14 giugno 1996. Muore Gesualdo Bufalino, autore di “Diceria dell’untore”.

Gesualdo Bufalino nasce a Comiso, in provincia di Ragusa, il 15 novembre 1920.
Per anni lavora come insegnante e traduttore, scrivendo nell’ombra, nel silenzio di chi crede che la letteratura sia un atto intimo.
Poi, nel 1981, qualcosa cambia.
Grazie all’amico Leonardo Sciascia e ad Elvira Sellerio, il manoscritto Diceria dell’untore diventa libro.
Il successo è immediato.
L’Italia scopre un narratore raffinato, ironico, colto, capace di raccontare la malattia, la morte e la salvezza con una lingua sontuosa e profonda.
Gesualdo Bufalino, il tempo e la bellezza
La sua scrittura è intrisa di Sicilia, ma è anche universale. Parla del tempo, della memoria, della fragilità umana.
Ogni frase è cesellata con attenzione, ogni parola è scelta con cura artigianale.
Nel corso degli anni pubblica romanzi, raccolte di racconti e saggi.
Le menzogne della notte, con cui vince il Premio Strega nel 1988, conferma la sua capacità di giocare con i registri narrativi e filosofici.
La sua penna si muove tra le ombre della storia e i chiaroscuri dell’anima.
Eppure, c’è sempre in lui una vena lieve, quasi sorridente, anche quando affronta i temi più dolorosi.
L’ultimo sguardo
Gesualdo Bufalino muore il 14 giugno 1996 a Vittoria, in Sicilia, a seguito di un tragico incidente stradale.
Ha 75 anni e da poco più di un decennio è entrato nella scena letteraria italiana, ma con un’intensità tale da lasciare un segno duraturo.
Il suo corpo viene sepolto nel cimitero della città, tra le strade che hanno custodito per anni i suoi passi discreti.
Le sue opere restano a testimoniare un dialogo profondo con la bellezza e con la morte.
In sua memoria è stata creata la Fondazione Gesualdo Bufalino e un Premio letterario a lui dedicato, per approfondire visita il sito www.fondazionebufalino.it
“La felicità esiste, ne ho sentito parlare” GB
LPP
Gesualdo Bufalino nasce a Comiso, in provincia di Ragusa, il 15 novembre 1920.
Per anni lavora come insegnante e traduttore, scrivendo nell’ombra, nel silenzio di chi crede che la letteratura sia un atto intimo.
Poi, nel 1981, qualcosa cambia.
Grazie all’amico Leonardo Sciascia e ad Elvira Sellerio, il manoscritto Diceria dell’untore diventa libro.
Il successo è immediato.
L’Italia scopre un narratore raffinato, ironico, colto, capace di raccontare la malattia, la morte e la salvezza con una lingua sontuosa e profonda.
Gesualdo Bufalino, il tempo e la bellezza
La sua scrittura è intrisa di Sicilia, ma è anche universale. Parla del tempo, della memoria, della fragilità umana.
Ogni frase è cesellata con attenzione, ogni parola è scelta con cura artigianale.
Nel corso degli anni pubblica romanzi, raccolte di racconti e saggi.
Le menzogne della notte, con cui vince il Premio Strega nel 1988, conferma la sua capacità di giocare con i registri narrativi e filosofici.
La sua penna si muove tra le ombre della storia e i chiaroscuri dell’anima.
Eppure, c’è sempre in lui una vena lieve, quasi sorridente, anche quando affronta i temi più dolorosi.
L’ultimo sguardo
Gesualdo Bufalino muore il 14 giugno 1996 a Vittoria, in Sicilia, a seguito di un tragico incidente stradale.
Ha 75 anni e da poco più di un decennio è entrato nella scena letteraria italiana, ma con un’intensità tale da lasciare un segno duraturo.
Il suo corpo viene sepolto nel cimitero della città, tra le strade che hanno custodito per anni i suoi passi discreti.
Le sue opere restano a testimoniare un dialogo profondo con la bellezza e con la morte.
In sua memoria è stata creata la Fondazione Gesualdo Bufalino e un Premio letterario a lui dedicato, per approfondire visita il sito www.fondazionebufalino.it
“La felicità esiste, ne ho sentito parlare” GB
LPP