20 maggio 2001. Muore Renato Carosone, genio napoletano della musica.

Renato Carosone: l’infanzia a Napoli e i primi passi verso la musica
Renato Carosone nasce a Napoli il 3 gennaio 1920, all’anagrafe con il cognome Carusone.
Fin da piccolo, dimostra un amore profondo per la musica.
La madre Carolina gli trasmette la passione per il pianoforte, strumento con cui inizia a cimentarsi fin da giovanissimo.
Quando la donna muore, Renato ha solo sette anni, ma il padre Antonio lo sprona a coltivare il talento.
A 14 anni compone il suo primo brano e, appena un anno dopo, suona per cinque lire a serata in un teatrino dell’Opera dei Pupi.
A soli 17 anni consegue il diploma in pianoforte al Conservatorio San Pietro a Majella.
Dall’Africa Orientale al ritorno in patria
Carosone viene scritturato da una compagnia teatrale diretta in Africa Orientale Italiana.
Inizia a lavorare ad Asmara, dove conquista il cuore della ballerina Italia Levidi, che diventa sua moglie nel 1938.
Dopo una parentesi ad Addis Abeba come direttore d’orchestra, è costretto a rientrare a causa della guerra.
Durante il conflitto, suona per i soldati italiani in Somalia.
Esperienze che arricchiscono profondamente il suo linguaggio musicale.
Il ritorno a Napoli e la nascita del mito
Nel 1946 fa ritorno a Napoli, portando con sé un bagaglio musicale cosmopolita.
Nel 1949 fonda il Trio Carosone, che si esibisce allo Shaker Club, formando la base del suo stile unico.
L’incontro con Nino Oliviero segna una svolta: nel 1950 incide Oh Susanna, che apre la strada a un successo crescente.
Renato Carosone: gli anni ’50 e l’ascesa alla celebrità
Con il Sestetto Carosone conquista il pubblico italiano.
Nel 1954 appare in TV e partecipa al Festival di Sanremo, dove arriva terzo con …e la barca tornò sola.
Ma il successo definitivo arriva con Maruzzella, seguita da Anema e core, Malafemmena e Torero.
L’arrivo di Nisa (Nicola Salerno) nella sua carriera porta a un’altra hit immortale: Tu vuò fa’ l’americano.
Un brano che nasce in 15 minuti, mescolando swing, jazz e spirito partenopeo.
Il successo internazionale e la consacrazione
Carosone varca i confini nazionali e arriva a esibirsi alla Carnegie Hall di New York il 6 gennaio 1958.
Un traguardo che conferma la sua fama internazionale.
I suoi pezzi diventano simbolo dell’Italia all’estero.
Il mondo conosce Caravan petrol, ‘O sarracino, Pigliate ‘na pastiglia.
Un repertorio che coniuga ironia, ritmo e tradizione.
Renato Carosone: il ritiro e gli ultimi anni
All’apice del successo, nel 1959, Carosone decide di ritirarsi dalle scene.
Ritorna nel 1975 con un concerto alla Bussola di Focette.
Negli anni successivi, partecipa a eventi internazionali e nel 1989 gareggia a Sanremo con ‘Na canzuncella doce doce.
Il suo ultimo concerto si tiene a Napoli, in Piazza del Plebiscito, nel Capodanno del 1998.
Renato Carosone muore il 20 maggio 2001 nella sua casa di Roma, all’età di 81 anni.
Renato Carosone: l’artista senza tempo
Le canzoni di Renato Carosone sono considerate pietre miliari della musica italiana.
La sua capacità di fondere stili diversi con ironia e talento lo rende ancora oggi un punto di riferimento per musicisti di tutto il mondo.
Nel 2021 la Rai gli dedica un film tv, Carosello Carosone, diretto da Lucio Pellegrini e interpretato da Eduardo Scarpetta.
Un omaggio sentito a un artista che ha saputo trasformare la musica napoletana in un fenomeno globale.
