29 giugno 2010. La morte di Pietro Taricone, l’attore che voleva volare.

Pietro Taricone, l’attore che voleva volare.
Ci sono storie che non invecchiano, che restano appese al tempo. Quella di Pietro Taricone è una di queste.
Un uomo istintivo, carismatico, viscerale che, dalla provincia di Campobasso, arrivò alla ribalta televisiva.
Un volto noto al grande pubblico fin dal 2000, quando partecipò alla prima edizione del reality televisivo il Grande Fratello, che a quell’epoca fu una novità assoluta. E fu all’interno della Casa del Grande Fratello che si guadagnò il soprannome: O’ Guerriero.
Ma Pietro era destinato a diventare molto di più di una meteora televisiva.
Pietro Taricone: la voglia di autenticità dopo il successo
Dopo il clamore mediatico del Grande Fratello, Pietro Taricone fece una scelta controcorrente.
Si allontanò dai riflettori per inseguire il sogno della recitazione, con umiltà e dedizione.
Partecipò a film di spessore come Ricordati di me di Gabriele Muccino e a serie TV di successo quali La nuova squadra e Tutti pazzi per amore, evitando la via facile del divismo da reality.
In lui convivevano il fuoco della passione e la disciplina dello studio, la voglia di libertà e il rispetto per l’arte.
Il vero punto di svolta nella sua esistenza fu l’incontro con Kasia Smutniak.
Attrice e modella polacca, donna di rara bellezza e profonda intensità.
Tra loro nacque un amore potente e autentico.
Un amore che diede alla luce la loro figlia, Sophie.
Scelsero una vita riservata, immersa nella natura e nella condivisione di passioni comuni, come il paracadutismo.
Il volo come metafora di libertà
Per Pietro, il volo non era un passatempo. Era una filosofia.
Un modo per sentire il corpo vivo, per sfiorare il cielo.
Ma quel cielo, il 28 giugno 2010, diventò teatro di una tragedia.
Durante un lancio all’aeroporto di Terni, qualcosa andò storto.
L’impatto fu violentissimo.
Dopo ore di intervento e una lunga agonia, Pietro morì all’alba del 29 giugno, all’età di 35 anni.
Kasia era lì, con lui.
Pietro taricone: una memoria che diventa il futuro di un progetto umanitario
Kasia non cercò la ribalta. Scelse il silenzio, la dignità.
Ma tenne viva la memoria di Pietro con la creazione della Fondazione Pietro Taricone, attiva in progetti educativi in Nepal.
Un modo per trasformare il dolore in impegno, il vuoto in seme.
A quindici anni dalla sua morte, il ricordo di Pietro Taricone resta autentico e intenso.
Nel cielo, forse, risuona ancora l’eco di quell’ultimo volo.
Quello di un uomo che non ha mai smesso di cercare il suo orizzonte.
LPP
Pietro Taricone, l’attore che voleva volare.
Ci sono storie che non invecchiano, che restano appese al tempo. Quella di Pietro Taricone è una di queste.
Un uomo istintivo, carismatico, viscerale che, dalla provincia di Campobasso, arrivò alla ribalta televisiva.
Un volto noto al grande pubblico fin dal 2000, quando partecipò alla prima edizione del reality televisivo il Grande Fratello, che a quell’epoca fu una novità assoluta. E fu all’interno della Casa del Grande Fratello che si guadagnò il soprannome: O’ Guerriero.
Ma Pietro era destinato a diventare molto di più di una meteora televisiva.
Pietro Taricone: la voglia di autenticità dopo il successo
Dopo il clamore mediatico del Grande Fratello, Pietro Taricone fece una scelta controcorrente.
Si allontanò dai riflettori per inseguire il sogno della recitazione, con umiltà e dedizione.
Partecipò a film di spessore come Ricordati di me di Gabriele Muccino e a serie TV di successo quali La nuova squadra e Tutti pazzi per amore, evitando la via facile del divismo da reality.
In lui convivevano il fuoco della passione e la disciplina dello studio, la voglia di libertà e il rispetto per l’arte.
Il vero punto di svolta nella sua esistenza fu l’incontro con Kasia Smutniak.
Attrice e modella polacca, donna di rara bellezza e profonda intensità.
Tra loro nacque un amore potente e autentico.
Un amore che diede alla luce la loro figlia, Sophie.
Scelsero una vita riservata, immersa nella natura e nella condivisione di passioni comuni, come il paracadutismo.
Il volo come metafora di libertà
Per Pietro, il volo non era un passatempo. Era una filosofia.
Un modo per sentire il corpo vivo, per sfiorare il cielo.
Ma quel cielo, il 28 giugno 2010, diventò teatro di una tragedia.
Durante un lancio all’aeroporto di Terni, qualcosa andò storto.
L’impatto fu violentissimo.
Dopo ore di intervento e una lunga agonia, Pietro morì all’alba del 29 giugno, all’età di 35 anni.
Kasia era lì, con lui.
Pietro taricone: una memoria che diventa il futuro di un progetto umanitario
Kasia non cercò la ribalta. Scelse il silenzio, la dignità.
Ma tenne viva la memoria di Pietro con la creazione della Fondazione Pietro Taricone, attiva in progetti educativi in Nepal.
Un modo per trasformare il dolore in impegno, il vuoto in seme.
A quindici anni dalla sua morte, il ricordo di Pietro Taricone resta autentico e intenso.
Nel cielo, forse, risuona ancora l’eco di quell’ultimo volo.
Quello di un uomo che non ha mai smesso di cercare il suo orizzonte.
LPP