18 giugno 2010. Muore José Saramago, autore di “Cecità” e premio Nobel per la letteratura.

José Saramago nasce ad Azinhaga, un piccolo paese del Portogallo, l’ultimo giorno del 1922.
Figlio di contadini, cresce in un ambiente povero e lontano dalle istituzioni culturali.
Ma la parola scritta diventa presto la sua casa, il suo rifugio, la sua arma.
Per vivere fa l’operaio, il meccanico, il correttore di bozze.
Solo più tardi riesce a dedicarsi alla scrittura in modo continuativo, trovando nella parola il suo vero strumento di indagine.
José Saramago, letteratura e coscienza
I romanzi di José Saramago non seguono le regole.
Il suo stile è riconoscibile: frasi lunghe, punteggiatura ridotta, dialoghi fusi nella narrazione.
Ma dentro questa apparente confusione si nasconde una lucidità straordinaria.
Saramago racconta l’assurdo per svelare la realtà.
Nel Memoriale del convento, immagina la costruzione di un monastero per analizzare il rapporto tra potere, religione e popolo.
Con Il vangelo secondo Gesù Cristo, offre una rilettura provocatoria della figura di Cristo, attirando critiche e censura da parte del governo portoghese.
Ma è nel romanzo distopico “Cecità” che esprime al meglio la sua arte narrativa. Nelle sue parole prende forma la narrazione di una epidemia immaginaria che si trasforma in allegoria della fragilità umana e dell’egoismo sociale.
Le sue opere dividono, scuotono, ma non lasciano indifferenti.
L’esilio volontario e il Nobel meritato
Nel 1991 il governo portoghese, sotto pressione della Chiesa cattolica, censura il suo romanzo Il Vangelo secondo Gesù Cristo.
Per Saramago è un atto insopportabile.
Lascia il Portogallo e si trasferisce a Lanzarote, alle Canarie, insieme alla moglie Pilar del Río.
Da lì continua a scrivere, osservare, protestare.
Nel 1998 arriva il riconoscimento più alto: il premio Nobel per la Letteratura.
La motivazione parla di “immaginazione, compassione e ironia” – ma chi legge Saramago sa che in lui c’è anche molto coraggio.
L’addio a un maestro inquieto
José Saramago muore il 18 giugno 2010 nella sua casa di Tías, nell’isola di Lanzarote, dove vive con la moglie Pilar del Río.
Aveva scelto quell’isola vulcanica come rifugio e laboratorio di pensiero.
Un anno dopo, le sue ceneri vengono deposte davanti alla Casa dos Bicos, sede della Fundação a lui dedicata, nel cuore di Lisbona.
Accanto all’ulivo portato da Azinhaga, la terra che gli ha dato vita.
Sulla lapide si legge una frase tratta dal suo Memoriale del Convento: “Mas não subiu para as estrelas, se à terra pertencia.”
“Ma non salì alle stelle, se alla terra apparteneva.”
Un epitaffio semplice e definitivo.
Espressione chiara del suo ateismo limpido e intransigente.
V.P.
José Saramago nasce ad Azinhaga, un piccolo paese del Portogallo, l’ultimo giorno del 1922.
Figlio di contadini, cresce in un ambiente povero e lontano dalle istituzioni culturali.
Ma la parola scritta diventa presto la sua casa, il suo rifugio, la sua arma.
Per vivere fa l’operaio, il meccanico, il correttore di bozze.
Solo più tardi riesce a dedicarsi alla scrittura in modo continuativo, trovando nella parola il suo vero strumento di indagine.
José Saramago, letteratura e coscienza
I romanzi di José Saramago non seguono le regole.
Il suo stile è riconoscibile: frasi lunghe, punteggiatura ridotta, dialoghi fusi nella narrazione.
Ma dentro questa apparente confusione si nasconde una lucidità straordinaria.
Saramago racconta l’assurdo per svelare la realtà.
Nel Memoriale del convento, immagina la costruzione di un monastero per analizzare il rapporto tra potere, religione e popolo.
Con Il vangelo secondo Gesù Cristo, offre una rilettura provocatoria della figura di Cristo, attirando critiche e censura da parte del governo portoghese.
Ma è nel romanzo distopico “Cecità” che esprime al meglio la sua arte narrativa. Nelle sue parole prende forma la narrazione di una epidemia immaginaria che si trasforma in allegoria della fragilità umana e dell’egoismo sociale.
Le sue opere dividono, scuotono, ma non lasciano indifferenti.
L’esilio volontario e il Nobel meritato
Nel 1991 il governo portoghese, sotto pressione della Chiesa cattolica, censura il suo romanzo Il Vangelo secondo Gesù Cristo.
Per Saramago è un atto insopportabile.
Lascia il Portogallo e si trasferisce a Lanzarote, alle Canarie, insieme alla moglie Pilar del Río.
Da lì continua a scrivere, osservare, protestare.
Nel 1998 arriva il riconoscimento più alto: il premio Nobel per la Letteratura.
La motivazione parla di “immaginazione, compassione e ironia” – ma chi legge Saramago sa che in lui c’è anche molto coraggio.
L’addio a un maestro inquieto
José Saramago muore il 18 giugno 2010 nella sua casa di Tías, nell’isola di Lanzarote, dove vive con la moglie Pilar del Río.
Aveva scelto quell’isola vulcanica come rifugio e laboratorio di pensiero.
Un anno dopo, le sue ceneri vengono deposte davanti alla Casa dos Bicos, sede della Fundação a lui dedicata, nel cuore di Lisbona.
Accanto all’ulivo portato da Azinhaga, la terra che gli ha dato vita.
Sulla lapide si legge una frase tratta dal suo Memoriale del Convento: “Mas não subiu para as estrelas, se à terra pertencia.”
“Ma non salì alle stelle, se alla terra apparteneva.”
Un epitaffio semplice e definitivo.
Espressione chiara del suo ateismo limpido e intransigente.
V.P.