Stefano Benni. Lapide per un giocatore di videogame.

Epitaffi d’Autore, l’ultima parola prima della parola “fine”.
Alcuni se ne vanno in punta di piedi, altri improvvisamente, quasi con un “colpo di teatro”.
In questa rubrica, che abbiamo chiamato Epitaffi d’Autore, vogliamo dare “l’ultima parola” a coloro, noti e meno noti, che hanno saputo lasciare il segno… con una sola frase.
Epitaffi che fanno pensare e persino sorridere.
Perché anche la fine, se scritta bene, merita un applauso.
Stefano Benni, scrittore e inventore di mondi
Stefano Benni è stato uno dei narratori più originali della letteratura italiana contemporanea.
Nato a Bologna nel 1947, si è fatto conoscere come scrittore, giornalista, drammaturgo e poeta capace di mescolare satira, fantasia e critica sociale.
Le sue opere, tradotte in molte lingue, hanno conquistato un pubblico vasto grazie a uno stile vivace, ironico e sempre sorprendente.
Attraverso romanzi, racconti e poesie, Benni ha saputo raccontare la società italiana con uno sguardo visionario e spesso beffardo, capace di fondere cultura pop e riflessione politica.
Guerre Stellari
(lapide per un giocatore di videogame)
Uccise tremila
astronavi spaziali
poi fu ammazzato
da una lambretta sui viali.
Un epitaffio tra gioco e destino
In questi versi brevi, l’umorismo di Benni si intreccia con la fragilità della vita.
Un giocatore trionfa in battaglie interstellari, eliminando migliaia di nemici virtuali.
Eppure il suo destino si compie in modo grottesco e banale: una caduta su una strada cittadina.
La sproporzione tra le imprese eroiche del videogioco e la morte accidentale diventa il cuore dell’ironia.
Benni gioca con il contrasto tra immaginazione e realtà, tra gloria illusoria e quotidianità disarmante.
Il segno dell’autore
Questo epitaffio riflette bene lo stile dell’autore, che spesso mescola registri alti e bassi, epico e comico, per raccontare l’assurdità dell’esistenza.
C’è una vena poetica nella capacità di trasformare un dettaglio marginale in simbolo universale.
La “lambretta sui viali” diventa l’immagine del caso che irrompe, spazzando via l’eroismo e riportando l’uomo alla sua vulnerabilità.
Attraverso l’ironia, Benni suggerisce che nessuna conquista virtuale o terrena può sottrarci al destino.
Una lapide che fa sorridere
Il tono parodico non cancella la profondità del messaggio.
Benni mostra come la morte possa essere raccontata con leggerezza senza privarla di senso.
La sua lapide immaginaria diventa una riflessione sul confine tra gioco e vita, tra l’illusione di onnipotenza e la verità dell’imprevisto.
Un epitaffio che diverte e allo stesso tempo invita a guardare l’esistenza con disincanto.
Epitaffi d’Autore, l’ultima parola prima della parola “fine”.
Alcuni se ne vanno in punta di piedi, altri improvvisamente, quasi con un “colpo di teatro”.
In questa rubrica, che abbiamo chiamato Epitaffi d’Autore, vogliamo dare “l’ultima parola” a coloro, noti e meno noti, che hanno saputo lasciare il segno… con una sola frase.
Epitaffi che fanno pensare e persino sorridere.
Perché anche la fine, se scritta bene, merita un applauso.
Stefano Benni, scrittore e inventore di mondi
Stefano Benni è stato uno dei narratori più originali della letteratura italiana contemporanea.
Nato a Bologna nel 1947, si è fatto conoscere come scrittore, giornalista, drammaturgo e poeta capace di mescolare satira, fantasia e critica sociale.
Le sue opere, tradotte in molte lingue, hanno conquistato un pubblico vasto grazie a uno stile vivace, ironico e sempre sorprendente.
Attraverso romanzi, racconti e poesie, Benni ha saputo raccontare la società italiana con uno sguardo visionario e spesso beffardo, capace di fondere cultura pop e riflessione politica.
Guerre Stellari
(lapide per un giocatore di videogame)
Uccise tremila
astronavi spaziali
poi fu ammazzato
da una lambretta sui viali.
Un epitaffio tra gioco e destino
In questi versi brevi, l’umorismo di Benni si intreccia con la fragilità della vita.
Un giocatore trionfa in battaglie interstellari, eliminando migliaia di nemici virtuali.
Eppure il suo destino si compie in modo grottesco e banale: una caduta su una strada cittadina.
La sproporzione tra le imprese eroiche del videogioco e la morte accidentale diventa il cuore dell’ironia.
Benni gioca con il contrasto tra immaginazione e realtà, tra gloria illusoria e quotidianità disarmante.
Il segno dell’autore
Questo epitaffio riflette bene lo stile dell’autore, che spesso mescola registri alti e bassi, epico e comico, per raccontare l’assurdità dell’esistenza.
C’è una vena poetica nella capacità di trasformare un dettaglio marginale in simbolo universale.
La “lambretta sui viali” diventa l’immagine del caso che irrompe, spazzando via l’eroismo e riportando l’uomo alla sua vulnerabilità.
Attraverso l’ironia, Benni suggerisce che nessuna conquista virtuale o terrena può sottrarci al destino.
Una lapide che fa sorridere
Il tono parodico non cancella la profondità del messaggio.
Benni mostra come la morte possa essere raccontata con leggerezza senza privarla di senso.
La sua lapide immaginaria diventa una riflessione sul confine tra gioco e vita, tra l’illusione di onnipotenza e la verità dell’imprevisto.
Un epitaffio che diverte e allo stesso tempo invita a guardare l’esistenza con disincanto.


















































































