Il Grande Torino. Accadde il 4 maggio 1949: rievocazione di una tragedia umana e sportiva.

4 maggio 2025: a Superga per ricordare i 76 anni dalla tragedia del Grande Torino

Domenica 4 maggio 2025, nel piazzale della magnifica basilica che svetta a 600 m sul colle che guarda la città di Torino, si celebrano 76 anni dalla tragedia di Superga, l’incidente aereo che segnò la sorte dell’intera squadra del Grande Torino.

Ancora oggi ci si interroga su come sarebbe stata la storia del calcio senza quella sventurata sorte degli “Invincibili”, al tempo ritenuti la squadra più forte d’Europa e quindi, del mondo.

La tragedia del Grande Torino: la sequenza del terribile incidente

Come si svolsero gli eventi è cosa nota: il decollo da Lisbona alle 9:40 del trimotore Fiat 212 che riportava a Torino la squadra Granata dopo un’amichevole giocata con il Benfica, e poi, alle 17:03, a pochi minuti dall’atterraggio, lo schianto dell’aereo contro il muraglione della Basilica di Superga.

Tante ipotesi, il vento trasversale, la visibilità praticamente nulla, ma quasi certamente, la responsabilità fu di un altimetro rotto.

Un’Italia attonita davanti a 31 vite spezzate

Nel disastroso impatto erano volate via le vite di 18 calciatori: Bacigalupo, Aldo e Dino Ballarin, Bongiorni, Castigliano, Fadini, Gabetto, Grava, Grezar, Loik, Maroso, Martelli, Mazzola, Menti, Operto, Ossola, Rigamonti e Schubert.

La totalità del Grande Torino che si era presentato a Lisbona.

Solo due atleti di tutto l’organico erano sopravvissuti: l’infortunato Sauro Tomà, rimasto a Torino, e Renato Gandolfi, che ugualmente non era partito, sostituito dal terzo portiere.

Gli altri caduti furono i dirigenti Agnisetta, Civallieri e Bonaiuti, tre giornalisti sportivi e tre membri dello staff: l’allenatore Lievesley, il direttore tecnico Erbstein, il massaggiatore Cortina.

E infine morirono anche i quattro membri dell’equipaggio, per un totale di 31 vite immolate in un solo, tragico istante.

Il Grande Torino: un tributo che si rinnova ogni anno

Un breve riassunto destinato soprattutto a quei lettori che non conoscono i risvolti di quella vicenda lontana ma ancora viva.

E un invito per una gita fino a Superga il 4 maggio.

Ogni anno si rinnova un grande raduno sportivo, un tributo, una imperdibile festa popolare, per condividere e per comprendere le memorie di un passato storico italiano, a sua volta da tramandare.

Quella squadra era il simbolo di un’Italia ferita che si stava riscattando dalla guerra.

Molte ragioni in più per andare in tanti fino a Superga e mescolarsi all’avvenimento, soprattutto per chi non c’è mai stato.

È un invito rivolto anche alle famiglie; che portino i loro bambini, il calcio è lo sport più bello del mondo e in questo caso la bandiera è di secondaria importanza.

L’adunanza del popolo Granata, mai come quest’anno, dovrebbe essere un momento italiano che trasforma un triste evento in gran festa.

Un ricordo, un omaggio e soprattutto un segnale di unità e di speranza.

C’è bisogno anche di questo, soprattutto in questo momento di tensione geopolitica che sta intaccando la serenità della brava gente con nuovi venti di guerra che soffiano sempre da poche, nefaste menti di autocrati guerrafondai. Diavoli assetati di morte, di gloria immortale, di sangue innocente.

Carlo Mariano Sartoris

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Come si svolsero gli eventi è cosa nota: il decollo da Lisbona alle 9:40 del trimotore Fiat 212 che riportava a Torino la squadra Granata dopo un’amichevole giocata con il Benfica, e poi, alle 17:03, a pochi minuti dall’atterraggio, lo schianto dell’aereo contro il muraglione della Basilica di Superga.

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E un invito per una gita fino a Superga il 4 maggio.

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