13 maggio 1988. Muore Chet Baker, il jazzista che trasformò il dolore in musica.

Chet Baker nasce il 23 dicembre 1929 a Yale, nell’Oklahoma, in una famiglia dove la musica è di casa.
Il padre suona la chitarra, la madre è una ex pianista, e la musica diventa ben presto parte del suo quotidiano.
Quando la famiglia si trasferisce a Glendale, in California, il giovane Baker inizia a studiare musica alla Glendale Junior High School.
A sedici anni lascia la scuola per arruolarsi nell’esercito, esperienza che lo porta a suonare nella banda militare a Berlino.
Appena torna alla vita civile, la sua carriera decolla rapidamente.
Il suo stile morbido e lirico conquista la scena della West Coast, differenziandosi dal bebop frenetico di New York.
Con brani come My Funny Valentine, Chet Baker imprime una nuova direzione al jazz, fatta di emozioni sussurrate e malinconie dolcissime.
Chet Baker, voce e anima del cool jazz
Negli anni Cinquanta, Baker diventa un’icona.
Non solo per la sua tromba, ma anche per la sua voce, fragile e intensa, capace di cantare il dolore con una sincerità disarmante.
La sua immagine di bellezza ribelle e tormentata conquista il pubblico, trasformandolo in una figura di culto.
Collabora con grandi nomi come Charlie Parker e Gerry Mulligan, lasciando un segno indelebile nella storia della musica.
Ma accanto al successo, iniziano anche i problemi: dipendenze, arresti, cadute personali che accompagnano la sua parabola artistica come un’ombra costante.
L’ultimo addio a un’anima irrequieta
La vita di Chet Baker si spezza il 13 maggio 1988 ad Amsterdam.
Muore precipitando dalla finestra della sua stanza d’albergo, in circostanze mai del tutto chiarite.
Viene sepolto all’Inglewood Park Cemetery di Los Angeles, lontano dai palcoscenici che avevano nutrito la sua leggenda.
Ma il suono della sua tromba, lieve e vulnerabile, continua a vibrare nell’aria, come una promessa sospesa che nessuna caduta può cancellare.
Ascolta il genio musicale di Chat Baker nella splendida e fascinante esecuzione di But not for me
LPP
Chet Baker nasce il 23 dicembre 1929 a Yale, nell’Oklahoma, in una famiglia dove la musica è di casa.
Il padre suona la chitarra, la madre è una ex pianista, e la musica diventa ben presto parte del suo quotidiano.
Quando la famiglia si trasferisce a Glendale, in California, il giovane Baker inizia a studiare musica alla Glendale Junior High School.
A sedici anni lascia la scuola per arruolarsi nell’esercito, esperienza che lo porta a suonare nella banda militare a Berlino.
Appena torna alla vita civile, la sua carriera decolla rapidamente.
Il suo stile morbido e lirico conquista la scena della West Coast, differenziandosi dal bebop frenetico di New York.
Con brani come My Funny Valentine, Chet Baker imprime una nuova direzione al jazz, fatta di emozioni sussurrate e malinconie dolcissime.
Chet Baker, voce e anima del cool jazz
Negli anni Cinquanta, Baker diventa un’icona.
Non solo per la sua tromba, ma anche per la sua voce, fragile e intensa, capace di cantare il dolore con una sincerità disarmante.
La sua immagine di bellezza ribelle e tormentata conquista il pubblico, trasformandolo in una figura di culto.
Collabora con grandi nomi come Charlie Parker e Gerry Mulligan, lasciando un segno indelebile nella storia della musica.
Ma accanto al successo, iniziano anche i problemi: dipendenze, arresti, cadute personali che accompagnano la sua parabola artistica come un’ombra costante.
L’ultimo addio a un’anima irrequieta
La vita di Chet Baker si spezza il 13 maggio 1988 ad Amsterdam.
Muore precipitando dalla finestra della sua stanza d’albergo, in circostanze mai del tutto chiarite.
Viene sepolto all’Inglewood Park Cemetery di Los Angeles, lontano dai palcoscenici che avevano nutrito la sua leggenda.
Ma il suono della sua tromba, lieve e vulnerabile, continua a vibrare nell’aria, come una promessa sospesa che nessuna caduta può cancellare.
Ascolta il genio musicale di Chat Baker nella splendida e fascinante esecuzione di But not for me
LPP