1° novembre 2016. Muore Tina Anselmi, partigiana e riformatrice.

Dalla Resistenza alla Repubblica
Tina Anselmi nasce il 25 marzo 1927 a Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso.
Durante l’occupazione nazifascista, assiste a una tragica impiccagione pubblica e quella scena segna per sempre la sua coscienza.
Da allora entra nella Resistenza con il nome di battaglia “Gabriella”, diventando staffetta partigiana nel gruppo Brigata Cesare Battisti.
Con la Liberazione, sceglie di dedicarsi alla ricostruzione del Paese, credendo nella politica come servizio e nella democrazia come bene comune.
L’impegno politico e le riforme
Negli anni Cinquanta entra nella Democrazia Cristiana e si impegna nelle organizzazioni femminili e sindacali.
Elezione dopo elezione, la sua figura cresce fino a portarla alla Camera dei Deputati nel 1968, dove si distingue per competenza e sobrietà.
Nel 1976, con la nomina a ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale, diventa la prima donna ministro della Repubblica Italiana.
Sotto la sua guida nascono importanti riforme, tra cui la legge sulle pari opportunità nel lavoro e il rafforzamento del sistema pensionistico.
Nel 1978 le viene affidata la presidenza della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia massonica P2, ruolo che affronta con
rigore e senso dello Stato.
Anselmi incarna un’idea di politica pulita, attenta ai diritti sociali e al rispetto delle istituzioni.
L’eredità morale e la morte
Tina Anselmi vive gli ultimi anni lontana dai riflettori, nella sua Castelfranco Veneto, dove muore il 1° novembre 2016, a 89 anni.
I funerali si svolgono nella chiesa di San Liberale, alla presenza di autorità civili e militari, ma soprattutto di tanti cittadini comuni.
La sua bara, semplice e coperta dal tricolore, diventa simbolo di una vita spesa per il bene collettivo.
Dalla Resistenza alla Repubblica
Tina Anselmi nasce il 25 marzo 1927 a Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso.
Durante l’occupazione nazifascista, assiste a una tragica impiccagione pubblica e quella scena segna per sempre la sua coscienza.
Da allora entra nella Resistenza con il nome di battaglia “Gabriella”, diventando staffetta partigiana nel gruppo Brigata Cesare Battisti.
Con la Liberazione, sceglie di dedicarsi alla ricostruzione del Paese, credendo nella politica come servizio e nella democrazia come bene comune.
L’impegno politico e le riforme
Negli anni Cinquanta entra nella Democrazia Cristiana e si impegna nelle organizzazioni femminili e sindacali.
Elezione dopo elezione, la sua figura cresce fino a portarla alla Camera dei Deputati nel 1968, dove si distingue per competenza e sobrietà.
Nel 1976, con la nomina a ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale, diventa la prima donna ministro della Repubblica Italiana.
Sotto la sua guida nascono importanti riforme, tra cui la legge sulle pari opportunità nel lavoro e il rafforzamento del sistema pensionistico.
Nel 1978 le viene affidata la presidenza della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia massonica P2, ruolo che affronta con
rigore e senso dello Stato.
Anselmi incarna un’idea di politica pulita, attenta ai diritti sociali e al rispetto delle istituzioni.
L’eredità morale e la morte
Tina Anselmi vive gli ultimi anni lontana dai riflettori, nella sua Castelfranco Veneto, dove muore il 1° novembre 2016, a 89 anni.
I funerali si svolgono nella chiesa di San Liberale, alla presenza di autorità civili e militari, ma soprattutto di tanti cittadini comuni.
La sua bara, semplice e coperta dal tricolore, diventa simbolo di una vita spesa per il bene collettivo.

















































































