2 novembre 1950. Muore il drammaturgo George Bernard Shaw.

Un irlandese controcorrente
George Bernard Shaw nasce a Dublino nel 1856 e cresce in un ambiente familiare fragile ma ricco di contraddizioni.
Si trasferisce a Londra da giovane, deciso a costruirsi una carriera nell’ambiente culturale inglese.
Inizia come critico musicale e teatrale, ma presto trova nel teatro la sua forma d’espressione più autentica: un palcoscenico dove l’ironia diventa strumento di pensiero.
Shaw rifiuta la convenzione e l’ipocrisia della società vittoriana.
È socialista, vegetariano, femminista ante litteram.
Nella Fabian Society sostiene un socialismo graduale e razionale, convinto che l’educazione e la cultura possano cambiare la società più della rivoluzione.
L’arte di far pensare ridendo
Le sue opere mettono in scena conflitti morali, politici e sociali con una leggerezza solo apparente.
In Pigmalione, del 1913, trasforma il mito antico in una riflessione sul linguaggio e sulla classe sociale.
Casa di bambola e Major Barbara affrontano temi come l’emancipazione femminile e il potere del denaro. Con San Giovanni e Uomo e superuomo esplora invece la tensione tra spiritualità e progresso, fede e ragione.
Shaw scrive dialoghi vivaci e pungenti, dove la risata diventa una forma di critica.
La sua prosa è tagliente ma sempre guidata da un ideale di umanità.
Nel 1925 riceve il Premio Nobel per la Letteratura, riconosciuto per la sua capacità di rinnovare la drammaturgia europea con un linguaggio realistico e intelligente.
L’ultima scena
Negli ultimi anni vive ritirato nella sua casa di campagna, ad Ayot St Lawrence, continuando a scrivere fino a tarda età.
Il 2 novembre 1950, all’età di 94 anni, muore per le complicazioni di una caduta.
La sua scomparsa chiude un capitolo di teatro che ha saputo parlare al pubblico come a una coscienza collettiva.
Le sue ceneri vengono disperse nei giardini della sua casa, accanto a quelle della moglie Charlotte Payne-Townshend.
Un irlandese controcorrente
George Bernard Shaw nasce a Dublino nel 1856 e cresce in un ambiente familiare fragile ma ricco di contraddizioni.
Si trasferisce a Londra da giovane, deciso a costruirsi una carriera nell’ambiente culturale inglese.
Inizia come critico musicale e teatrale, ma presto trova nel teatro la sua forma d’espressione più autentica: un palcoscenico dove l’ironia diventa strumento di pensiero.
Shaw rifiuta la convenzione e l’ipocrisia della società vittoriana.
È socialista, vegetariano, femminista ante litteram.
Nella Fabian Society sostiene un socialismo graduale e razionale, convinto che l’educazione e la cultura possano cambiare la società più della rivoluzione.
L’arte di far pensare ridendo
Le sue opere mettono in scena conflitti morali, politici e sociali con una leggerezza solo apparente.
In Pigmalione, del 1913, trasforma il mito antico in una riflessione sul linguaggio e sulla classe sociale.
Casa di bambola e Major Barbara affrontano temi come l’emancipazione femminile e il potere del denaro. Con San Giovanni e Uomo e superuomo esplora invece la tensione tra spiritualità e progresso, fede e ragione.
Shaw scrive dialoghi vivaci e pungenti, dove la risata diventa una forma di critica.
La sua prosa è tagliente ma sempre guidata da un ideale di umanità.
Nel 1925 riceve il Premio Nobel per la Letteratura, riconosciuto per la sua capacità di rinnovare la drammaturgia europea con un linguaggio realistico e intelligente.
L’ultima scena
Negli ultimi anni vive ritirato nella sua casa di campagna, ad Ayot St Lawrence, continuando a scrivere fino a tarda età.
Il 2 novembre 1950, all’età di 94 anni, muore per le complicazioni di una caduta.
La sua scomparsa chiude un capitolo di teatro che ha saputo parlare al pubblico come a una coscienza collettiva.
Le sue ceneri vengono disperse nei giardini della sua casa, accanto a quelle della moglie Charlotte Payne-Townshend.

















































































