15 giugno 1999. Muore Fausto Papetti, il musicista che reinterpretò il pop con il suo sax.

Fausto Papetti nasce a Viggiù, in provincia di Varese, il 28 gennaio 1923.
Fin da giovane si innamora della musica e inizia a suonare il sax contralto.
Nel dopoguerra si trasferisce a Milano, dove inizia a collaborare con orchestre jazz e a sperimentare arrangiamenti capaci di fondere ritmo, melodia e sentimento.
Fausto Papetti, il re degli anni Sessanta
Negli anni Sessanta, Papetti trova la formula perfetta: prende i grandi successi del pop internazionale e li reinterpreta con il suo sax, in versioni morbide, eleganti, a tratti malinconiche.
Ogni brano diventa un racconto senza parole, capace di evocare immagini, desideri, nostalgia.
Il pubblico si innamora del suo stile.
Le sue raccolte annuali diventano un appuntamento fisso: “1a raccolta”, “2a raccolta”, e così via, con decine di volumi che vanno letteralmente a ruba.
È in Italia, ma anche in Sud America, che Fausto Papetti conquista il cuore degli ascoltatori.
Il suo successo è amplificato anche dalle copertine iconiche: donne bellissime, spesso discinte, diventano parte integrante delle grafiche.
Una scelta provocatoria per l’epoca, ma perfettamente coerente con l’atmosfera sensuale delle sue esecuzioni.
Fausto Papetti però non è solo marketing: è un musicista rigoroso, perfezionista, capace di rendere personale ogni interpretazione.
Un ultimo giro di sax
La bravura, e la notorietà che ne consegue, sono dimostrate dal fatto che Fausto Papetti diviene un vero e proprio capostipite di un genere musicale. Infatti, negli anni ’70 sono molti gli imitatori che ne seguono le orme, tra questi ci sono ad esempio Johnny Sax o Piergiorgio Farina.
Fausto Papetti muore il 15 giugno 1999 a 76 anni, nella quasi totale indifferenza del mondo della musica.
Riposa nel Cimitero di Ospedaletti (Imperia), dove ha vissuto per oltre 25 anni.
Con lui se ne va una stagione della musica leggera italiana, quella delle serate radiofoniche, dei juke-box, delle dediche romantiche.
Fausto Papetti nasce a Viggiù, in provincia di Varese, il 28 gennaio 1923.
Fin da giovane si innamora della musica e inizia a suonare il sax contralto.
Nel dopoguerra si trasferisce a Milano, dove inizia a collaborare con orchestre jazz e a sperimentare arrangiamenti capaci di fondere ritmo, melodia e sentimento.
Fausto Papetti, il re degli anni Sessanta
Negli anni Sessanta, Papetti trova la formula perfetta: prende i grandi successi del pop internazionale e li reinterpreta con il suo sax, in versioni morbide, eleganti, a tratti malinconiche.
Ogni brano diventa un racconto senza parole, capace di evocare immagini, desideri, nostalgia.
Il pubblico si innamora del suo stile.
Le sue raccolte annuali diventano un appuntamento fisso: “1a raccolta”, “2a raccolta”, e così via, con decine di volumi che vanno letteralmente a ruba.
È in Italia, ma anche in Sud America, che Fausto Papetti conquista il cuore degli ascoltatori.
Il suo successo è amplificato anche dalle copertine iconiche: donne bellissime, spesso discinte, diventano parte integrante delle grafiche.
Una scelta provocatoria per l’epoca, ma perfettamente coerente con l’atmosfera sensuale delle sue esecuzioni.
Fausto Papetti però non è solo marketing: è un musicista rigoroso, perfezionista, capace di rendere personale ogni interpretazione.
Un ultimo giro di sax
La bravura, e la notorietà che ne consegue, sono dimostrate dal fatto che Fausto Papetti diviene un vero e proprio capostipite di un genere musicale. Infatti, negli anni ’70 sono molti gli imitatori che ne seguono le orme, tra questi ci sono ad esempio Johnny Sax o Piergiorgio Farina.
Fausto Papetti muore il 15 giugno 1999 a 76 anni, nella quasi totale indifferenza del mondo della musica.
Riposa nel Cimitero di Ospedaletti (Imperia), dove ha vissuto per oltre 25 anni.
Con lui se ne va una stagione della musica leggera italiana, quella delle serate radiofoniche, dei juke-box, delle dediche romantiche.