La guerra di Piero di Fabrizio De André.

Il commiato è un momento particolare nella vita degli esseri umani, carico di emozioni e significati profondi.
Il commiato “segna” il tempo del saluto.
E in particolare il commiato funebre avvolge quel tempo sospeso che è il lasciar andare verso un’altra dimensione chi abbiamo amato.
Attraverso poesie, citazioni e brani scelti con cura, questa rubrica settimanale “Citazioni per il Commiato” vuole offrire un piccolo spazio di riflessione, conforto, memoria e ispirazione alla bellezza.
Che sia per ricordare chi non c’è più o per trovare un momento di intima connessione con se stessi.
Questa settimana citiamo “La guerra di Piero” di Fabrizio De André, una poesia in musica che è una denuncia dell’assurdità della guerra e un inno antimilitarista. Racconta l’atrocità di ogni vita spezzata troppo presto.
Nel 2025 abbiamo celebrato l’ottantesimo anniversario del 25 aprile, Festa della Liberazione.
La memoria storica è fondamentale per un popolo, e in particolare per noi italiani, affinché non ci siano più “mille papaveri rossi” (vite umane) da piangere a causa della guerra e delle ideologie totalitarie e dittatoriali.
L’Italia è una Repubblica antifascista per legge, perché lo dice la nostra Costituzione, non per opinione.
La guerra di Piero
di Fabrizio De André
Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa, non è il tulipano
che ti fan veglia dall’ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.
Lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendano i lucci argentati
non più i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente.
Così dicevi ed era d’inverno
e come gli altri verso l’inferno
te ne vai triste come chi deve
il vento ti sputa in faccia la neve.
Fermati Piero, fermati adesso
lascia che il vento ti passi un po’ addosso
dei morti in battaglia ti porti la voce
chi diede la vita ebbe in cambio una croce.
Ma tu non lo udisti e il tempo passava
con le stagioni a passo di giava
ed arrivasti a varcar la frontiera
in un bel giorno di primavera.
E mentre marciavi con l’anima in spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di un altro colore.
Sparagli Piero, sparagli ora
e dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai esangue
cadere in terra a coprire il suo sangue.
E se gli spari in fronte o nel cuore
soltanto il tempo avrà per morire
ma il tempo a lui resterà per vedere
vedere gli occhi di un uomo che muore.
E mentre gli usi questa premura
quello si volta, ti vede, ha paura
ed imbracciata l’artiglieria
non ti ricambia la cortesia.
Cadesti a terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che il tempo non ti sarebbe bastato
a chiedere perdono per ogni peccato.
Cadesti a terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che la tua vita finiva quel giorno
e non ci sarebbe stato ritorno.
Ninetta mia, crepare di maggio
ci vuole tanto, troppo coraggio
Ninetta bella, dritto all’inferno
avrei preferito andarci in inverno.
E mentre il grano ti stava a sentire
dentro le mani stringevi il fucile
dentro la bocca stringevi parole
troppo gelate per sciogliersi al sole.
Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa, non è il tulipano
che ti fan veglia dall’ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.
La guerra di Piero di Fabrizio De André
La guerra di Piero, scritta nel 1964 e pubblicata per la prima volta nel 1966 è una delle ballate più amate di Fabrizio De André.
È una canzone contro la guerra, ma anche e soprattutto un racconto umano.
Attraverso la storia immaginaria di Piero, giovane soldato che esita a sparare e per questo viene ucciso, De André ci consegna un messaggio universale.
“La vita è fragile e la guerra è un’assurdità che nega ogni possibilità di comprensione e pietà.”
Il brano si ispira a un episodio raccontato da un parente del cantautore, tornato dalla Seconda Guerra Mondiale.
La melodia riprende un tema popolare, quasi una ninna nanna triste.
La voce di De André è dolce e pacata, come se raccontasse una favola senza lieto fine.
Nel contesto di un commiato, La guerra di Piero assume un valore ancora più intenso.
Ci parla di vite spezzate troppo presto, di chi se ne va in silenzio, con la dolcezza negli occhi.
È una canzone che piange la morte, ma anche la bellezza della pace, del rispetto, della scelta di non ferire.
Nel contesto del commiato, ci ricorda che chi amiamo può essere portato via da eventi più grandi di noi.
E che in ogni addio, resta la memoria di ciò che non ha avuto il tempo di compiersi.
Questa canzone, con la sua dolcezza amara e la sua forza poetica, è un saluto profondo e dignitoso.
Un modo per dire addio, senza dimenticare.
Il commiato è un momento particolare nella vita degli esseri umani, carico di emozioni e significati profondi.
