24 giugno 2014. Muore Eli Wallach: il bandito de Il buono, il brutto, il cattivo.

Il 24 giugno 2014, Eli Wallach si spegne nella sua amata New York, all’età di 98 anni.
Si chiude così una carriera che attraversa oltre sei decenni e che lascia un’impronta viva nella storia del cinema.
Eli Wallach: dalle strade di New York ai set di Hollywood
Eli Wallach nasce il 7 dicembre 1915 a Brooklyn, da una famiglia di immigrati polacchi di origine ebraica.
Cresce tra le strade di New York, imparando presto che la recitazione può diventare un rifugio e un potente mezzo espressivo.
Si forma all’Università del Texas e, successivamente, all’Actors Studio, fucina di alcuni dei più grandi talenti del Novecento.
È proprio grazie a quel metodo rigoroso, fatto di immersione totale nei personaggi, che Wallach si distingue subito per la sua intensità.
Sebbene sia profondamente legato al teatro, dove debutta negli anni ’40, è il cinema a farlo conoscere al grande pubblico.
Negli anni ’50 il regista Elia Kazan lo dirige in Baby Doll, ruolo che gli regala il Nastro d’Argento.
Il brutto, ma così affascinante
Nella memoria collettiva, Eli Wallach resta soprattutto Tuco, lo scaltro bandito de Il buono, il brutto, il cattivo, capolavoro western firmato da Sergio Leone.
Con quella mimica irresistibile e quello sguardo sempre un passo avanti agli altri, Wallach trasforma il “brutto” in un personaggio umano e indimenticabile.
Ma la sua filmografia è molto più ampia.
Spazia dal dramma al western, dalla commedia al thriller.
Lo si ritrova accanto a Clark Gable e Marilyn Monroe in Gli spostati, sotto la direzione di John Huston.
Oppure in I magnifici sette, dove si conferma volto perfetto per ruoli ambigui e carismatici.
Fino agli ultimi anni, Eli Wallach continua a lavorare con entusiasmo contagioso.
Lo si vede ancora in Mystic River di Clint Eastwood e ne L’amore non va in vacanza, a dimostrare che la passione per la recitazione non conosce età.
L’ultimo saluto a Eli Wallach
Il 24 giugno 2014, Eli Wallach si spegne serenamente nella sua casa di Manhattan.
I funerali si svolgono in forma privata, come da volontà della famiglia.
Il 24 giugno 2014, Eli Wallach si spegne nella sua amata New York, all’età di 98 anni.
Si chiude così una carriera che attraversa oltre sei decenni e che lascia un’impronta viva nella storia del cinema.
Eli Wallach: dalle strade di New York ai set di Hollywood
Eli Wallach nasce il 7 dicembre 1915 a Brooklyn, da una famiglia di immigrati polacchi di origine ebraica.
Cresce tra le strade di New York, imparando presto che la recitazione può diventare un rifugio e un potente mezzo espressivo.
Si forma all’Università del Texas e, successivamente, all’Actors Studio, fucina di alcuni dei più grandi talenti del Novecento.
È proprio grazie a quel metodo rigoroso, fatto di immersione totale nei personaggi, che Wallach si distingue subito per la sua intensità.
Sebbene sia profondamente legato al teatro, dove debutta negli anni ’40, è il cinema a farlo conoscere al grande pubblico.
Negli anni ’50 il regista Elia Kazan lo dirige in Baby Doll, ruolo che gli regala il Nastro d’Argento.
Il brutto, ma così affascinante
Nella memoria collettiva, Eli Wallach resta soprattutto Tuco, lo scaltro bandito de Il buono, il brutto, il cattivo, capolavoro western firmato da Sergio Leone.
Con quella mimica irresistibile e quello sguardo sempre un passo avanti agli altri, Wallach trasforma il “brutto” in un personaggio umano e indimenticabile.
Ma la sua filmografia è molto più ampia.
Spazia dal dramma al western, dalla commedia al thriller.
Lo si ritrova accanto a Clark Gable e Marilyn Monroe in Gli spostati, sotto la direzione di John Huston.
Oppure in I magnifici sette, dove si conferma volto perfetto per ruoli ambigui e carismatici.
Fino agli ultimi anni, Eli Wallach continua a lavorare con entusiasmo contagioso.
Lo si vede ancora in Mystic River di Clint Eastwood e ne L’amore non va in vacanza, a dimostrare che la passione per la recitazione non conosce età.
L’ultimo saluto a Eli Wallach
Il 24 giugno 2014, Eli Wallach si spegne serenamente nella sua casa di Manhattan.
I funerali si svolgono in forma privata, come da volontà della famiglia.