Addio a Mohammed Lakhdar-Hamina, il maestro del cinema algerino premiato con la Palma d’Oro.

Un addio che segna la fine di un’epoca
Il 23 maggio 2024 si spegne nella sua casa di Algeri, all’età di 91 anni, il regista e sceneggiatore algerino Mohammed Lakhdar-Hamina.
Con lui se ne va non solo un pioniere del cinema nordafricano, ma anche il più anziano vincitore vivente della Palma d’Oro.
Il premio gli era stato conferito nel 1975 per Cronaca degli anni di fuoco, opera che lo consacra come primo regista arabo e africano ad aggiudicarsi il massimo riconoscimento al Festival di Cannes.
Un traguardo storico che ha aperto la strada al cinema postcoloniale nel mondo.
Cronaca degli anni di fuoco: il film che ha fatto la storia
Girato tra l’Algeria e l’Europa, Cronaca degli anni di fuoco racconta in sei capitoli l’evoluzione della coscienza nazionale algerina, dal 1939 al 1954.
Attraverso lo sguardo del contadino Ahmed, Hamina descrive con potenza visiva e narrativa l’oppressione coloniale e il lento germogliare del sentimento rivoluzionario.
Non è solo un film, ma un atto di memoria collettiva.
Una denuncia contro l’ingiustizia e un omaggio alla dignità di un popolo che lotta per la libertà.
L’opera è ancora oggi considerata uno dei capisaldi del cinema terzomondista.
Un intellettuale tra cinema e resistenza
Formatosi alla FAMU di Praga, una delle accademie cinematografiche più prestigiose d’Europa, Lakhdar-Hamina entra in contatto con le avanguardie del cinema socialista.
Ma è la storia della sua terra a segnare profondamente la sua arte.
Nel 1958 diserta dall’esercito francese per unirsi ai movimenti di resistenza algerina a Tunisi.
Durante il conflitto, suo padre viene torturato e ucciso dall’esercito coloniale: una ferita che si riflette nella forza dei suoi racconti cinematografici.
Al ritorno in patria, nel 1962, fonda l’Office des actualités algériennes, che guida fino al 1974, contribuendo alla rinascita culturale della giovane Algeria indipendente.
La morte e l’eredità di Lakhdar-Hamina
La scomparsa di Mohammed Lakhdar-Hamina lascia un vuoto profondo nel panorama del cinema internazionale.
Il suo impegno politico, la sua estetica potente e il suo coraggio narrativo restano fonte di ispirazione per generazioni di registi, soprattutto nei Paesi del Sud del mondo.
Con lui si spegne una voce autentica, capace di raccontare la storia dalla prospettiva degli oppressi.
Ma il suo cinema, intriso di verità e resistenza, continuerà a vivere.
Proprio come le fiamme della cronaca che ha saputo accendere sul grande schermo.
Un addio che segna la fine di un’epoca
Il 23 maggio 2024 si spegne nella sua casa di Algeri, all’età di 91 anni, il regista e sceneggiatore algerino Mohammed Lakhdar-Hamina.
Con lui se ne va non solo un pioniere del cinema nordafricano, ma anche il più anziano vincitore vivente della Palma d’Oro.
Il premio gli era stato conferito nel 1975 per Cronaca degli anni di fuoco, opera che lo consacra come primo regista arabo e africano ad aggiudicarsi il massimo riconoscimento al Festival di Cannes.
Un traguardo storico che ha aperto la strada al cinema postcoloniale nel mondo.
Cronaca degli anni di fuoco: il film che ha fatto la storia
Girato tra l’Algeria e l’Europa, Cronaca degli anni di fuoco racconta in sei capitoli l’evoluzione della coscienza nazionale algerina, dal 1939 al 1954.
Attraverso lo sguardo del contadino Ahmed, Hamina descrive con potenza visiva e narrativa l’oppressione coloniale e il lento germogliare del sentimento rivoluzionario.
Non è solo un film, ma un atto di memoria collettiva.
Una denuncia contro l’ingiustizia e un omaggio alla dignità di un popolo che lotta per la libertà.
L’opera è ancora oggi considerata uno dei capisaldi del cinema terzomondista.
Un intellettuale tra cinema e resistenza
Formatosi alla FAMU di Praga, una delle accademie cinematografiche più prestigiose d’Europa, Lakhdar-Hamina entra in contatto con le avanguardie del cinema socialista.
Ma è la storia della sua terra a segnare profondamente la sua arte.
Nel 1958 diserta dall’esercito francese per unirsi ai movimenti di resistenza algerina a Tunisi.
Durante il conflitto, suo padre viene torturato e ucciso dall’esercito coloniale: una ferita che si riflette nella forza dei suoi racconti cinematografici.
Al ritorno in patria, nel 1962, fonda l’Office des actualités algériennes, che guida fino al 1974, contribuendo alla rinascita culturale della giovane Algeria indipendente.
La morte e l’eredità di Lakhdar-Hamina
La scomparsa di Mohammed Lakhdar-Hamina lascia un vuoto profondo nel panorama del cinema internazionale.
Il suo impegno politico, la sua estetica potente e il suo coraggio narrativo restano fonte di ispirazione per generazioni di registi, soprattutto nei Paesi del Sud del mondo.
Con lui si spegne una voce autentica, capace di raccontare la storia dalla prospettiva degli oppressi.
Ma il suo cinema, intriso di verità e resistenza, continuerà a vivere.
Proprio come le fiamme della cronaca che ha saputo accendere sul grande schermo.