21 giugno 1527. Muore Niccolò Machiavelli, il genio fiorentino autore de “Il Principe” il trattato sul potere assoluto.

Il 21 giugno 1527 muore a Firenze Niccolò Machiavelli, uno dei pensatori politici più influenti e controversi della storia.
È nato proprio a Firenze nel 1469, in un’epoca di guerre, intrighi e mutamenti profondi che lo segneranno per tutta la vita.
Studia il latino e i classici, osserva la realtà con occhio critico e partecipa attivamente alla vita politica della Repubblica fiorentina.
Machiavelli non è un filosofo da biblioteca: è un funzionario, un diplomatico, un uomo d’azione.
Scrive per comprendere il potere, non per idealizzarlo.
Niccolò Machiavelli tra realismo e modernità
La sua opera più famosa, Il Principe, viene scritta nel 1513, durante l’esilio forzato da ogni incarico pubblico.
Non è un manuale per tiranni, come spesso viene semplificato, ma un trattato lucido su come si conquista e si mantiene il potere in un mondo instabile e violento.
Il suo pensiero rompe con l’etica tradizionale e pone al centro la realtà effettuale delle cose, come lui stesso la definisce.
La politica, secondo Machiavelli, ha leggi proprie.
Virtù e fortuna sono i due poli attraverso cui si muove l’azione del leader, ma anche il destino degli Stati.
Accanto al Principe, Machiavelli scrive anche I Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, dove esalta la libertà e il valore della repubblica.
Il suo pensiero è complesso, mai dogmatico, sempre aperto al dubbio e all’osservazione concreta.
Anche come drammaturgo e storico, lascia testi vivaci, profondi e ancora attuali.
La morte e l’eredità di un pensatore moderno
Niccolò Machiavelli muore a 58 anni, nella sua città natale.
Riposa nella Basilica di Santa Croce, accanto a Galileo, Michelangelo e altri giganti del pensiero italiano.
Machiavelli continua a far discutere, a dividere, a ispirare.
Per alcuni è il cinico per eccellenza, per altri un realista geniale.
In ogni caso, è ancora oggi una voce indispensabile per capire il potere, la politica e la natura umana.
Il 21 giugno 1527 muore a Firenze Niccolò Machiavelli, uno dei pensatori politici più influenti e controversi della storia.
È nato proprio a Firenze nel 1469, in un’epoca di guerre, intrighi e mutamenti profondi che lo segneranno per tutta la vita.
Studia il latino e i classici, osserva la realtà con occhio critico e partecipa attivamente alla vita politica della Repubblica fiorentina.
Machiavelli non è un filosofo da biblioteca: è un funzionario, un diplomatico, un uomo d’azione.
Scrive per comprendere il potere, non per idealizzarlo.
Niccolò Machiavelli tra realismo e modernità
La sua opera più famosa, Il Principe, viene scritta nel 1513, durante l’esilio forzato da ogni incarico pubblico.
Non è un manuale per tiranni, come spesso viene semplificato, ma un trattato lucido su come si conquista e si mantiene il potere in un mondo instabile e violento.
Il suo pensiero rompe con l’etica tradizionale e pone al centro la realtà effettuale delle cose, come lui stesso la definisce.
La politica, secondo Machiavelli, ha leggi proprie.
Virtù e fortuna sono i due poli attraverso cui si muove l’azione del leader, ma anche il destino degli Stati.
Accanto al Principe, Machiavelli scrive anche I Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, dove esalta la libertà e il valore della repubblica.
Il suo pensiero è complesso, mai dogmatico, sempre aperto al dubbio e all’osservazione concreta.
Anche come drammaturgo e storico, lascia testi vivaci, profondi e ancora attuali.
La morte e l’eredità di un pensatore moderno
Niccolò Machiavelli muore a 58 anni, nella sua città natale.
Riposa nella Basilica di Santa Croce, accanto a Galileo, Michelangelo e altri giganti del pensiero italiano.
Machiavelli continua a far discutere, a dividere, a ispirare.
Per alcuni è il cinico per eccellenza, per altri un realista geniale.
In ogni caso, è ancora oggi una voce indispensabile per capire il potere, la politica e la natura umana.