1° luglio 1860. Muore Charles Goodyear, l’uomo che diede “elasticità” al futuro.

Il 1° luglio 1860, Charles Goodyear muore a New York.
Ha 59 anni.
Non possiede quasi nulla.
Ma ha cambiato il mondo.
La sua invenzione – la vulcanizzazione della gomma – rende possibile l’industria moderna.
Macchine, scarpe, cavi, pneumatici, valvole: tutto ciò che oggi è flessibile e resistente gli deve qualcosa.
Eppure, il nome Goodyear non compare sulle sue scarpe.
Non c’è brevetto milionario, non c’è successo immediato.
C’è solo la determinazione di un uomo che crede fino in fondo nella propria idea.
Anche quando tutto intorno gli dice di smettere.
Charles Goodyear, la gomma, l’ossessione, e un laboratorio improvvisato
Charles Goodyear nasce nel 1800 a New Haven, Connecticut.
Cresce in una famiglia che fabbrica attrezzi in metallo.
È curioso, instancabile, irrequieto.
Nel 1830, inizia a interessarsi alla gomma.
All’epoca è un materiale problematico: si scioglie al caldo, si irrigidisce al freddo.
Inutile.
Goodyear non si arrende.
Vende tutto.
Trascina la moglie e i figli in una vita precaria.
Sperimenta in cucina, nei sottoscala, persino in prigione per debiti.
Un giorno, quasi per caso, mescola gomma e zolfo, poi scalda la miscela.
Succede qualcosa.
La materia cambia.
Nasce la gomma vulcanizzata: elastica, stabile, pronta per l’industria.
Ma nessuno lo prende sul serio.
In tribunale, perde le cause per il brevetto.
In banca, perde ogni sicurezza.
La gloria arriverà troppo tardi.
Il giorno della fine, il tempo della memoria
Charles Goodyear muore il 1° luglio 1860, stroncato da malattia e fatica.
Viene sepolto nel Grove Street Cemetery, a New Haven.
Solo anni dopo, il suo contributo viene riconosciuto.
Nel 1898, un imprenditore fonda la Goodyear Tire & Rubber Company, in suo onore.
E oggi quel nome gira il mondo su ogni ruota, su ogni strada.
Goodyear non diventa ricco.
Ma lascia un’eredità che continua a scorrere sotto i nostri passi.
Silenziosa, tenace e flessibile, come la sua invenzione.
Il 1° luglio 1860, Charles Goodyear muore a New York.
Ha 59 anni.
Non possiede quasi nulla.
Ma ha cambiato il mondo.
La sua invenzione – la vulcanizzazione della gomma – rende possibile l’industria moderna.
Macchine, scarpe, cavi, pneumatici, valvole: tutto ciò che oggi è flessibile e resistente gli deve qualcosa.
Eppure, il nome Goodyear non compare sulle sue scarpe.
Non c’è brevetto milionario, non c’è successo immediato.
C’è solo la determinazione di un uomo che crede fino in fondo nella propria idea.
Anche quando tutto intorno gli dice di smettere.
Charles Goodyear, la gomma, l’ossessione, e un laboratorio improvvisato
Charles Goodyear nasce nel 1800 a New Haven, Connecticut.
Cresce in una famiglia che fabbrica attrezzi in metallo.
È curioso, instancabile, irrequieto.
Nel 1830, inizia a interessarsi alla gomma.
All’epoca è un materiale problematico: si scioglie al caldo, si irrigidisce al freddo.
Inutile.
Goodyear non si arrende.
Vende tutto.
Trascina la moglie e i figli in una vita precaria.
Sperimenta in cucina, nei sottoscala, persino in prigione per debiti.
Un giorno, quasi per caso, mescola gomma e zolfo, poi scalda la miscela.
Succede qualcosa.
La materia cambia.
Nasce la gomma vulcanizzata: elastica, stabile, pronta per l’industria.
Ma nessuno lo prende sul serio.
In tribunale, perde le cause per il brevetto.
In banca, perde ogni sicurezza.
La gloria arriverà troppo tardi.
Il giorno della fine, il tempo della memoria
Charles Goodyear muore il 1° luglio 1860, stroncato da malattia e fatica.
Viene sepolto nel Grove Street Cemetery, a New Haven.
Solo anni dopo, il suo contributo viene riconosciuto.
Nel 1898, un imprenditore fonda la Goodyear Tire & Rubber Company, in suo onore.
E oggi quel nome gira il mondo su ogni ruota, su ogni strada.
Goodyear non diventa ricco.
Ma lascia un’eredità che continua a scorrere sotto i nostri passi.
Silenziosa, tenace e flessibile, come la sua invenzione.