3 giugno 1963. Muore Nâzım Hikmet, il poeta turco della resistenza e della speranza.

Nâzım Hikmet nasce il 15 gennaio 1902 a Salonicco, in una famiglia di origini cosmopolite e di tradizioni artistiche.
Cresce tra Istanbul e Mosca, studia arte e filosofia, e trova nella poesia la sua vera patria.
Scrive per dar voce agli ultimi, per raccontare la lotta per la libertà e la dignità dell’uomo.
I suoi versi, intensi e luminosi, parlano di amore e resistenza, di sogni e delusioni.
Un impegno pagato con il carcere
Nâzım Hikmet vive sulla sua pelle la repressione politica.
Arrestato più volte per le sue idee comuniste, trascorre in carcere lunghi anni, durante i quali non smette mai di scrivere.
Le sue poesie diventano simbolo di resistenza, lette e amate da chi sogna un mondo più giusto.
Hikmet racconta con una lingua semplice e universale le emozioni e le lotte di ogni essere umano.
La sua opera attraversa i confini, tradotta e pubblicata in tutto il mondo, ispirando generazioni di poeti e lettori.
Nâzım Hikmet, l’esilio e l’ultimo viaggio
Dopo anni di persecuzioni, Nâzım Hikmet lascia la Turchia e si rifugia a Mosca, dove continua a scrivere e a partecipare alla vita culturale e politica.
Ma l’esilio non spegne la sua voce.
Rimane un simbolo per chi combatte contro le ingiustizie, un poeta che coniuga passione e pensiero.
Il 3 giugno 1963, Nâzım Hikmet muore improvvisamente per un attacco cardiaco, nella sua casa di Mosca.
Viene sepolto nel cimitero di Novodevičij, accanto ad altre figure di spicco della cultura russa.
Sulla sua tomba si legge una frase semplice ma potente: “Vivere come un albero, solo e libero, e come una foresta in fraternità”.
Una voce che non si spegne
Nâzım Hikmet resta una delle voci più forti e profonde della poesia del Novecento.
Con i suoi versi, continua a parlare a chi crede nella libertà, nella solidarietà e nella bellezza della parola.
Ogni poesia, ogni riga scritta, è un invito a non arrendersi mai, a lottare per un mondo più umano.
VP
Nâzım Hikmet nasce il 15 gennaio 1902 a Salonicco, in una famiglia di origini cosmopolite e di tradizioni artistiche.
Cresce tra Istanbul e Mosca, studia arte e filosofia, e trova nella poesia la sua vera patria.
Scrive per dar voce agli ultimi, per raccontare la lotta per la libertà e la dignità dell’uomo.
I suoi versi, intensi e luminosi, parlano di amore e resistenza, di sogni e delusioni.
Un impegno pagato con il carcere
Nâzım Hikmet vive sulla sua pelle la repressione politica.
Arrestato più volte per le sue idee comuniste, trascorre in carcere lunghi anni, durante i quali non smette mai di scrivere.
Le sue poesie diventano simbolo di resistenza, lette e amate da chi sogna un mondo più giusto.
Hikmet racconta con una lingua semplice e universale le emozioni e le lotte di ogni essere umano.
La sua opera attraversa i confini, tradotta e pubblicata in tutto il mondo, ispirando generazioni di poeti e lettori.
Nâzım Hikmet, l’esilio e l’ultimo viaggio
Dopo anni di persecuzioni, Nâzım Hikmet lascia la Turchia e si rifugia a Mosca, dove continua a scrivere e a partecipare alla vita culturale e politica.
Ma l’esilio non spegne la sua voce.
Rimane un simbolo per chi combatte contro le ingiustizie, un poeta che coniuga passione e pensiero.
Il 3 giugno 1963, Nâzım Hikmet muore improvvisamente per un attacco cardiaco, nella sua casa di Mosca.
Viene sepolto nel cimitero di Novodevičij, accanto ad altre figure di spicco della cultura russa.
Sulla sua tomba si legge una frase semplice ma potente: “Vivere come un albero, solo e libero, e come una foresta in fraternità”.
Una voce che non si spegne
Nâzım Hikmet resta una delle voci più forti e profonde della poesia del Novecento.
Con i suoi versi, continua a parlare a chi crede nella libertà, nella solidarietà e nella bellezza della parola.
Ogni poesia, ogni riga scritta, è un invito a non arrendersi mai, a lottare per un mondo più umano.
VP