30 ottobre 1961. Muore Luigi Einaudi, il Presidente del dopoguerra.

L’economista che costruisce la rinascita italiana
Luigi Einaudi nasce il 24 marzo 1874 a Carrù, in provincia di Cuneo.
Studia giurisprudenza a Torino e si appassiona presto all’economia politica, campo in cui diventa una delle menti più lucide dell’Italia del primo Novecento.
Giornalista, professore universitario e collaboratore di riviste prestigiose, Einaudi crede nella libertà economica come fondamento della dignità umana e della giustizia sociale.
Durante il periodo fascista rifiuta ogni compromesso con il regime e sceglie il silenzio forzato, continuando però a elaborare le sue teorie liberali.
Dopo l’8 settembre 1943 trova rifugio in Svizzera, dove riprende a scrivere e a insegnare, portando avanti una riflessione profonda sul futuro politico ed economico dell’Italia.
Dalla cattedra al Quirinale
Con la fine della guerra, Einaudi rientra in patria e partecipa alla ricostruzione morale e istituzionale del Paese.
È nominato Governatore della Banca d’Italia nel 1945, poi ministro delle Finanze e del Bilancio nel governo De Gasperi.
Nel 1948, l’Assemblea Costituente lo elegge secondo Presidente della Repubblica Italiana, primo a ricoprire l’incarico nella fase repubblicana dopo Enrico De Nicola.
Il suo settennato è improntato al rigore, all’equilibrio e a una visione etica del potere.
Con discrezione e fermezza, Einaudi difende l’autonomia delle istituzioni e promuove la stabilità economica, convinto che la libertà politica non possa esistere senza quella economica.
La morte e il ricordo
Luigi Einaudi muore il 30 ottobre 1961 nella sua casa di Dogliani, nel cuore delle Langhe che tanto ama.
I funerali, sobri come la sua vita, si svolgono nel piccolo paese piemontese dove riposa accanto alla moglie Ida Pellegrini.
Il suo nome rimane legato a un’idea alta della Repubblica: quella di una nazione fondata sulla responsabilità individuale, sull’onestà intellettuale e sulla libertà di pensiero.
L’economista che costruisce la rinascita italiana
Luigi Einaudi nasce il 24 marzo 1874 a Carrù, in provincia di Cuneo.
Studia giurisprudenza a Torino e si appassiona presto all’economia politica, campo in cui diventa una delle menti più lucide dell’Italia del primo Novecento.
Giornalista, professore universitario e collaboratore di riviste prestigiose, Einaudi crede nella libertà economica come fondamento della dignità umana e della giustizia sociale.
Durante il periodo fascista rifiuta ogni compromesso con il regime e sceglie il silenzio forzato, continuando però a elaborare le sue teorie liberali.
Dopo l’8 settembre 1943 trova rifugio in Svizzera, dove riprende a scrivere e a insegnare, portando avanti una riflessione profonda sul futuro politico ed economico dell’Italia.
Dalla cattedra al Quirinale
Con la fine della guerra, Einaudi rientra in patria e partecipa alla ricostruzione morale e istituzionale del Paese.
È nominato Governatore della Banca d’Italia nel 1945, poi ministro delle Finanze e del Bilancio nel governo De Gasperi.
Nel 1948, l’Assemblea Costituente lo elegge secondo Presidente della Repubblica Italiana, primo a ricoprire l’incarico nella fase repubblicana dopo Enrico De Nicola.
Il suo settennato è improntato al rigore, all’equilibrio e a una visione etica del potere.
Con discrezione e fermezza, Einaudi difende l’autonomia delle istituzioni e promuove la stabilità economica, convinto che la libertà politica non possa esistere senza quella economica.
La morte e il ricordo
Luigi Einaudi muore il 30 ottobre 1961 nella sua casa di Dogliani, nel cuore delle Langhe che tanto ama.
I funerali, sobri come la sua vita, si svolgono nel piccolo paese piemontese dove riposa accanto alla moglie Ida Pellegrini.
Il suo nome rimane legato a un’idea alta della Repubblica: quella di una nazione fondata sulla responsabilità individuale, sull’onestà intellettuale e sulla libertà di pensiero.


















































































