1° luglio 2004. Addio a Marlon Brando, il mito del cinema mondiale, da Il Padrino a Ultimo tango a Parigi.

Il 1° luglio 2004, Marlon Brando muore a Los Angeles.
Aveva 80 anni.
Da tempo la sua salute lo costringe a ritirarsi, ma il suo volto rimane impresso nella storia del cinema. Brando non si limita a interpretare ruoli; li vive intensamente.
Con il corpo, con la voce e con lo sguardo, riesce a lasciare un’impronta unica in ogni film.
Che sia il motociclista ribelle de Il selvaggio, lo Stanley Kowalski di Un tram che si chiama Desiderio, o il controverso protagonista di Ultimo tango a Parigi, Brando sposta i confini della recitazione.
E poi, naturalmente, c’è Il Padrino: la sua interpretazione di Don Vito Corleone è entrata nella leggenda.
Marlon Brando, tra ribellione e genio
Nasce a Omaha, in Nebraska, nel 1924.
Cresce in una famiglia instabile, tra silenzi e inquietudini.
A New York frequenta l’Actors Studio e diventa uno dei volti simbolo del metodo Stanislavskij.
Per lui, l’arte dell’attore è un viaggio verso la verità: senza filtri e senza compromessi.
Con Un tram che si chiama Desiderio inaugura un nuovo modo di stare in scena: crudo, vulnerabile, sensuale.
Hollywood si accorge che qualcosa sta cambiando.
Negli anni Settanta, dopo momenti difficili, torna più grande di prima.
Il Padrino (1972) lo riporta al centro dell’attenzione..
Poi Ultimo tango a Parigi, con la regia di Bertolucci, scandalizza e commuove.
Infine Apocalypse Now, dove la sua presenza altera l’equilibrio stesso della pellicola.
Ogni volta, Brando è sfida, eccesso, rivoluzione.
La morte discreta di una leggenda
Il 1° luglio 2004, Marlon Brando muore a causa di una insufficienza respiratoria.
Non ci sono stati funerali pubblici né addii spettacolari.
Rimane solo il ricordo di una vita vissuta come un grande ruolo da interpretare con passione e empatia.
Ma basta una scena, un’inquadratura, un sussurro della sua voce per sentirlo ancora qui, nel mito.
Il 1° luglio 2004, Marlon Brando muore a Los Angeles.
Aveva 80 anni.
Da tempo la sua salute lo costringe a ritirarsi, ma il suo volto rimane impresso nella storia del cinema. Brando non si limita a interpretare ruoli; li vive intensamente.
Con il corpo, con la voce e con lo sguardo, riesce a lasciare un’impronta unica in ogni film.
Che sia il motociclista ribelle de Il selvaggio, lo Stanley Kowalski di Un tram che si chiama Desiderio, o il controverso protagonista di Ultimo tango a Parigi, Brando sposta i confini della recitazione.
E poi, naturalmente, c’è Il Padrino: la sua interpretazione di Don Vito Corleone è entrata nella leggenda.
Marlon Brando, tra ribellione e genio
Nasce a Omaha, in Nebraska, nel 1924.
Cresce in una famiglia instabile, tra silenzi e inquietudini.
A New York frequenta l’Actors Studio e diventa uno dei volti simbolo del metodo Stanislavskij.
Per lui, l’arte dell’attore è un viaggio verso la verità: senza filtri e senza compromessi.
Con Un tram che si chiama Desiderio inaugura un nuovo modo di stare in scena: crudo, vulnerabile, sensuale.
Hollywood si accorge che qualcosa sta cambiando.
Negli anni Settanta, dopo momenti difficili, torna più grande di prima.
Il Padrino (1972) lo riporta al centro dell’attenzione..
Poi Ultimo tango a Parigi, con la regia di Bertolucci, scandalizza e commuove.
Infine Apocalypse Now, dove la sua presenza altera l’equilibrio stesso della pellicola.
Ogni volta, Brando è sfida, eccesso, rivoluzione.
La morte discreta di una leggenda
Il 1° luglio 2004, Marlon Brando muore a causa di una insufficienza respiratoria.
Non ci sono stati funerali pubblici né addii spettacolari.
Rimane solo il ricordo di una vita vissuta come un grande ruolo da interpretare con passione e empatia.
Ma basta una scena, un’inquadratura, un sussurro della sua voce per sentirlo ancora qui, nel mito.