Mummia in Austria: chi era l’uomo ritrovato e come il suo corpo si è conservato per secoli.

Mummia in Austria: chi era l’uomo ritrovato e come il suo corpo si è conservato per secoli.
Nel silenzio di una cripta austriaca, è riemerso il corpo di un uomo vissuto oltre due secoli fa.
Il suo aspetto mummificato ha sorpreso tutti: pelle essiccata, indumenti sacerdotali e una conservazione quasi perfetta della parte superiore del corpo.
Questa mummia, ritrovata nel castello di Graefenstein, ha subito destato l’interesse della comunità scientifica e storica.
Durante i lavori di restauro avviati nel 2023, è stato autorizzato un esame approfondito.
A guidare l’équipe c’era il patologo tedesco Andreas Nerlich dell’Università Ludwig Maximilian di Monaco.
Le analisi hanno incluso scansioni TAC, radiografie e prelievi di tessuti.
Grazie alla datazione al radiocarbonio, è emerso che l’uomo è morto tra il 1734 e il 1780, all’età stimata tra i 35 e i 45 anni.
Il cappellano Sidler e una tecnica mai documentata
Tutti gli indizi portano a identificare la mummia come quella di un vicario parrocchiale della regione, probabilmente tale Sidler, legato al vicino monastero di Waldhausen.
Lo stile alimentare rilevato da ossa, denti e pelle conferma una dieta tipica dell’Europa centrale, ricca di carne e cereali.
Le condizioni del corpo non mostrano segni esterni di intervento chirurgico.
Le pareti addominali sono integre.
Tuttavia, le TAC hanno rivelato la presenza interna di materiali molto particolari: trucioli di abete rosso, lino, canapa, tessuti ricamati e tracce di cloruro di zinco.
Il riempimento dell’intestino con questi materiali è stato probabilmente effettuato attraverso il retto.
Una modalità mai documentata prima nella letteratura scientifica.
Secondo i ricercatori, questi elementi avrebbero assorbito l’umidità e abbattuto la carica batterica.
Il cloruro di zinco ha contribuito all’essiccazione, garantendo uno stato sorprendente di conservazione del tronco.
Al contrario, volto e arti inferiori mostrano segni di decomposizione.
L’ipotesi più accreditata è che questa forma di imbalsamazione servisse a evitare il diffondersi del miasma, la cosiddetta “aria cattiva”.
Oppure, che fosse necessaria per permettere il trasporto del corpo verso la sua terra d’origine.
Mummia in Austria: chi era l’uomo ritrovato e come il suo corpo si è conservato per secoli.
Nel silenzio di una cripta austriaca, è riemerso il corpo di un uomo vissuto oltre due secoli fa.
Il suo aspetto mummificato ha sorpreso tutti: pelle essiccata, indumenti sacerdotali e una conservazione quasi perfetta della parte superiore del corpo.
Questa mummia, ritrovata nel castello di Graefenstein, ha subito destato l’interesse della comunità scientifica e storica.
Durante i lavori di restauro avviati nel 2023, è stato autorizzato un esame approfondito.
A guidare l’équipe c’era il patologo tedesco Andreas Nerlich dell’Università Ludwig Maximilian di Monaco.
Le analisi hanno incluso scansioni TAC, radiografie e prelievi di tessuti.
Grazie alla datazione al radiocarbonio, è emerso che l’uomo è morto tra il 1734 e il 1780, all’età stimata tra i 35 e i 45 anni.
Il cappellano Sidler e una tecnica mai documentata
Tutti gli indizi portano a identificare la mummia come quella di un vicario parrocchiale della regione, probabilmente tale Sidler, legato al vicino monastero di Waldhausen.
Lo stile alimentare rilevato da ossa, denti e pelle conferma una dieta tipica dell’Europa centrale, ricca di carne e cereali.
Le condizioni del corpo non mostrano segni esterni di intervento chirurgico.
Le pareti addominali sono integre.
Tuttavia, le TAC hanno rivelato la presenza interna di materiali molto particolari: trucioli di abete rosso, lino, canapa, tessuti ricamati e tracce di cloruro di zinco.
Il riempimento dell’intestino con questi materiali è stato probabilmente effettuato attraverso il retto.
Una modalità mai documentata prima nella letteratura scientifica.
Secondo i ricercatori, questi elementi avrebbero assorbito l’umidità e abbattuto la carica batterica.
Il cloruro di zinco ha contribuito all’essiccazione, garantendo uno stato sorprendente di conservazione del tronco.
Al contrario, volto e arti inferiori mostrano segni di decomposizione.
L’ipotesi più accreditata è che questa forma di imbalsamazione servisse a evitare il diffondersi del miasma, la cosiddetta “aria cattiva”.
Oppure, che fosse necessaria per permettere il trasporto del corpo verso la sua terra d’origine.