25 maggio 2019. Muore Vittorio Zucconi, la voce italiana che racconta l’America al mondo.

Vittorio Zucconi non si limita a raccontare le notizie.
Le attraversa.
Le osserva da dentro, con lo sguardo attento di chi non si accontenta delle apparenze.
Una voce unica che, per decenni, ha accompagnato gli italiani alla scoperta dell’America, della politica, della società, con uno stile inconfondibile.
Nato a Bastiglia, in provincia di Modena, il 16 agosto 1944, Vittorio Zucconi cresce in una famiglia di giornalisti.
Il padre, Guglielmo, gli insegna l’amore per la parola e la responsabilità del racconto.
Ma Zucconi ha uno stile tutto suo.
Ironicamente affilato, colto ma mai distante, capace di spiegare il mondo senza mai semplificarlo.
Vittorio Zucconi, una carriera tra penna, mondo e passione
Zucconi scrive per La Stampa, Il Corriere della Sera, ma è con la Repubblica che lega il suo nome a una generazione di lettori.
Diventa corrispondente da Mosca, Tokyo e infine dagli Stati Uniti.
E proprio lì, tra le contraddizioni della società americana, trova la materia per raccontare un mondo affascinante e complesso.
Ama viaggiare, osservare, scrivere.
E lo fa con rigore, ma anche con una vena di leggerezza intelligente.
Sa vedere il dettaglio che illumina il quadro generale.
Sa trovare la storia nella cronaca.
Nei suoi articoli non c’è mai indifferenza.
C’è passione.
C’è mestiere.
Oltre al giornalismo, Vittorio Zucconi scrive anche libri.
Memorabili i suoi racconti di viaggio, i reportage, le riflessioni sull’identità e la politica.
È anche docente universitario e direttore del sito web di Repubblica, contribuendo alla trasformazione digitale del quotidiano.
L’addio a una voce libera
Vittorio Zucconi muore il 25 maggio 2019 a Washington, dove vive con la moglie e i figli.
Da tempo combatte contro una malattia, ma continua a scrivere quasi fino all’ultimo.
Le sue ceneri riposano negli Stati Uniti.
Non esiste un epitaffio ufficiale, ma forse il più adatto sarebbe una sua frase:
“Non scrivere per sembrare intelligente, scrivi per essere capito.”
E così ha fatto, per tutta la vita.
Con intelligenza, umanità e una penna che resta viva, anche ora.
Vittorio Zucconi non si limita a raccontare le notizie.
Le attraversa.
Le osserva da dentro, con lo sguardo attento di chi non si accontenta delle apparenze.
Una voce unica che, per decenni, ha accompagnato gli italiani alla scoperta dell’America, della politica, della società, con uno stile inconfondibile.
Nato a Bastiglia, in provincia di Modena, il 16 agosto 1944, Vittorio Zucconi cresce in una famiglia di giornalisti.
Il padre, Guglielmo, gli insegna l’amore per la parola e la responsabilità del racconto.
Ma Zucconi ha uno stile tutto suo.
Ironicamente affilato, colto ma mai distante, capace di spiegare il mondo senza mai semplificarlo.
Vittorio Zucconi, una carriera tra penna, mondo e passione
Zucconi scrive per La Stampa, Il Corriere della Sera, ma è con la Repubblica che lega il suo nome a una generazione di lettori.
Diventa corrispondente da Mosca, Tokyo e infine dagli Stati Uniti.
E proprio lì, tra le contraddizioni della società americana, trova la materia per raccontare un mondo affascinante e complesso.
Ama viaggiare, osservare, scrivere.
E lo fa con rigore, ma anche con una vena di leggerezza intelligente.
Sa vedere il dettaglio che illumina il quadro generale.
Sa trovare la storia nella cronaca.
Nei suoi articoli non c’è mai indifferenza.
C’è passione.
C’è mestiere.
Oltre al giornalismo, Vittorio Zucconi scrive anche libri.
Memorabili i suoi racconti di viaggio, i reportage, le riflessioni sull’identità e la politica.
È anche docente universitario e direttore del sito web di Repubblica, contribuendo alla trasformazione digitale del quotidiano.
L’addio a una voce libera
Vittorio Zucconi muore il 25 maggio 2019 a Washington, dove vive con la moglie e i figli.
Da tempo combatte contro una malattia, ma continua a scrivere quasi fino all’ultimo.
Le sue ceneri riposano negli Stati Uniti.
Non esiste un epitaffio ufficiale, ma forse il più adatto sarebbe una sua frase:
“Non scrivere per sembrare intelligente, scrivi per essere capito.”
E così ha fatto, per tutta la vita.
Con intelligenza, umanità e una penna che resta viva, anche ora.