23 maggio 1906. Muore Henrik Ibsen, autore di Casa di bambola.

Henrik Ibsen nasce il 20 marzo 1828 a Skien, una cittadina norvegese affacciata sul mare.
La sua infanzia è segnata dal tracollo finanziario della famiglia, che lo costringe a lasciare presto gli studi e a lavorare come apprendista farmacista.
Ma è proprio in quegli anni che Ibsen inizia a scrivere, nutrendo un desiderio profondo di raccontare la complessità dell’animo umano.
A diciotto anni diventa padre di un figlio illegittimo, evento che lo segna profondamente e che influenzerà la sua visione critica della società.
Henrik Ibsen, il drammaturgo che scuote le coscienze
Dopo gli esordi teatrali a Bergen e Christiania (oggi Oslo), Ibsen si trasferisce in Italia e in Germania, dove scrive alcune delle sue opere più celebri.
Nel 1867 nasce Peer Gynt, un poema drammatico che mescola folklore e introspezione.
Ma è con Casa di bambola (1879) che Ibsen rivoluziona il teatro: la protagonista Nora abbandona il marito e i figli per cercare se stessa, sfidando le convenzioni dell’epoca.
Seguono Spettri (1881), Un nemico del popolo (1882) e Hedda Gabler (1890), opere che affrontano temi come l’ipocrisia borghese, la libertà individuale e il ruolo della donna nella società.
Ibsen diventa così il padre del teatro moderno, influenzando profondamente la drammaturgia del Novecento.
Gli ultimi anni e l’eredità immortale
Nel 1900, un ictus lo colpisce, lasciandolo parzialmente paralizzato.
Nonostante la malattia, Ibsen continua a scrivere e a seguire la vita culturale norvegese.
Muore il 23 maggio 1906 nella sua casa di Arbins gate 1 a Kristiania (oggi Oslo), all’età di 78 anni.
Le sue ultime parole, pronunciate il giorno prima della morte, sono “Al contrario!” (“Tvertimod!”), in risposta a chi gli chiedeva se si sentisse meglio.
Henrik Ibsen è sepolto nel cimitero di Vår Frelsers gravlund a Oslo, accanto a figure illustri della cultura norvegese.
La sua tomba, semplice e austera, riflette la profondità e la sobrietà del suo pensiero.
Ancora oggi, le sue opere vengono rappresentate in tutto il mondo, testimoniando la forza e l’attualità del suo messaggio.
Henrik Ibsen nasce il 20 marzo 1828 a Skien, una cittadina norvegese affacciata sul mare.
La sua infanzia è segnata dal tracollo finanziario della famiglia, che lo costringe a lasciare presto gli studi e a lavorare come apprendista farmacista.
Ma è proprio in quegli anni che Ibsen inizia a scrivere, nutrendo un desiderio profondo di raccontare la complessità dell’animo umano.
A diciotto anni diventa padre di un figlio illegittimo, evento che lo segna profondamente e che influenzerà la sua visione critica della società.
Henrik Ibsen, il drammaturgo che scuote le coscienze
Dopo gli esordi teatrali a Bergen e Christiania (oggi Oslo), Ibsen si trasferisce in Italia e in Germania, dove scrive alcune delle sue opere più celebri.
Nel 1867 nasce Peer Gynt, un poema drammatico che mescola folklore e introspezione.
Ma è con Casa di bambola (1879) che Ibsen rivoluziona il teatro: la protagonista Nora abbandona il marito e i figli per cercare se stessa, sfidando le convenzioni dell’epoca.
Seguono Spettri (1881), Un nemico del popolo (1882) e Hedda Gabler (1890), opere che affrontano temi come l’ipocrisia borghese, la libertà individuale e il ruolo della donna nella società.
Ibsen diventa così il padre del teatro moderno, influenzando profondamente la drammaturgia del Novecento.
Gli ultimi anni e l’eredità immortale
Nel 1900, un ictus lo colpisce, lasciandolo parzialmente paralizzato.
Nonostante la malattia, Ibsen continua a scrivere e a seguire la vita culturale norvegese.
Muore il 23 maggio 1906 nella sua casa di Arbins gate 1 a Kristiania (oggi Oslo), all’età di 78 anni.
Le sue ultime parole, pronunciate il giorno prima della morte, sono “Al contrario!” (“Tvertimod!”), in risposta a chi gli chiedeva se si sentisse meglio.
Henrik Ibsen è sepolto nel cimitero di Vår Frelsers gravlund a Oslo, accanto a figure illustri della cultura norvegese.
La sua tomba, semplice e austera, riflette la profondità e la sobrietà del suo pensiero.
Ancora oggi, le sue opere vengono rappresentate in tutto il mondo, testimoniando la forza e l’attualità del suo messaggio.