Laura Persico Pezzino
Renato Carosone: l’infanzia a Napoli e i primi passi verso la musica
Renato Carosone nasce a Napoli il 3 gennaio 1920, all’anagrafe con il cognome Carusone.
Fin da piccolo, dimostra un amore profondo per la musica.
La madre Carolina gli trasmette la passione per il pianoforte, strumento con cui inizia a cimentarsi fin da giovanissimo.
Quando la donna muore, Renato ha solo sette anni, ma il padre Antonio lo sprona a coltivare il talento.
A 14 anni compone il suo primo brano e, appena un anno dopo, suona per cinque lire a serata in un teatrino dell’Opera dei Pupi.
A soli 17 anni consegue il diploma in pianoforte al Conservatorio San Pietro a Majella.
Dall’Africa Orientale al ritorno in patria
Carosone viene scritturato da una compagnia teatrale diretta in Africa Orientale Italiana.
Inizia a lavorare ad Asmara, dove conquista il cuore della ballerina Italia Levidi, che diventa sua moglie nel 1938.
Dopo una parentesi ad Addis Abeba come direttore d’orchestra, è costretto a rientrare a causa della guerra.
Durante il conflitto, suona per i soldati italiani in Somalia.
Esperienze che arricchiscono profondamente il suo linguaggio musicale.
Il ritorno a Napoli e la nascita del mito
Nel 1946 fa ritorno a Napoli, portando con sé un bagaglio musicale cosmopolita.
Nel 1949 fonda il Trio Carosone, che si esibisce allo Shaker Club, formando la base del suo stile unico.
L’incontro con Nino Oliviero segna una svolta: nel 1950 incide Oh Susanna, che apre la strada a un successo crescente.
Renato Carosone: gli anni ’50 e l’ascesa alla celebrità
Con il Sestetto Carosone conquista il pubblico italiano.
Nel 1954 appare in TV e partecipa al Festival di Sanremo, dove arriva terzo con …e la barca tornò sola.
Ma il successo definitivo arriva con Maruzzella, seguita da Anema e core, Malafemmena e Torero.
L’arrivo di Nisa (Nicola Salerno) nella sua carriera porta a un’altra hit immortale: Tu vuò fa’ l’americano.
Un brano che nasce in 15 minuti, mescolando swing, jazz e spirito partenopeo.
Il successo internazionale e la consacrazione
Carosone varca i confini nazionali e arriva a esibirsi alla Carnegie Hall di New York il 6 gennaio 1958.
Un traguardo che conferma la sua fama internazionale.
I suoi pezzi diventano simbolo dell’Italia all’estero.
Il mondo conosce Caravan petrol, ‘O sarracino, Pigliate ‘na pastiglia.
Un repertorio che coniuga ironia, ritmo e tradizione.
Renato Carosone: il ritiro e gli ultimi anni
All’apice del successo, nel 1959, Carosone decide di ritirarsi dalle scene.
Ritorna nel 1975 con un concerto alla Bussola di Focette.
Negli anni successivi, partecipa a eventi internazionali e nel 1989 gareggia a Sanremo con ‘Na canzuncella doce doce.
Il suo ultimo concerto si tiene a Napoli, in Piazza del Plebiscito, nel Capodanno del 1998.
Renato Carosone muore il 20 maggio 2001 nella sua casa di Roma, all’età di 81 anni.
Renato Carosone: l’artista senza tempo
Le canzoni di Renato Carosone sono considerate pietre miliari della musica italiana.
La sua capacità di fondere stili diversi con ironia e talento lo rende ancora oggi un punto di riferimento per musicisti di tutto il mondo.
Nel 2021 la Rai gli dedica un film tv, Carosello Carosone, diretto da Lucio Pellegrini e interpretato da Eduardo Scarpetta.
Un omaggio sentito a un artista che ha saputo trasformare la musica napoletana in un fenomeno globale.
Laura Persico Pezzino