20 giugno 1995. Muore Emil Cioran, pensatore dell’abisso.

Il 20 giugno 1995 muore a Parigi Emil Cioran, scrittore e filosofo romeno naturalizzato francese, maestro del paradosso e del disincanto.
Nato nel 1911 a Rășinari, un piccolo villaggio della Transilvania, Cioran cresce immerso in un paesaggio montano che diventa lo sfondo interiore della sua riflessione esistenziale.
Studia filosofia a Bucarest, si appassiona a Nietzsche, a Schopenhauer e alla mistica.
Ma fin dall’inizio la sua scrittura prende una direzione tutta sua: frammentaria, tagliente, aforistica.
Non costruisce sistemi, li abbatte.
Non cerca consolazioni, ma le disintegra con ferocia.
Una voce contro ogni speranza
Emil Cioran scrive in romeno fino al suo trasferimento a Parigi, nel 1937.
Nella capitale francese scopre una nuova lingua e una nuova forma.
La scelta di scrivere in francese segna una svolta: abbandona l’enfasi giovanile e trova uno stile ancora più essenziale.
I suoi libri — tra cui Sommario di decomposizione, Il funesto demiurgo e L’inconveniente di essere nati — diventano oggetti affilati, carichi di nichilismo e ironia nera.
La sua filosofia non si propone di salvare l’uomo, ma di mostrarne il vuoto.
Eppure, proprio in quel vuoto, Cioran trova una forma di libertà.
Leggere Cioran significa confrontarsi con i limiti della ragione e della speranza, ma anche scoprire una straordinaria lucidità sul senso (e il nonsenso) della vita.
Non si definisce mai un filosofo accademico: rifiuta il mondo universitario, rifugge i convegni, evita qualsiasi ideologia.
Scrive per necessità, per sopravvivere a sé stesso.
La morte di Emil Cioran e la sua eredità inquieta
Emil Cioran muore a Parigi nel 1995, dopo una lunga malattia degenerativa che lo aveva privato della parola.
Riposa al Cimitero di Montparnasse, accanto alla sua compagna Simone Boué.
Il 20 giugno 1995 muore a Parigi Emil Cioran, scrittore e filosofo romeno naturalizzato francese, maestro del paradosso e del disincanto.
Nato nel 1911 a Rășinari, un piccolo villaggio della Transilvania, Cioran cresce immerso in un paesaggio montano che diventa lo sfondo interiore della sua riflessione esistenziale.
Studia filosofia a Bucarest, si appassiona a Nietzsche, a Schopenhauer e alla mistica.
Ma fin dall’inizio la sua scrittura prende una direzione tutta sua: frammentaria, tagliente, aforistica.
Non costruisce sistemi, li abbatte.
Non cerca consolazioni, ma le disintegra con ferocia.
Una voce contro ogni speranza
Emil Cioran scrive in romeno fino al suo trasferimento a Parigi, nel 1937.
Nella capitale francese scopre una nuova lingua e una nuova forma.
La scelta di scrivere in francese segna una svolta: abbandona l’enfasi giovanile e trova uno stile ancora più essenziale.
I suoi libri — tra cui Sommario di decomposizione, Il funesto demiurgo e L’inconveniente di essere nati — diventano oggetti affilati, carichi di nichilismo e ironia nera.
La sua filosofia non si propone di salvare l’uomo, ma di mostrarne il vuoto.
Eppure, proprio in quel vuoto, Cioran trova una forma di libertà.
Leggere Cioran significa confrontarsi con i limiti della ragione e della speranza, ma anche scoprire una straordinaria lucidità sul senso (e il nonsenso) della vita.
Non si definisce mai un filosofo accademico: rifiuta il mondo universitario, rifugge i convegni, evita qualsiasi ideologia.
Scrive per necessità, per sopravvivere a sé stesso.
La morte di Emil Cioran e la sua eredità inquieta
Emil Cioran muore a Parigi nel 1995, dopo una lunga malattia degenerativa che lo aveva privato della parola.
Riposa al Cimitero di Montparnasse, accanto alla sua compagna Simone Boué.