26 maggio 1976. Muore Martin Heidegger, il filosofo dell’Essere e del tempo.

Martin Heidegger nasce il 26 settembre 1889 a Meßkirch, un piccolo centro del Baden-Württemberg.
Cresce in una famiglia cattolica e inizia gli studi con l’intento di diventare sacerdote.
Ben presto, però, abbandona la teologia per dedicarsi alla filosofia, alla matematica e alle scienze naturali presso l’Università di Friburgo.
Nel 1913 ottiene il dottorato con una tesi sulla dottrina del giudizio nel psicologismo.
Durante la Prima Guerra Mondiale serve brevemente nell’esercito, ma viene congedato per motivi di salute.
Nel 1919 diventa assistente di Edmund Husserl, il fondatore della fenomenologia, e inizia a sviluppare un pensiero originale che influenzerà profondamente la filosofia del XX secolo.
Essere e tempo: una svolta nella filosofia
Nel 1927 pubblica “Essere e tempo” (Sein und Zeit), l’opera che lo consacra come uno dei più grandi filosofi del Novecento.
In questo libro, Heidegger introduce il concetto di Dasein (esserci) per analizzare l’esistenza umana in relazione al tempo e alla morte.
Secondo Heidegger, l’uomo è un essere-per-la-morte, e solo attraverso la consapevolezza della propria finitudine può vivere autenticamente.
L’opera esercita un’enorme influenza su correnti come l’esistenzialismo, la fenomenologia e l’ermeneutica.
Negli anni successivi, Heidegger sviluppa ulteriormente il suo pensiero, concentrandosi sul linguaggio, la poesia e la tecnica, e introducendo la cosiddetta “svolta” (Kehre) nel suo approccio filosofico.
Martin Heidegger e l’ombra del nazismo
Nel 1933, Heidegger aderisce al Partito Nazista e diventa rettore dell’Università di Friburgo.
Durante il suo mandato, pronuncia discorsi in linea con l’ideologia del regime e implementa politiche discriminatorie.
Dopo un anno, si dimette dalla carica, ma la sua adesione al nazismo rimane una macchia indelebile nella sua biografia.
Dopo la guerra, viene sospeso dall’insegnamento per alcuni anni, ma continua a scrivere e a tenere conferenze.
Il suo coinvolgimento con il nazismo è oggetto di accesi dibattiti tra studiosi e filosofi, che si interrogano sull’influenza dell’ideologia nel suo pensiero.
La morte e l’eredità
Martin Heidegger muore il 26 maggio 1976 a Friburgo, all’età di 86 anni.
Viene sepolto il 28 maggio nel cimitero di Meßkirch, il suo paese natale .
Durante la cerimonia funebre, suo figlio Hermann legge alcuni versi del poeta Hölderlin, tanto amato dal filosofo .
Non risulta esistere un epitaffio ufficiale sulla sua tomba.
Oggi, il pensiero di Heidegger continua a suscitare interesse e controversie, influenzando discipline che spaziano dalla filosofia alla letteratura, dalla teologia alla critica dell’arte.
La sua riflessione sull’Essere e sull’esistenza umana rimane un punto di riferimento imprescindibile per chiunque voglia interrogarsi sul senso profondo della vita.
Martin Heidegger nasce il 26 settembre 1889 a Meßkirch, un piccolo centro del Baden-Württemberg.
Cresce in una famiglia cattolica e inizia gli studi con l’intento di diventare sacerdote.
Ben presto, però, abbandona la teologia per dedicarsi alla filosofia, alla matematica e alle scienze naturali presso l’Università di Friburgo.
Nel 1913 ottiene il dottorato con una tesi sulla dottrina del giudizio nel psicologismo.
Durante la Prima Guerra Mondiale serve brevemente nell’esercito, ma viene congedato per motivi di salute.
Nel 1919 diventa assistente di Edmund Husserl, il fondatore della fenomenologia, e inizia a sviluppare un pensiero originale che influenzerà profondamente la filosofia del XX secolo.
Essere e tempo: una svolta nella filosofia
Nel 1927 pubblica “Essere e tempo” (Sein und Zeit), l’opera che lo consacra come uno dei più grandi filosofi del Novecento.
In questo libro, Heidegger introduce il concetto di Dasein (esserci) per analizzare l’esistenza umana in relazione al tempo e alla morte.
Secondo Heidegger, l’uomo è un essere-per-la-morte, e solo attraverso la consapevolezza della propria finitudine può vivere autenticamente.
L’opera esercita un’enorme influenza su correnti come l’esistenzialismo, la fenomenologia e l’ermeneutica.
Negli anni successivi, Heidegger sviluppa ulteriormente il suo pensiero, concentrandosi sul linguaggio, la poesia e la tecnica, e introducendo la cosiddetta “svolta” (Kehre) nel suo approccio filosofico.
Martin Heidegger e l’ombra del nazismo
Nel 1933, Heidegger aderisce al Partito Nazista e diventa rettore dell’Università di Friburgo.
Durante il suo mandato, pronuncia discorsi in linea con l’ideologia del regime e implementa politiche discriminatorie.
Dopo un anno, si dimette dalla carica, ma la sua adesione al nazismo rimane una macchia indelebile nella sua biografia.
Dopo la guerra, viene sospeso dall’insegnamento per alcuni anni, ma continua a scrivere e a tenere conferenze.
Il suo coinvolgimento con il nazismo è oggetto di accesi dibattiti tra studiosi e filosofi, che si interrogano sull’influenza dell’ideologia nel suo pensiero.
La morte e l’eredità
Martin Heidegger muore il 26 maggio 1976 a Friburgo, all’età di 86 anni.
Viene sepolto il 28 maggio nel cimitero di Meßkirch, il suo paese natale .
Durante la cerimonia funebre, suo figlio Hermann legge alcuni versi del poeta Hölderlin, tanto amato dal filosofo .
Non risulta esistere un epitaffio ufficiale sulla sua tomba.
Oggi, il pensiero di Heidegger continua a suscitare interesse e controversie, influenzando discipline che spaziano dalla filosofia alla letteratura, dalla teologia alla critica dell’arte.
La sua riflessione sull’Essere e sull’esistenza umana rimane un punto di riferimento imprescindibile per chiunque voglia interrogarsi sul senso profondo della vita.