21 maggio 1973. Muore Carlo Emilio Gadda, autore fuori dalle mode.

Carlo Emilio Gadda nasce a Milano nel 1893.
Studia ingegneria, partecipa alla Prima guerra mondiale, vive il trauma della morte del fratello in trincea
Il richiamo della scrittura si fa presto più forte di qualsiasi calcolo matematico.
Gadda inizia così a esplorare le possibilità della lingua come strumento per raccontare il caos del mondo.
Non cerca una narrazione lineare.
Preferisce l’intreccio, la contaminazione, la complessità.
La lingua come specchio del mondo
Le opere di Carlo Emilio Gadda non si leggono: si attraversano.
Ogni frase è un labirinto di dialetti, neologismi, registri alti e bassi.
Un linguaggio che rompe gli schemi, come accade ne La cognizione del dolore o Quer pasticciaccio brutto de via Merulana.
Gadda racconta una realtà disordinata, feroce e grottesca, con una prosa capace di stupire a ogni pagina.
Per lui, il linguaggio è lo strumento per smascherare la società e scavare nella psiche umana.
Carlo Emilio Gadda, autore fuori dalle mode
Gadda non cerca il successo facile.
Pubblica tardi, spesso a fatica, e con una certa riluttanza.
Lavora a lungo sui testi, li riscrive, li abbandona.
Rimane ai margini delle grandi correnti letterarie, ma conquista il rispetto di chi cerca nella letteratura una sfida, non un rifugio.
Viene apprezzato da Italo Calvino, Pier Paolo Pasolini, Alberto Arbasino.
È un punto di riferimento per chi vede nella lingua un campo di battaglia e di libertà.
La fine e l’eredità
Carlo Emilio Gadda muore a Roma il 21 maggio 1973.
Riposa al Cimitero Monumentale del Verano.
Le sue parole continuano a vibrare tra i lettori che accettano il rischio della complessità.
Gadda resta uno degli autori più originali e inclassificabili del Novecento italiano.
Un genio che ha trasformato l’arte del narrare in una sfida contro il caos del mondo.
Carlo Emilio Gadda nasce a Milano nel 1893.
Studia ingegneria, partecipa alla Prima guerra mondiale, vive il trauma della morte del fratello in trincea
Il richiamo della scrittura si fa presto più forte di qualsiasi calcolo matematico.
Gadda inizia così a esplorare le possibilità della lingua come strumento per raccontare il caos del mondo.
Non cerca una narrazione lineare.
Preferisce l’intreccio, la contaminazione, la complessità.
La lingua come specchio del mondo
Le opere di Carlo Emilio Gadda non si leggono: si attraversano.
Ogni frase è un labirinto di dialetti, neologismi, registri alti e bassi.
Un linguaggio che rompe gli schemi, come accade ne La cognizione del dolore o Quer pasticciaccio brutto de via Merulana.
Gadda racconta una realtà disordinata, feroce e grottesca, con una prosa capace di stupire a ogni pagina.
Per lui, il linguaggio è lo strumento per smascherare la società e scavare nella psiche umana.
Carlo Emilio Gadda, autore fuori dalle mode
Gadda non cerca il successo facile.
Pubblica tardi, spesso a fatica, e con una certa riluttanza.
Lavora a lungo sui testi, li riscrive, li abbandona.
Rimane ai margini delle grandi correnti letterarie, ma conquista il rispetto di chi cerca nella letteratura una sfida, non un rifugio.
Viene apprezzato da Italo Calvino, Pier Paolo Pasolini, Alberto Arbasino.
È un punto di riferimento per chi vede nella lingua un campo di battaglia e di libertà.
La fine e l’eredità
Carlo Emilio Gadda muore a Roma il 21 maggio 1973.
Riposa al Cimitero Monumentale del Verano.
Le sue parole continuano a vibrare tra i lettori che accettano il rischio della complessità.
Gadda resta uno degli autori più originali e inclassificabili del Novecento italiano.
Un genio che ha trasformato l’arte del narrare in una sfida contro il caos del mondo.