Il commiato “segna” il tempo del saluto.
E in particolare il commiato funebre avvolge quel tempo sospeso che è il lasciar andare verso un’altra dimensione chi abbiamo amato.
Attraverso poesie, citazioni e brani scelti con cura, questa rubrica settimanale “Citazioni per il Commiato” vuole offrire un piccolo spazio di riflessione, conforto, memoria e ispirazione alla bellezza.
Che sia per ricordare chi non c’è più o per trovare un momento di intima connessione con se stessi.
Questa settimana citiamo “La guerra di Piero” di Fabrizio De André, una poesia in musica che è una denuncia dell’assurdità della guerra e un inno antimilitarista. Racconta l’atrocità di ogni vita spezzata troppo presto.
Nel 2025 abbiamo celebrato l’ottantesimo anniversario del 25 aprile, Festa della Liberazione.
La memoria storica è fondamentale per un popolo, e in particolare per noi italiani, affinché non ci siano più “mille papaveri rossi” (vite umane) da piangere a causa della guerra e delle ideologie totalitarie e dittatoriali.
L’Italia è una Repubblica antifascista per legge, perché lo dice la nostra Costituzione, non per opinione.
La guerra di Piero
di Fabrizio De André
Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa, non è il tulipano
che ti fan veglia dall’ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.
Lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendano i lucci argentati
non più i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente.
Così dicevi ed era d’inverno
e come gli altri verso l’inferno
te ne vai triste come chi deve
il vento ti sputa in faccia la neve.
Fermati Piero, fermati adesso
lascia che il vento ti passi un po’ addosso
dei morti in battaglia ti porti la voce
chi diede la vita ebbe in cambio una croce.
Ma tu non lo udisti e il tempo passava
con le stagioni a passo di giava
ed arrivasti a varcar la frontiera
in un bel giorno di primavera.
E mentre marciavi con l’anima in spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di un altro colore.
Sparagli Piero, sparagli ora
e dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai esangue
cadere in terra a coprire il suo sangue.
E se gli spari in fronte o nel cuore
soltanto il tempo avrà per morire
ma il tempo a lui resterà per vedere
vedere gli occhi di un uomo che muore.
E mentre gli usi questa premura
quello si volta, ti vede, ha paura
ed imbracciata l’artiglieria
non ti ricambia la cortesia.
Cadesti a terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che il tempo non ti sarebbe bastato
a chiedere perdono per ogni peccato.
Cadesti a terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che la tua vita finiva quel giorno
e non ci sarebbe stato ritorno.
Ninetta mia, crepare di maggio
ci vuole tanto, troppo coraggio
Ninetta bella, dritto all’inferno
avrei preferito andarci in inverno.
E mentre il grano ti stava a sentire
dentro le mani stringevi il fucile
dentro la bocca stringevi parole
troppo gelate per sciogliersi al sole.
Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa, non è il tulipano
che ti fan veglia dall’ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.
La guerra di Piero di Fabrizio De André
La guerra di Piero, scritta nel 1964 e pubblicata per la prima volta nel 1966 è una delle ballate più amate di Fabrizio De André.
È una canzone contro la guerra, ma anche e soprattutto un racconto umano.
Attraverso la storia immaginaria di Piero, giovane soldato che esita a sparare e per questo viene ucciso, De André ci consegna un messaggio universale.
“La vita è fragile e la guerra è un’assurdità che nega ogni possibilità di comprensione e pietà.”
Il brano si ispira a un episodio raccontato da un parente del cantautore, tornato dalla Seconda Guerra Mondiale.
La melodia riprende un tema popolare, quasi una ninna nanna triste.
La voce di De André è dolce e pacata, come se raccontasse una favola senza lieto fine.
Nel contesto di un commiato, La guerra di Piero assume un valore ancora più intenso.
Ci parla di vite spezzate troppo presto, di chi se ne va in silenzio, con la dolcezza negli occhi.
È una canzone che piange la morte, ma anche la bellezza della pace, del rispetto, della scelta di non ferire.
Nel contesto del commiato, ci ricorda che chi amiamo può essere portato via da eventi più grandi di noi.
E che in ogni addio, resta la memoria di ciò che non ha avuto il tempo di compiersi.
Questa canzone, con la sua dolcezza amara e la sua forza poetica, è un saluto profondo e dignitoso.
Un modo per dire addio, senza dimenticare.

















































































