29 giugno 2013. Muore Margherita Hack, la signora delle stelle.

“Penso alla ciclicità delle mie molecole, pronte a sopravvivermi, a ritornare in circolo girovagando per l’atmosfera e non provo tristezza. Ci sono stata, qualcuno si ricorderà di me e se così non fosse, non importa.”
Margherita Hack si spegne il 29 giugno 2013 nella sua amata Trieste.
Con lei si chiude un capitolo straordinario della scienza italiana.
Nasce a Firenze il 12 giugno 1922, in una famiglia dove la cultura è di casa.
Fin da giovane, si appassiona alla fisica e all’astronomia.
Non è un mondo facile per una donna, in quegli anni.
Ma Margherita affronta ogni ostacolo con la forza della mente e del carattere.
Si laurea in fisica a Firenze.
E ben presto, il suo sguardo si rivolge agli spazi infiniti dell’universo.
Margherita Hack e l’amore per le stelle
Nel 1964 arriva alla guida dell’Osservatorio Astronomico di Trieste.
Diventa la prima donna italiana a dirigere un osservatorio di questa importanza.
Ma Margherita Hack non si ferma ai telescopi.
Porta la scienza fuori dagli ambienti accademici.
Ne parla con semplicità, con passione, con la voglia di avvicinare tutti al fascino dell’universo.
Scrive libri, tiene conferenze, partecipa ai programmi televisivi.
Diventa una vera e propria divulgatrice, capace di far sognare e riflettere.
Accanto all’amore per la scienza, vive con coerenza anche le sue battaglie civili.
Per i diritti delle donne, per la laicità, per il rispetto degli animali.
Una scienziata che non teme di esporsi, di dire quello che pensa, di essere sempre se stessa.
L’ultimo viaggio
Il 29 giugno 2013 Margherita Hack muore, a 91 anni.
I funerali si tengono in forma laica a Trieste, tra una folla che la saluta con affetto e riconoscenza.
Oggi, il suo nome brilla come una stella nel panorama scientifico italiano.
La sua lezione di libertà, intelligenza e passione continua a ispirare generazioni di donne e di uomini.
“Siamo animali come tutti gli altri, siamo più forti perché abbiamo un cervello più sviluppato.
Ma proprio per questo dovremmo sentire il dovere di rispettare tutte queste creature così simili a noi
e che hanno bisogno della nostra fratellanza”.
“Penso alla ciclicità delle mie molecole, pronte a sopravvivermi, a ritornare in circolo girovagando per l’atmosfera e non provo tristezza. Ci sono stata, qualcuno si ricorderà di me e se così non fosse, non importa.”
Margherita Hack si spegne il 29 giugno 2013 nella sua amata Trieste.
Con lei si chiude un capitolo straordinario della scienza italiana.
Nasce a Firenze il 12 giugno 1922, in una famiglia dove la cultura è di casa.
Fin da giovane, si appassiona alla fisica e all’astronomia.
Non è un mondo facile per una donna, in quegli anni.
Ma Margherita affronta ogni ostacolo con la forza della mente e del carattere.
Si laurea in fisica a Firenze.
E ben presto, il suo sguardo si rivolge agli spazi infiniti dell’universo.
Margherita Hack e l’amore per le stelle
Nel 1964 arriva alla guida dell’Osservatorio Astronomico di Trieste.
Diventa la prima donna italiana a dirigere un osservatorio di questa importanza.
Ma Margherita Hack non si ferma ai telescopi.
Porta la scienza fuori dagli ambienti accademici.
Ne parla con semplicità, con passione, con la voglia di avvicinare tutti al fascino dell’universo.
Scrive libri, tiene conferenze, partecipa ai programmi televisivi.
Diventa una vera e propria divulgatrice, capace di far sognare e riflettere.
Accanto all’amore per la scienza, vive con coerenza anche le sue battaglie civili.
Per i diritti delle donne, per la laicità, per il rispetto degli animali.
Una scienziata che non teme di esporsi, di dire quello che pensa, di essere sempre se stessa.
L’ultimo viaggio
Il 29 giugno 2013 Margherita Hack muore, a 91 anni.
I funerali si tengono in forma laica a Trieste, tra una folla che la saluta con affetto e riconoscenza.
Oggi, il suo nome brilla come una stella nel panorama scientifico italiano.
La sua lezione di libertà, intelligenza e passione continua a ispirare generazioni di donne e di uomini.
“Siamo animali come tutti gli altri, siamo più forti perché abbiamo un cervello più sviluppato.
Ma proprio per questo dovremmo sentire il dovere di rispettare tutte queste creature così simili a noi
e che hanno bisogno della nostra fratellanza”.