14 giugno 1968. Salvatore Quasimodo, il poeta dell’ermetismo.

Salvatore Quasimodo si spegne il 14 giugno 1968 a Napoli, dopo essere stato colpito da un ictus mentre si trovava ad Amalfi.
Tra i grandi protagonisti della poesia italiana del Novecento, insignito del Nobel nel 1959 grazie a una poetica che fonde passione e rigore classico.
Salvatore Quasimodo nasce a Modica, in provincia di Ragusa il 20 agosto 1901 e trascorre gli anni dell’infanzia in piccoli paesi della Sicilia seguendo il padre Gaetano, capostazione delle Ferrovie dello Stato. Dopo il tremendo terremoto del 1908 si trasferisce a Messina dove il padre è chiamato per riorganizzare la locale stazione: inizialmente sono i vagoni ferroviari la loro dimora, come accaduto per molti altri superstiti.
Questa esperienza di dolore tragica e precoce lascerà un profondo segno nell’animo del poeta.
Salvatore Quasimodo compie gli studi fino al conseguimento del diploma nel 1919 presso l’Istituto Tecnico “A. M. Jaci”, sezione fisico-matematica. A quel’epoca risale un evento di fondamentale importanza per la sua formazione umana e artistica: l’inizio del sodalizio con Salvatore Pugliatti e Giorgio La Pira, che durerà poi tutta la vita.
Dalla Sicilia al Nobel: un percorso lirico e civile
La prima raccolta, pubblicata nel 1930, celebra la Sicilia con versi dove il mito e la memoria evocano un sentirsi “esiliati” dalla propria terra.
Con opere come Oboe sommerso (1932) e Ed è subito sera (1942), la sua poesia evolve, passando da forme più criptiche a un linguaggio più aperto e umano.
Dopo la guerra, la sua voce si fa più diretta: nelle raccolte del dopoguerra emerge un poeta che denuncia, riflette e condivide la sofferenza collettiva.
Nel 1959 riceve il Premio Nobel “per la sua poesia lirica, che con fuoco classico esprime l’esperienza tragica della vita dei nostri tempi”.
Salvatore Quasimodo, traduttore raffinato e figura pubblica
Salvatore Quasimodo è anche traduttore di classici greci e latini: traduce lirici greci, Catullo, Omero, Sofocle, con eleganza e rigore.
Inoltre, accetta ruoli pubblici, come quello di professore presso il Conservatorio “Verdi” di Milano e come esponente della massoneria.
Negli ultimi anni tiene conferenze e letture pubbliche in Europa e in America, diffondendo la sua poetica e la sua visione civile.
L’ultimo canto e un saluto nel Monumentale
Salvatore Quasimodo muore a Napoli, dove si trovava per un impegno pubblico, e viene sepolto nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano.
Il suo archivio è conservato presso l’Università di Pavia.
Salvatore Quasimodo si spegne il 14 giugno 1968 a Napoli, dopo essere stato colpito da un ictus mentre si trovava ad Amalfi.
Tra i grandi protagonisti della poesia italiana del Novecento, insignito del Nobel nel 1959 grazie a una poetica che fonde passione e rigore classico.
Salvatore Quasimodo nasce a Modica, in provincia di Ragusa il 20 agosto 1901 e trascorre gli anni dell’infanzia in piccoli paesi della Sicilia seguendo il padre Gaetano, capostazione delle Ferrovie dello Stato. Dopo il tremendo terremoto del 1908 si trasferisce a Messina dove il padre è chiamato per riorganizzare la locale stazione: inizialmente sono i vagoni ferroviari la loro dimora, come accaduto per molti altri superstiti.
Questa esperienza di dolore tragica e precoce lascerà un profondo segno nell’animo del poeta.
Salvatore Quasimodo compie gli studi fino al conseguimento del diploma nel 1919 presso l’Istituto Tecnico “A. M. Jaci”, sezione fisico-matematica. A quel’epoca risale un evento di fondamentale importanza per la sua formazione umana e artistica: l’inizio del sodalizio con Salvatore Pugliatti e Giorgio La Pira, che durerà poi tutta la vita.
Dalla Sicilia al Nobel: un percorso lirico e civile
La prima raccolta, pubblicata nel 1930, celebra la Sicilia con versi dove il mito e la memoria evocano un sentirsi “esiliati” dalla propria terra.
Con opere come Oboe sommerso (1932) e Ed è subito sera (1942), la sua poesia evolve, passando da forme più criptiche a un linguaggio più aperto e umano.
Dopo la guerra, la sua voce si fa più diretta: nelle raccolte del dopoguerra emerge un poeta che denuncia, riflette e condivide la sofferenza collettiva.
Nel 1959 riceve il Premio Nobel “per la sua poesia lirica, che con fuoco classico esprime l’esperienza tragica della vita dei nostri tempi”.
Salvatore Quasimodo, traduttore raffinato e figura pubblica
Salvatore Quasimodo è anche traduttore di classici greci e latini: traduce lirici greci, Catullo, Omero, Sofocle, con eleganza e rigore.
Inoltre, accetta ruoli pubblici, come quello di professore presso il Conservatorio “Verdi” di Milano e come esponente della massoneria.
Negli ultimi anni tiene conferenze e letture pubbliche in Europa e in America, diffondendo la sua poetica e la sua visione civile.
L’ultimo canto e un saluto nel Monumentale
Salvatore Quasimodo muore a Napoli, dove si trovava per un impegno pubblico, e viene sepolto nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano.
Il suo archivio è conservato presso l’Università di Pavia.