22 maggio 1885. Muore Victor Hugo, il padre del Romanticismo francese.

Victor Hugo nasce a Besançon il 26 febbraio 1802.
È figlio di Leopold-Sigisberg Hugo, generale dell’esercito napoleonico, e di Sophie Trébuchet.
Sin da giovane vive un’esistenza movimentata, seguendo il padre in Italia e Spagna al seguito di Giuseppe Bonaparte.
Dopo la Restaurazione, la famiglia si stabilisce a Parigi e Victor viene iscritto al convitto Cordier per prepararsi all’Ecole Polytechnique.
Ma l’animo ribelle e sensibile del giovane Hugo lo porta altrove.
Nel 1819 fonda con il fratello Abel il giornale Il conservatore letterario, segnando l’inizio della sua carriera letteraria.
Due anni dopo pubblica Odi e poesie diverse, ottenendo una pensione da Luigi XVIII.
Nel 1823 arriva il romanzo Han d’Islande e, nello stesso anno, sposa Adèle Foucher, con cui avrà cinque figli.
Il manifesto del Romanticismo
Negli anni Venti Hugo si avvicina ai circoli romantici parigini, frequentando personalità come Jacques Nodier.
Nel 1827 scrive Cromwell, un dramma epico che non viene rappresentato per la sua lunghezza, ma la cui prefazione diventa un vero manifesto del Romanticismo.
Qui Hugo sostiene che il dramma moderno deve accogliere il contrasto tra comico e tragico, tra sublime e grottesco.
È una visione che rivoluziona la scena francese e che si concretizza nel 1830 con Hernani, accolto da un clamoroso successo teatrale.
Victor Hugo: il successo e il dolore del lutto
Gli anni Trenta e Quaranta segnano un periodo prolifico:
scrive opere teatrali come Marion Delorme, Il re si diverte, Lucrezia Borgia, Maria Tudor e Ruy Blas.
Nel 1831 pubblica il celebre romanzo Notre-Dame de Paris.
I suoi versi, raccolti in volumi come Le foglie d’autunno e I raggi e le ombre, gli valgono l’ingresso all’Académie Française nel 1841.
Ma nel 1843, la tragedia lo colpisce con la morte della figlia Léopoldine.
Lutto e disillusione portano Hugo ad allontanarsi dalla scena teatrale per quasi un decennio.
A questo si aggiunge il fallimento de I Burgravi, che segna la fine della sua produzione drammatica.
L’esilio e I Miserabili
Nel 1848 Hugo entra in politica come deputato all’Assemblea Costituente.
Combattivo oppositore di Luigi Bonaparte, viene costretto all’esilio dopo il colpo di Stato del 1851.
Trascorre quasi vent’anni lontano dalla Francia, ma non smette di scrivere.
Durante l’esilio pubblica opere fondamentali come Le punizioni (1853), Le contemplazioni (1856) e La leggenda dei secoli (1859).
Nel 1862 esce il suo romanzo più famoso: I Miserabili, un’opera monumentale che affronta ingiustizia sociale, redenzione e amore umano.
Rientra a Parigi nel 1870 dopo la caduta del Secondo Impero e nel 1876 entra nel Senato francese.
Victor Hugo, la grandezza anche nella fine
Victor Hugo muore il 22 maggio 1885, a 83 anni.
Le sue esequie si trasformano in una vera apoteosi nazionale.
La salma viene esposta per una notte sotto l’Arco di Trionfo, vegliata da dodici poeti.
Viene poi sepolto al Panthéon di Parigi, accanto ai grandi della Francia.
Tra le sue opere meno conosciute ma straordinariamente potenti, spicca L’ultimo giorno di un condannato, pubblicato anonimo nel 1829.
Un’accusa profonda e moderna contro la pena di morte, che mostra l’impegno politico e umano dello scrittore.
Victor Hugo è molto più che un romanziere.
È una coscienza morale, un riformatore, un poeta che ha dato voce al dolore e alla speranza.
