6 luglio 1533. La morte di Ludovico Ariosto, il poeta dell’Orlando Furioso.

Il 6 luglio 1533 si spegne Ludovico Ariosto.
A Ferrara, dove ha vissuto gran parte della sua vita, cala il sipario su uno dei più grandi autori della letteratura italiana.
Non muore solo un poeta.
Muore un costruttore di universi, un amante della parola, un osservatore disincantato dell’animo umano.
Ma i suoi versi, scolpiti nell’Orlando Furioso, continuano a parlare.
Ludovico Ariosto e il potere delle storie
Nasce a Reggio Emilia nel 1474, in una famiglia che lo indirizza agli studi giuridici.
Ma Ludovico Ariosto, lo capisce presto: ama più Omero del diritto.
Più il ritmo del verso che la logica della legge.
A Ferrara si forma, lavora, si innamora.
Scrive per vivere, ma anche per resistere.
Il suo capolavoro, Orlando Furioso, nasce in un tempo in cui la letteratura è al servizio delle corti.
Eppure lui osa e non si piega.
Scrive un poema epico, sì, ma lo riempie di meraviglia, umorismo, disillusione.
Orlando perde il senno per amore, gli eroi sbagliano, le donne sono forti, libere, centrali.
Ariosto sorride dietro ogni strofa.
Non giudica, ma lascia che il lettore si riconosca nei suoi personaggi.
E lo fa con una lingua elegante, musicale, viva.
L’Orlando Furioso diventa subito un successo.
Si stampa, si legge, si cita.
E oggi resta una delle vette della nostra letteratura, studiata, amata, ancora capace di sorprendere.
La fine di un poeta che resta
Ludovico Ariosto muore a 59 anni, nella sua casa ferrarese.
Chi lo conosce racconta di un uomo ironico, riservato, capace di distillare la vita in versi perfetti.
Ma il suo nome diventerà eterno.
A Ferrara una tomba lo accoglie.
Ma è nella memoria di quanti hanno letto e studiato i suoi versi epici che continua ad abitare.
Il 6 luglio 1533 si spegne Ludovico Ariosto.
A Ferrara, dove ha vissuto gran parte della sua vita, cala il sipario su uno dei più grandi autori della letteratura italiana.
Non muore solo un poeta.
Muore un costruttore di universi, un amante della parola, un osservatore disincantato dell’animo umano.
Ma i suoi versi, scolpiti nell’Orlando Furioso, continuano a parlare.
Ludovico Ariosto e il potere delle storie
Nasce a Reggio Emilia nel 1474, in una famiglia che lo indirizza agli studi giuridici.
Ma Ludovico Ariosto, lo capisce presto: ama più Omero del diritto.
Più il ritmo del verso che la logica della legge.
A Ferrara si forma, lavora, si innamora.
Scrive per vivere, ma anche per resistere.
Il suo capolavoro, Orlando Furioso, nasce in un tempo in cui la letteratura è al servizio delle corti.
Eppure lui osa e non si piega.
Scrive un poema epico, sì, ma lo riempie di meraviglia, umorismo, disillusione.
Orlando perde il senno per amore, gli eroi sbagliano, le donne sono forti, libere, centrali.
Ariosto sorride dietro ogni strofa.
Non giudica, ma lascia che il lettore si riconosca nei suoi personaggi.
E lo fa con una lingua elegante, musicale, viva.
L’Orlando Furioso diventa subito un successo.
Si stampa, si legge, si cita.
E oggi resta una delle vette della nostra letteratura, studiata, amata, ancora capace di sorprendere.
La fine di un poeta che resta
Ludovico Ariosto muore a 59 anni, nella sua casa ferrarese.
Chi lo conosce racconta di un uomo ironico, riservato, capace di distillare la vita in versi perfetti.
Ma il suo nome diventerà eterno.
A Ferrara una tomba lo accoglie.
Ma è nella memoria di quanti hanno letto e studiato i suoi versi epici che continua ad abitare.