22 giugno 2015. Muore Laura Antonelli, bellezza fragile del cinema italiano.

Laura Antonelli muore il 22 giugno 2015, a Ladispoli, nel silenzio assordante della solitudine.
Una delle attrici più amate e controverse del cinema italiano se ne va lontano dai riflettori, dopo una vita fatta di trionfi, ferite e rinascite.
Il suo nome evoca immagini di sensualità e malinconia, ma anche un talento spesso sottovalutato.
Nasce a Pola, il 28 novembre 1941, in una terra che presto dovrà lasciare con l’esodo giuliano-dalmata.
L’infanzia è segnata dalla guerra e dal trauma della fuga.
Cresce in Campania, si diploma all’Isef e insegna educazione fisica.
Poi, quasi per caso, entra nel mondo dello spettacolo.
Laura Antonelli, l’innocenza perduta
La fama arriva negli anni Settanta, con ruoli che coniugano bellezza e desiderio.
Il film Malizia (1973) la consacra definitivamente.
L’Italia intera si ferma davanti a quella figura che riesce a incarnare insieme l’angelo e la tentazione.
Ma Laura Antonelli non è solo l’immagine di un’epoca.
È un’attrice capace di dosare ironia, sensualità e pathos, come dimostrano le sue prove in Sessomatto, Mio Dio, come sono caduta in basso! e La Venexiana.
L’amore con Jean-Paul Belmondo le regala momenti di felicità, ma la sua parabola si incrina con l’arrivo degli anni Ottanta.
Un intervento estetico mal riuscito e una vicenda giudiziaria devastante — da cui verrà completamente assolta solo dopo anni — segnano un declino inarrestabile.
Il cinema la dimentica.
Lei si ritira a vita privata, lontana dal clamore.
L’addio di una donna invisibile
Laura Antonelli muore sola, nella sua casa di Ladispoli.
Ha 73 anni.
Le sue esequie si tengono in forma riservata, come era diventata la sua vita.
Riposa nel cimitero di Ladispoli, senza clamore, come un personaggio uscito da un sogno troppo fragile per durare.
Laura Antonelli muore il 22 giugno 2015, a Ladispoli, nel silenzio assordante della solitudine.
Una delle attrici più amate e controverse del cinema italiano se ne va lontano dai riflettori, dopo una vita fatta di trionfi, ferite e rinascite.
Il suo nome evoca immagini di sensualità e malinconia, ma anche un talento spesso sottovalutato.
Nasce a Pola, il 28 novembre 1941, in una terra che presto dovrà lasciare con l’esodo giuliano-dalmata.
L’infanzia è segnata dalla guerra e dal trauma della fuga.
Cresce in Campania, si diploma all’Isef e insegna educazione fisica.
Poi, quasi per caso, entra nel mondo dello spettacolo.
Laura Antonelli, l’innocenza perduta
La fama arriva negli anni Settanta, con ruoli che coniugano bellezza e desiderio.
Il film Malizia (1973) la consacra definitivamente.
L’Italia intera si ferma davanti a quella figura che riesce a incarnare insieme l’angelo e la tentazione.
Ma Laura Antonelli non è solo l’immagine di un’epoca.
È un’attrice capace di dosare ironia, sensualità e pathos, come dimostrano le sue prove in Sessomatto, Mio Dio, come sono caduta in basso! e La Venexiana.
L’amore con Jean-Paul Belmondo le regala momenti di felicità, ma la sua parabola si incrina con l’arrivo degli anni Ottanta.
Un intervento estetico mal riuscito e una vicenda giudiziaria devastante — da cui verrà completamente assolta solo dopo anni — segnano un declino inarrestabile.
Il cinema la dimentica.
Lei si ritira a vita privata, lontana dal clamore.
L’addio di una donna invisibile
Laura Antonelli muore sola, nella sua casa di Ladispoli.
Ha 73 anni.
Le sue esequie si tengono in forma riservata, come era diventata la sua vita.
Riposa nel cimitero di Ladispoli, senza clamore, come un personaggio uscito da un sogno troppo fragile per durare.