10 giugno 1836. Muore André‑Marie Ampère, il padre dell’elettromagnetismo.

André‑Marie Ampère nasce il 20 gennaio 1775 a Lione, in Francia, in una famiglia colta e benestante.
Fin da piccolo dimostra un’intelligenza straordinaria: studia da autodidatta dai testi di Buffon e dell’Enciclopedia, senza frequentare scuole superiori, e padroneggia il latino e la matematica.
Cresce in un ambiente illuminato dalle idee della Rivoluzione francese, anche se tragicamente perde il padre, giustiziato nel 1793.
Nonostante il lutto, Ampère continua a coltivare una curiosa passione per la scienza, la filosofia e la poesia.
L’alba dell’elettrodinamica
Dopo un periodo come insegnante, approda all’École polytechnique e al Collège de France, diventando professore di fisica e matematica.
Nel 1820, quando Ørsted scopre che la corrente elettrica crea un campo magnetico, Ampère coglie subito il segno del destino.
Sviluppa la legge che porta il suo nome: due fili percorsi da corrente si attraggono o si respingono a seconda del verso del passaggio di corrente.
Pubblica nel 1827 il suo trattato Mémoire sur la théorie mathématique des phénomènes électrodynamiques, ponendo le basi dell’elettrodinamica
Conia inoltre il termine “solenoide” e introduce il concetto di “molecola elettrica”, precursore dei moderni studi sull’elettrone.
André‑Marie Ampère, un uomo di scienza e di cuore
Ampère non è soltanto un teorico.
Si interessa di chimica, botanica e filosofia.
Scrive anche saggi sulla probabilità e sulla classificazione delle scienze.
Mantiene un forte legame con la fede cattolica, riflettendo spesso sul rapporto tra dubbio, religione e scienza
Il suo carattere curioso e lieve lo rende un protagonista della scena culturale europea: entra a far parte dell’Accademia delle Scienze e persino i suoi modi distratti diventano celebri tra gli studenti.
L’ultimo addio
Il 10 giugno 1836, André‑Marie Ampère muore a Marsiglia, durante un viaggio come ispettore generale dell’istruzione.
Ha 61 anni.
Viene sepolto inizialmente a Marsiglia.
Nel 1864 le sue spoglie sono trasferite a Parigi, nel cimitero di Montmartre, accanto a quelle del figlio
Jean‑Jacques Antoin.
Ampère lascia un’impronta indelebile: l’unità di misura della corrente prende il suo nome, l’“ampere”.
Tra le città, i premi, la stazione del metrò di Lione e persino un asteroide, la sua memoria resta viva.
La casa dove ha trascorso l’adolescenza oggi è il Museo Ampère, riconosciuto Sito storico europeo della fisica.
André‑Marie Ampère nasce il 20 gennaio 1775 a Lione, in Francia, in una famiglia colta e benestante.
Fin da piccolo dimostra un’intelligenza straordinaria: studia da autodidatta dai testi di Buffon e dell’Enciclopedia, senza frequentare scuole superiori, e padroneggia il latino e la matematica.
Cresce in un ambiente illuminato dalle idee della Rivoluzione francese, anche se tragicamente perde il padre, giustiziato nel 1793.
Nonostante il lutto, Ampère continua a coltivare una curiosa passione per la scienza, la filosofia e la poesia.
L’alba dell’elettrodinamica
Dopo un periodo come insegnante, approda all’École polytechnique e al Collège de France, diventando professore di fisica e matematica.
Nel 1820, quando Ørsted scopre che la corrente elettrica crea un campo magnetico, Ampère coglie subito il segno del destino.
Sviluppa la legge che porta il suo nome: due fili percorsi da corrente si attraggono o si respingono a seconda del verso del passaggio di corrente.
Pubblica nel 1827 il suo trattato Mémoire sur la théorie mathématique des phénomènes électrodynamiques, ponendo le basi dell’elettrodinamica
Conia inoltre il termine “solenoide” e introduce il concetto di “molecola elettrica”, precursore dei moderni studi sull’elettrone.
André‑Marie Ampère, un uomo di scienza e di cuore
Ampère non è soltanto un teorico.
Si interessa di chimica, botanica e filosofia.
Scrive anche saggi sulla probabilità e sulla classificazione delle scienze.
Mantiene un forte legame con la fede cattolica, riflettendo spesso sul rapporto tra dubbio, religione e scienza
Il suo carattere curioso e lieve lo rende un protagonista della scena culturale europea: entra a far parte dell’Accademia delle Scienze e persino i suoi modi distratti diventano celebri tra gli studenti.
L’ultimo addio
Il 10 giugno 1836, André‑Marie Ampère muore a Marsiglia, durante un viaggio come ispettore generale dell’istruzione.
Ha 61 anni.
Viene sepolto inizialmente a Marsiglia.
Nel 1864 le sue spoglie sono trasferite a Parigi, nel cimitero di Montmartre, accanto a quelle del figlio
Jean‑Jacques Antoin.
Ampère lascia un’impronta indelebile: l’unità di misura della corrente prende il suo nome, l’“ampere”.
Tra le città, i premi, la stazione del metrò di Lione e persino un asteroide, la sua memoria resta viva.
La casa dove ha trascorso l’adolescenza oggi è il Museo Ampère, riconosciuto Sito storico europeo della fisica.