare, a lottare con pari dignità.
Icona femminile dello sport italiano, si definiva lei stessa “una ribelle”.
È stata tra le prime a denunciare:
- il gender gap sportivo
- i compensi ridotti
- la scarsità di tutela sanitaria
- la disparità di accesso a terapie e cure mediche per le atlete
Il suo impegno anticipatore resta oggi un’eredità preziosa.
Non a caso, con 113 presenze in Nazionale e il bronzo europeo del 1974, viene scelta come prima donna nella Italia Basket Hall of Fame: un riconoscimento storico.
Una vita sentimentale da romanzo
Alla passione per lo sport ha affiancato una vita affettiva intensa e spesso raccontata dai giornali.
Tra gli amori più noti: Renzo Bariviera, collega azzurro; i cestisti Francesco Anchisi e Leonardo Coen.
Nel 2005 sposa in Tunisia Ryadh Bousrih, conosciuto durante una vacanza, ma il matrimonio termina dopo una dozzina d’anni. Negli ultimi tempi Mabel viveva in Calabria, vicino alla sorella Ambra.
Mabel Bocchi si è spenta a 72 anni, stroncata da una malattia contro la quale ha combattuto fino all’ultimo.
La Federazione Italiana Pallacanestro ha disposto un minuto di silenzio in tutte le partite del weekend, invitando società e tifoserie a ricordare colei che per decenni ha fatto grande la pallacanestro femminile.
Mabel Bocchi è stata una pioniera che ha trasformato lo sport italiano e dato voce a generazioni di donne che dopo di lei hanno potuto giocare, lavorare e raccontare lo sport guardando più lontano.
Mabel Bocchi, la ribelle del basket italiano

Il suo impatto nella pallacanestro è stato così profondo da rendere per anni il suo nome sinonimo stesso di basket femminile.
Nel corso degli anni Settanta diventa protagonista assoluta con il Geas Sesto San Giovanni, squadra leggendaria con cui conquista 8 scudetti in 9 stagioni e soprattutto la Coppa dei Campioni nel 1978, primo titolo continentale in assoluto ottenuto da una squadra femminile italiana in qualsiasi disciplina.
Un risultato storico che porta il basket “in rosa” sulla mappa dello sport nazionale.
Mabel chiude la carriera sportiva giovanissima, nel 1982, nemmeno trentenne, dopo un fugace passaggio a Torino e l’ultima esperienza a Milano.
Ma la sua vita era solo all’inizio.
Dalla pallacanestro alla televisione
Parallelamente al basket, Mabel Bocchi intraprende una seconda carriera altrettanto luminosa: quella da giornalista.
Si laurea prestissimo in Scienze Motorie, a soli 21 anni, diventa docente universitaria e approda in televisione.
È una delle prime figure femminili a condurre programmi sportivi di primo piano, arrivando fino alla celebre trasmissione Rai “La Domenica Sportiva”.
Una presenza forte, preparata, competente, capace di rivoluzionare il racconto dello sport da un punto di vista femminile, in un’epoca dominata quasi esclusivamente da giornalisti uomini.
L’attivismo e la lotta per le atlete
Mabel Bocchi ha sempre rivendicato il diritto delle donne a competere, a rappresentare, a lottare con pari dignità.
Icona femminile dello sport italiano, si definiva lei stessa “una ribelle”.
È stata tra le prime a denunciare:
- il gender gap sportivo
- i compensi ridotti
- la scarsità di tutela sanitaria
- la disparità di accesso a terapie e cure mediche per le atlete
Il suo impegno anticipatore resta oggi un’eredità preziosa.
Non a caso, con 113 presenze in Nazionale e il bronzo europeo del 1974, viene scelta come prima donna nella Italia Basket Hall of Fame: un riconoscimento storico.
Una vita sentimentale da romanzo
Alla passione per lo sport ha affiancato una vita affettiva intensa e spesso raccontata dai giornali.
Tra gli amori più noti: Renzo Bariviera, collega azzurro; i cestisti Francesco Anchisi e Leonardo Coen.
Nel 2005 sposa in Tunisia Ryadh Bousrih, conosciuto durante una vacanza, ma il matrimonio termina dopo una dozzina d’anni. Negli ultimi tempi Mabel viveva in Calabria, vicino alla sorella Ambra.
Mabel Bocchi si è spenta a 72 anni, stroncata da una malattia contro la quale ha combattuto fino all’ultimo.
La Federazione Italiana Pallacanestro ha disposto un minuto di silenzio in tutte le partite del weekend, invitando società e tifoserie a ricordare colei che per decenni ha fatto grande la pallacanestro femminile.
Mabel Bocchi è stata una pioniera che ha trasformato lo sport italiano e dato voce a generazioni di donne che dopo di lei hanno potuto giocare, lavorare e raccontare lo sport guardando più lontano.


















































































