17 maggio 1972. L’omicidio del commissario Luigi Calabresi, vittima del terrorismo.

Luigi Calabresi nasce a Roma il 14 novembre 1937.
Si laurea in Giurisprudenza all’Università La Sapienza e sceglie di entrare nella Polizia di Stato.
La sua carriera lo porta a Milano, dove si occupa di questioni delicate legate ai movimenti sociali e politici che agitano l’Italia degli anni Sessanta.
In poco tempo diventa una figura di riferimento per la gestione dell’ordine pubblico in un’epoca segnata da forti tensioni.
Luigi Calabresi e gli anni di piombo
Negli anni più turbolenti della storia italiana recente, Calabresi si trova al centro di avvenimenti drammatici.
L’anarchico Giuseppe Pinelli, precipita da una finestra della Questura di Milano durante un interrogatorio nell’ambito delle indagini sulla Strage di piazza Fontana a Brescia. Per la sua presenza nella stanza dove si svolgeva quell’interrogatorio il commissario Calabresi viene pesantemente coinvolto da campagne di stampa denigratorie e contestazioni pubbliche.
Nonostante il clima ostile che lo avvolge continua a svolgere il suo lavoro con fermezza e senso del dovere.
Diventa bersaglio di un clima di odio che, in quel tempo, travolge molti servitori dello Stato, in una stagione in cui la tensione politica sfocia spesso nella violenza terroristica.
L’agguato e il ricordo
La mattina del 17 maggio 1972, mentre sta uscendo dalla sua abitazione in via Cherubini a Milano, Luigi Calabresi viene assassinato con due colpi di pistola alla schiena.
A casa aveva appena salutato la moglie, Gemma e i due figli, Mario e Paolo. Poche settimane dopo la sua morte nasce il terzo figlio, Luigi.
La sua morte scuote profondamente il Paese e diventa uno dei momenti simbolo della stagione degli anni di piombo.
I colpevoli dell’assassinio Calabresi furono individuati solo nel 1988: Ovidio Bompressi e Leonardo Marino come esecutori materiali, Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri come mandanti. Tutti erano leader o esponenti passati di Lotta Continua. Gli imputati furono condannati in via definitiva nel 1997.
Oggi Luigi Calabresi riposa nel cimitero Monumentale di Milano, e il suo nome resta legato al difficile cammino della democrazia italiana.
LPP
Luigi Calabresi nasce a Roma il 14 novembre 1937.
Si laurea in Giurisprudenza all’Università La Sapienza e sceglie di entrare nella Polizia di Stato.
La sua carriera lo porta a Milano, dove si occupa di questioni delicate legate ai movimenti sociali e politici che agitano l’Italia degli anni Sessanta.
In poco tempo diventa una figura di riferimento per la gestione dell’ordine pubblico in un’epoca segnata da forti tensioni.
Luigi Calabresi e gli anni di piombo
Negli anni più turbolenti della storia italiana recente, Calabresi si trova al centro di avvenimenti drammatici.
L’anarchico Giuseppe Pinelli, precipita da una finestra della Questura di Milano durante un interrogatorio nell’ambito delle indagini sulla Strage di piazza Fontana a Brescia. Per la sua presenza nella stanza dove si svolgeva quell’interrogatorio il commissario Calabresi viene pesantemente coinvolto da campagne di stampa denigratorie e contestazioni pubbliche.
Nonostante il clima ostile che lo avvolge continua a svolgere il suo lavoro con fermezza e senso del dovere.
Diventa bersaglio di un clima di odio che, in quel tempo, travolge molti servitori dello Stato, in una stagione in cui la tensione politica sfocia spesso nella violenza terroristica.
L’agguato e il ricordo
La mattina del 17 maggio 1972, mentre sta uscendo dalla sua abitazione in via Cherubini a Milano, Luigi Calabresi viene assassinato con due colpi di pistola alla schiena.
A casa aveva appena salutato la moglie, Gemma e i due figli, Mario e Paolo. Poche settimane dopo la sua morte nasce il terzo figlio, Luigi.
La sua morte scuote profondamente il Paese e diventa uno dei momenti simbolo della stagione degli anni di piombo.
I colpevoli dell’assassinio Calabresi furono individuati solo nel 1988: Ovidio Bompressi e Leonardo Marino come esecutori materiali, Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri come mandanti. Tutti erano leader o esponenti passati di Lotta Continua. Gli imputati furono condannati in via definitiva nel 1997.
Oggi Luigi Calabresi riposa nel cimitero Monumentale di Milano, e il suo nome resta legato al difficile cammino della democrazia italiana.
LPP