28 maggio 1980. Muore Walter Tobagi, il giornalista che cadde vittima del terrorismo.

Walter Tobagi nasce a San Brizio di Spoleto nel 1947.
Cresce a Milano, dove fin da giovanissimo si avvicina al mondo dell’informazione.
Collabora con riviste studentesche e inizia a scrivere di attualità, politica, società.
Nel 1972 entra al Corriere della Sera, dove diventa una delle firme più autorevoli.
Tobagi racconta l’Italia degli anni Settanta con lucidità, senza sconti né ideologie.
Analizza il fenomeno del terrorismo, studia i movimenti armati, ne descrive le radici culturali e le deviazioni violente.
Lo fa con rigore, con equilibrio, senza mai perdere la bussola del mestiere.
Walter Tobagi, scrivere in anni difficili
Il nome di Walter Tobagi diventa sinonimo di giornalismo responsabile.
Nei suoi articoli cerca sempre il contesto, il significato, la complessità dei fatti.
Scrive dei gruppi eversivi, ma rifiuta ogni semplificazione.
È tra i pochi a capire e spiegare come dietro ai proiettili ci sia anche una storia di ideali traditi e scelte tragiche.
La sua penna è chiara, onesta, profondamente civile.
Questo lo espone a un clima di ostilità, lo rende bersaglio di chi teme la verità.
Eppure continua a scrivere, con la convinzione che la democrazia si difenda anche con le parole giuste.
L’agguato e il dolore di un Paese
La mattina del 28 maggio 1980, Walter Tobagi viene ucciso a Milano da un commando della Brigata XXVIII Marzo.
Ha 33 anni, due figli piccoli e una carriera che promette ancora tanto.
La notizia scuote l’Italia.
Non è solo la morte di un giornalista, ma un colpo diretto alla libertà di stampa.
Ai suoi funerali partecipano migliaia di persone, unite da un dolore collettivo e da una domanda ancora attuale: quanto vale una voce libera?
Walter Tobagi riposa nel Cimitero Monumentale di Milano.
Nel 2005 la sua storia è stata raccontata dalla figlia Benedetta nel libro Come mi batte forte il tuo cuore.
Walter Tobagi nasce a San Brizio di Spoleto nel 1947.
Cresce a Milano, dove fin da giovanissimo si avvicina al mondo dell’informazione.
Collabora con riviste studentesche e inizia a scrivere di attualità, politica, società.
Nel 1972 entra al Corriere della Sera, dove diventa una delle firme più autorevoli.
Tobagi racconta l’Italia degli anni Settanta con lucidità, senza sconti né ideologie.
Analizza il fenomeno del terrorismo, studia i movimenti armati, ne descrive le radici culturali e le deviazioni violente.
Lo fa con rigore, con equilibrio, senza mai perdere la bussola del mestiere.
Walter Tobagi, scrivere in anni difficili
Il nome di Walter Tobagi diventa sinonimo di giornalismo responsabile.
Nei suoi articoli cerca sempre il contesto, il significato, la complessità dei fatti.
Scrive dei gruppi eversivi, ma rifiuta ogni semplificazione.
È tra i pochi a capire e spiegare come dietro ai proiettili ci sia anche una storia di ideali traditi e scelte tragiche.
La sua penna è chiara, onesta, profondamente civile.
Questo lo espone a un clima di ostilità, lo rende bersaglio di chi teme la verità.
Eppure continua a scrivere, con la convinzione che la democrazia si difenda anche con le parole giuste.
L’agguato e il dolore di un Paese
La mattina del 28 maggio 1980, Walter Tobagi viene ucciso a Milano da un commando della Brigata XXVIII Marzo.
Ha 33 anni, due figli piccoli e una carriera che promette ancora tanto.
La notizia scuote l’Italia.
Non è solo la morte di un giornalista, ma un colpo diretto alla libertà di stampa.
Ai suoi funerali partecipano migliaia di persone, unite da un dolore collettivo e da una domanda ancora attuale: quanto vale una voce libera?
Walter Tobagi riposa nel Cimitero Monumentale di Milano.
Nel 2005 la sua storia è stata raccontata dalla figlia Benedetta nel libro Come mi batte forte il tuo cuore.