27 maggio 1840. Muore Niccolò Paganini, il violinista che stregò l’Europa.

Niccolò Paganini nasce a Genova il 27 ottobre 1782.
Cresce in un ambiente modesto, ma la sua predisposizione per la musica emerge subito in modo straordinario.
Il padre lo avvia allo studio del violino con severità, ma il giovane Niccolò dimostra fin da subito un talento fuori dal comune.
A soli undici anni debutta in pubblico, conquistando da subito critica e pubblico con una tecnica che sembra sfidare le leggi della fisica.
La sua musica ha qualcosa di magico, di demoniaco secondo alcuni.
Il virtuosismo tecnico si unisce a un’espressività intensa e teatrale.
Ogni suo concerto diventa un evento capace di attirare folle e generare leggende.
Niccolò Paganini, il violinista maledetto
Paganini non è solo un musicista.
È un’icona romantica.
La sua figura allampanata, il volto scavato e lo sguardo febbrile alimentano l’immagine di un artista in contatto con forze superiori.
Si diffonde la diceria che abbia stretto un patto col diavolo per ottenere la sua incredibile abilità.
In realtà, dietro il mito si nascondono anni di studio, disciplina e una dedizione totale alla musica.
Le sue composizioni, come i “24 Capricci per violino solo”, sono ancora oggi tra le più ardue del repertorio violinistico.
Nonostante la salute fragile e la vita tormentata, Paganini continua a esibirsi in tutta Europa.
I suoi tour toccano l’Italia, la Francia, l’Austria e la Germania, dove ovunque è accolto come una leggenda vivente.
La morte e il rifiuto della sepoltura
Niccolò Paganini muore il 27 maggio 1840 a Nizza, dove si era ritirato per le precarie condizioni di salute.
La sua morte non è meno travagliata della sua vita.
Essendo accusato di empietà e non avendo ricevuto i sacramenti, la Chiesa rifiuta di concedergli la sepoltura cristiana.
Il corpo resta senza una tomba per anni, tra rifiuti e traslazioni.
Solo nel 1876 le sue spoglie vengono accolte nel cimitero della Villetta a Parma.
Lì riposa il genio che ha riscritto la storia del violino.
Niccolò Paganini nasce a Genova il 27 ottobre 1782.
Cresce in un ambiente modesto, ma la sua predisposizione per la musica emerge subito in modo straordinario.
Il padre lo avvia allo studio del violino con severità, ma il giovane Niccolò dimostra fin da subito un talento fuori dal comune.
A soli undici anni debutta in pubblico, conquistando da subito critica e pubblico con una tecnica che sembra sfidare le leggi della fisica.
La sua musica ha qualcosa di magico, di demoniaco secondo alcuni.
Il virtuosismo tecnico si unisce a un’espressività intensa e teatrale.
Ogni suo concerto diventa un evento capace di attirare folle e generare leggende.
Niccolò Paganini, il violinista maledetto
Paganini non è solo un musicista.
È un’icona romantica.
La sua figura allampanata, il volto scavato e lo sguardo febbrile alimentano l’immagine di un artista in contatto con forze superiori.
Si diffonde la diceria che abbia stretto un patto col diavolo per ottenere la sua incredibile abilità.
In realtà, dietro il mito si nascondono anni di studio, disciplina e una dedizione totale alla musica.
Le sue composizioni, come i “24 Capricci per violino solo”, sono ancora oggi tra le più ardue del repertorio violinistico.
Nonostante la salute fragile e la vita tormentata, Paganini continua a esibirsi in tutta Europa.
I suoi tour toccano l’Italia, la Francia, l’Austria e la Germania, dove ovunque è accolto come una leggenda vivente.
La morte e il rifiuto della sepoltura
Niccolò Paganini muore il 27 maggio 1840 a Nizza, dove si era ritirato per le precarie condizioni di salute.
La sua morte non è meno travagliata della sua vita.
Essendo accusato di empietà e non avendo ricevuto i sacramenti, la Chiesa rifiuta di concedergli la sepoltura cristiana.
Il corpo resta senza una tomba per anni, tra rifiuti e traslazioni.
Solo nel 1876 le sue spoglie vengono accolte nel cimitero della Villetta a Parma.
Lì riposa il genio che ha riscritto la storia del violino.