26 maggio 1831. Muore Ciro Menotti, martire del Risorgimento italiano.

Ciro Menotti nasce a Migliarina di Carpi il 22 gennaio 1798.
Cresce in un ambiente colto, influenzato dagli ideali illuministi e dalle speranze risorgimentali.
Diventa commerciante, ma è la politica a conquistare la sua passione e la sua vita.
Nel clima agitato dell’Italia preunitaria, si lega alle società segrete, in particolare alla Carboneria, sognando un Paese libero e unito.
Crede profondamente nella necessità di sollevare il popolo contro l’oppressione assolutista e contro la frammentazione che divide la penisola.
Modena diventa il centro della sua attività, e proprio lì progetta l’insurrezione che dovrebbe dare il via a un grande movimento rivoluzionario.
Ciro Menotti e il sogno di una patria libera
Nel 1831, Menotti tenta di coinvolgere il duca Francesco IV d’Austria-Este, sperando di ottenere un sostegno per una transizione costituzionale.
Il duca inizialmente finge interesse, ma poi lo tradisce.
Mentre l’insurrezione è ancora in fase di organizzazione, le truppe del duca irrompono nella casa dove si trova Menotti e lo arrestano.
Con lui finiscono in carcere altri patrioti, mentre il tentativo insurrezionale viene stroncato sul nascere.
Nonostante la pressione dell’opinione pubblica e numerosi appelli per la sua liberazione, il processo si conclude con una sentenza di morte.
Il 26 maggio 1831, Ciro Menotti viene impiccato nella Cittadella di Modena.
Ha 33 anni.
Sul patibolo rifiuta il conforto religioso, affermando di voler morire come un martire laico per l’Italia.
Una memoria che resiste
Dopo l’Unità d’Italia, il nome di Ciro Menotti diventa simbolo di sacrificio e coraggio patriottico.
La sua figura viene celebrata in tutta la penisola con piazze, vie e scuole a lui dedicate.
Anche Giuseppe Garibaldi lo ricorda con profonda ammirazione, e nel suo epistolario lo definisce “il primo martire dell’unità italiana”.
Ciro Menotti è sepolto nel Famedio del Cimitero Monumentale di Modena, dove una tomba sobria ricorda il suo sacrificio.
Non risulta presente un epitaffio ufficiale inciso, ma il suo nome vive nel ricordo di chi ha fatto dell’ideale di patria un valore da difendere fino alla fine.
Il suo esempio continua a parlare alle nuove generazioni, come testimonianza di un’Italia costruita anche sul coraggio individuale.
Ciro Menotti nasce a Migliarina di Carpi il 22 gennaio 1798.
Cresce in un ambiente colto, influenzato dagli ideali illuministi e dalle speranze risorgimentali.
Diventa commerciante, ma è la politica a conquistare la sua passione e la sua vita.
Nel clima agitato dell’Italia preunitaria, si lega alle società segrete, in particolare alla Carboneria, sognando un Paese libero e unito.
Crede profondamente nella necessità di sollevare il popolo contro l’oppressione assolutista e contro la frammentazione che divide la penisola.
Modena diventa il centro della sua attività, e proprio lì progetta l’insurrezione che dovrebbe dare il via a un grande movimento rivoluzionario.
Ciro Menotti e il sogno di una patria libera
Nel 1831, Menotti tenta di coinvolgere il duca Francesco IV d’Austria-Este, sperando di ottenere un sostegno per una transizione costituzionale.
Il duca inizialmente finge interesse, ma poi lo tradisce.
Mentre l’insurrezione è ancora in fase di organizzazione, le truppe del duca irrompono nella casa dove si trova Menotti e lo arrestano.
Con lui finiscono in carcere altri patrioti, mentre il tentativo insurrezionale viene stroncato sul nascere.
Nonostante la pressione dell’opinione pubblica e numerosi appelli per la sua liberazione, il processo si conclude con una sentenza di morte.
Il 26 maggio 1831, Ciro Menotti viene impiccato nella Cittadella di Modena.
Ha 33 anni.
Sul patibolo rifiuta il conforto religioso, affermando di voler morire come un martire laico per l’Italia.
Una memoria che resiste
Dopo l’Unità d’Italia, il nome di Ciro Menotti diventa simbolo di sacrificio e coraggio patriottico.
La sua figura viene celebrata in tutta la penisola con piazze, vie e scuole a lui dedicate.
Anche Giuseppe Garibaldi lo ricorda con profonda ammirazione, e nel suo epistolario lo definisce “il primo martire dell’unità italiana”.
Ciro Menotti è sepolto nel Famedio del Cimitero Monumentale di Modena, dove una tomba sobria ricorda il suo sacrificio.
Non risulta presente un epitaffio ufficiale inciso, ma il suo nome vive nel ricordo di chi ha fatto dell’ideale di patria un valore da difendere fino alla fine.
Il suo esempio continua a parlare alle nuove generazioni, come testimonianza di un’Italia costruita anche sul coraggio individuale.