15 maggio 1886. Muore Emily Dickinson, la voce sussurrata della poesia americana.

Emily Dickinson nasce ad Amherst, nel Massachusetts, in una famiglia colta e benestante.
Fin da giovane sviluppa un legame speciale con la scrittura, che diventa il suo rifugio e il suo modo di esplorare l’esistenza.
Vive gran parte della sua vita nella casa paterna, scegliendo una quotidianità ritirata che però non spegne la sua creatività.
La sua sensibilità la porta a interrogarsi su temi come la morte, l’eternità, la natura e l’amore, con una profondità che supera i confini del suo tempo.
La rivoluzione silenziosa di Emily Dickinson
Durante la sua vita, Emily pubblica pochissime poesie, spesso modificate dagli editori senza il suo consenso.
La sua scrittura, fatta di versi brevi, immagini folgoranti e un uso innovativo della punteggiatura, appare troppo audace per i canoni ottocenteschi.
Usa spesso la lettera come forma di dialogo, affidando ai suoi corrispondenti frammenti della sua anima.
Solo dopo la sua morte, grazie al lavoro di sua sorella Lavinia e di pochi altri amici, emerge l’immensità della sua opera: oltre 1.800 poesie, molte delle quali ancora oggi capaci di parlare con forza al cuore del lettore.
Un addio senza clamore
Emily Dickinson si spegne ad Amherst il 15 maggio 1886, a 55 anni, dopo aver combattuto contro una malattia ai reni.
La cerimonia funebre si tiene nella casa di famiglia, come da lei richiesto.
Viene poi sepolta nel West Cemetery di Amherst, con una semplice lapide che riporta il suo nome e due parole: “Called Back”.
Una scelta minimale, che riflette perfettamente il suo stile sobrio.
Emily Dickinson nasce ad Amherst, nel Massachusetts, in una famiglia colta e benestante.
Fin da giovane sviluppa un legame speciale con la scrittura, che diventa il suo rifugio e il suo modo di esplorare l’esistenza.
Vive gran parte della sua vita nella casa paterna, scegliendo una quotidianità ritirata che però non spegne la sua creatività.
La sua sensibilità la porta a interrogarsi su temi come la morte, l’eternità, la natura e l’amore, con una profondità che supera i confini del suo tempo.
La rivoluzione silenziosa di Emily Dickinson
Durante la sua vita, Emily pubblica pochissime poesie, spesso modificate dagli editori senza il suo consenso.
La sua scrittura, fatta di versi brevi, immagini folgoranti e un uso innovativo della punteggiatura, appare troppo audace per i canoni ottocenteschi.
Usa spesso la lettera come forma di dialogo, affidando ai suoi corrispondenti frammenti della sua anima.
Solo dopo la sua morte, grazie al lavoro di sua sorella Lavinia e di pochi altri amici, emerge l’immensità della sua opera: oltre 1.800 poesie, molte delle quali ancora oggi capaci di parlare con forza al cuore del lettore.
Un addio senza clamore
Emily Dickinson si spegne ad Amherst il 15 maggio 1886, a 55 anni, dopo aver combattuto contro una malattia ai reni.
La cerimonia funebre si tiene nella casa di famiglia, come da lei richiesto.
Viene poi sepolta nel West Cemetery di Amherst, con una semplice lapide che riporta il suo nome e due parole: “Called Back”.
Una scelta minimale, che riflette perfettamente il suo stile sobrio.