2 luglio 1997. Muore James Stewart, stile ed eleganza ad Hollywood.

James Stewart muore il 2 luglio 1997, nella sua casa di Beverly Hills.
Ha 89 anni.
La sua voce roca, sincera, si spegne nel silenzio di un’estate californiana.
Ma resta nelle pellicole in bianco e nero che ancora oggi ci parlano di una Hollywood permeata di stile ed eleganza.
Non ha mai cercato la fama. Eppure, diventa uno dei volti più riconoscibili e amati del cinema americano.
Con la sua presenza lieve e malinconica, riesce a trasformare la semplicità in potenza narrativa.
Da “La vita è meravigliosa” a Hitchcock: la misura profonda dell’uomo
James nasce il 20 maggio 1908 a Indiana, in Pennsylvania.
Ingegnere meccanico di formazione, lascia ogni progetto accademico per salire su un palcoscenico.
La sua è una scelta di pelle, istintiva.
E funziona.
Il successo arriva con Frank Capra.
Nel ruolo di George Bailey in La vita è meravigliosa, Stewart incarna un uomo sull’orlo del baratro, che scopre il valore della propria esistenza.
Non è un eroe.
È un uomo qualunque, ma capace di cambiare il mondo con piccoli gesti.
E proprio per questo, ci entra dentro.
Poi arriva Alfred Hitchcock.
Con lui, James Stewart si spoglia della purezza idealista e si misura con l’ambiguità: La finestra sul cortile, La donna che visse due volte, Nodo alla gola.
Lo sguardo si fa inquieto, il passo incerto.
Eppure, anche nei ruoli più oscuri, la sua umanità resta intatta.
È questo il suo dono: restare vicino allo spettatore, sempre.
James Stewart, il giorno dell’addio
Nel 1941 si arruola volontariamente nell’aeronautica militare.
Combatte sul serio, diventa colonnello, viene decorato.
Come nella vita, anche nella guerra, resta coerente con il suo stile: sobrio, discreto, vero.
Quando la salute inizia a peggiorare, si ritira dalla scena pubblica.
Il 2 luglio 1997 muore per embolia polmonare.
Ai funerali, celebrati nella chiesa presbiteriana di Beverly Hills, la commozione è composta.
Hollywood saluta uno dei suoi grandi, ma senza fronzoli.
Come sarebbe piaciuto a lui.
James Stewart muore il 2 luglio 1997, nella sua casa di Beverly Hills.
Ha 89 anni.
La sua voce roca, sincera, si spegne nel silenzio di un’estate californiana.
Ma resta nelle pellicole in bianco e nero che ancora oggi ci parlano di una Hollywood permeata di stile ed eleganza.
Non ha mai cercato la fama. Eppure, diventa uno dei volti più riconoscibili e amati del cinema americano.
Con la sua presenza lieve e malinconica, riesce a trasformare la semplicità in potenza narrativa.
Da “La vita è meravigliosa” a Hitchcock: la misura profonda dell’uomo
James nasce il 20 maggio 1908 a Indiana, in Pennsylvania.
Ingegnere meccanico di formazione, lascia ogni progetto accademico per salire su un palcoscenico.
La sua è una scelta di pelle, istintiva.
E funziona.
Il successo arriva con Frank Capra.
Nel ruolo di George Bailey in La vita è meravigliosa, Stewart incarna un uomo sull’orlo del baratro, che scopre il valore della propria esistenza.
Non è un eroe.
È un uomo qualunque, ma capace di cambiare il mondo con piccoli gesti.
E proprio per questo, ci entra dentro.
Poi arriva Alfred Hitchcock.
Con lui, James Stewart si spoglia della purezza idealista e si misura con l’ambiguità: La finestra sul cortile, La donna che visse due volte, Nodo alla gola.
Lo sguardo si fa inquieto, il passo incerto.
Eppure, anche nei ruoli più oscuri, la sua umanità resta intatta.
È questo il suo dono: restare vicino allo spettatore, sempre.
James Stewart, il giorno dell’addio
Nel 1941 si arruola volontariamente nell’aeronautica militare.
Combatte sul serio, diventa colonnello, viene decorato.
Come nella vita, anche nella guerra, resta coerente con il suo stile: sobrio, discreto, vero.
Quando la salute inizia a peggiorare, si ritira dalla scena pubblica.
Il 2 luglio 1997 muore per embolia polmonare.
Ai funerali, celebrati nella chiesa presbiteriana di Beverly Hills, la commozione è composta.
Hollywood saluta uno dei suoi grandi, ma senza fronzoli.
Come sarebbe piaciuto a lui.