Laura Persico Pezzino
Victor Hugo nasce a Besançon il 26 febbraio 1802.
È figlio di Leopold-Sigisberg Hugo, generale dell’esercito napoleonico, e di Sophie Trébuchet.
Sin da giovane vive un’esistenza movimentata, seguendo il padre in Italia e Spagna al seguito di Giuseppe Bonaparte.
Dopo la Restaurazione, la famiglia si stabilisce a Parigi e Victor viene iscritto al convitto Cordier per prepararsi all’Ecole Polytechnique.
Ma l’animo ribelle e sensibile del giovane Hugo lo porta altrove.
Nel 1819 fonda con il fratello Abel il giornale Il conservatore letterario, segnando l’inizio della sua carriera letteraria.
Due anni dopo pubblica Odi e poesie diverse, ottenendo una pensione da Luigi XVIII.
Nel 1823 arriva il romanzo Han d’Islande e, nello stesso anno, sposa Adèle Foucher, con cui avrà cinque figli.
Il manifesto del Romanticismo
Negli anni Venti Hugo si avvicina ai circoli romantici parigini, frequentando personalità come Jacques Nodier.
Nel 1827 scrive Cromwell, un dramma epico che non viene rappresentato per la sua lunghezza, ma la cui prefazione diventa un vero manifesto del Romanticismo.
Qui Hugo sostiene che il dramma moderno deve accogliere il contrasto tra comico e tragico, tra sublime e grottesco.
È una visione che rivoluziona la scena francese e che si concretizza nel 1830 con Hernani, accolto da un clamoroso successo teatrale.
Victor Hugo: il successo e il dolore del lutto
Gli anni Trenta e Quaranta segnano un periodo prolifico:
scrive opere teatrali come Marion Delorme, Il re si diverte, Lucrezia Borgia, Maria Tudor e Ruy Blas.
Nel 1831 pubblica il celebre romanzo Notre-Dame de Paris.
I suoi versi, raccolti in volumi come Le foglie d’autunno e I raggi e le ombre, gli valgono l’ingresso all’Académie Française nel 1841.
Ma nel 1843, la tragedia lo colpisce con la morte della figlia Léopoldine.
Lutto e disillusione portano Hugo ad allontanarsi dalla scena teatrale per quasi un decennio.
A questo si aggiunge il fallimento de I Burgravi, che segna la fine della sua produzione drammatica.
L’esilio e I Miserabili
Nel 1848 Hugo entra in politica come deputato all’Assemblea Costituente.
Combattivo oppositore di Luigi Bonaparte, viene costretto all’esilio dopo il colpo di Stato del 1851.
Trascorre quasi vent’anni lontano dalla Francia, ma non smette di scrivere.
Durante l’esilio pubblica opere fondamentali come Le punizioni (1853), Le contemplazioni (1856) e La leggenda dei secoli (1859).
Nel 1862 esce il suo romanzo più famoso: I Miserabili, un’opera monumentale che affronta ingiustizia sociale, redenzione e amore umano.
Rientra a Parigi nel 1870 dopo la caduta del Secondo Impero e nel 1876 entra nel Senato francese.
Victor Hugo, la grandezza anche nella fine
Victor Hugo muore il 22 maggio 1885, a 83 anni.
Le sue esequie si trasformano in una vera apoteosi nazionale.
La salma viene esposta per una notte sotto l’Arco di Trionfo, vegliata da dodici poeti.
Viene poi sepolto al Panthéon di Parigi, accanto ai grandi della Francia.
Tra le sue opere meno conosciute ma straordinariamente potenti, spicca L’ultimo giorno di un condannato, pubblicato anonimo nel 1829.
Un’accusa profonda e moderna contro la pena di morte, che mostra l’impegno politico e umano dello scrittore.
Victor Hugo è molto più che un romanziere.
È una coscienza morale, un riformatore, un poeta che ha dato voce al dolore e alla speranza.
Laura Persico Pezzino