3 giugno 1977. Muore Roberto Rossellini, il padre del cinema neorealista.

Roberto Rossellini nasce l’8 maggio 1906 a Roma, in una famiglia dove l’arte e l’innovazione sono di casa.
Il padre possiede una delle prime sale cinematografiche della capitale e Roberto respira sin da piccolo la magia del cinema.
Ma il suo percorso non è scontato.
La sua vera passione si manifesta dietro la macchina da presa, dove scopre un linguaggio nuovo per raccontare la vita.
Roberto Rossellini, il padre del neorealismo
Rossellini diventa uno dei registi più influenti del XX secolo grazie al neorealismo.
Con film come Roma città aperta (1945), Paisà (1946) e Germania anno zero (1948), porta sul grande schermo storie vere, crude, lontane dai fasti di Hollywood.
Le sue immagini sono testimonianze di un’Italia ferita dalla guerra, ma anche capace di rialzarsi.
Rossellini abbandona i set artificiali per girare per le strade, con attori non professionisti e dialoghi spontanei.
Racconta il dolore e la speranza, l’umanità semplice e straordinaria della gente comune.
La sua influenza supera i confini italiani e conquista registi di tutto il mondo, ispirando il cinema francese della Nouvelle Vague e il cinema realistico internazionale.
Ma Rossellini non è solo un regista del dopoguerra.
Negli anni ’50 e ’60, esplora anche il linguaggio televisivo e didattico, portando la cultura e l’arte nelle case del pubblico.
L’addio di un maestro
Il 3 giugno 1977, Roberto Rossellini muore a Roma, all’età di 71 anni.
Viene sepolto nel cimitero del Verano, la stessa città che lo ha visto nascere e diventare regista.
Roberto Rossellini ha lasciato un’impronta indelebile nella storia del cinema.
Ha mostrato che la verità, anche la più scomoda, può diventare arte.
Ogni volta che assistiamo a una storia vera, semplice e potente, c’è un po’ di Rossellini in quelle immagini.
La sua voce, la sua umanità e il suo coraggio restano un faro per chi ama il cinema e la vita.
Roberto Rossellini nasce l’8 maggio 1906 a Roma, in una famiglia dove l’arte e l’innovazione sono di casa.
Il padre possiede una delle prime sale cinematografiche della capitale e Roberto respira sin da piccolo la magia del cinema.
Ma il suo percorso non è scontato.
La sua vera passione si manifesta dietro la macchina da presa, dove scopre un linguaggio nuovo per raccontare la vita.
Roberto Rossellini, il padre del neorealismo
Rossellini diventa uno dei registi più influenti del XX secolo grazie al neorealismo.
Con film come Roma città aperta (1945), Paisà (1946) e Germania anno zero (1948), porta sul grande schermo storie vere, crude, lontane dai fasti di Hollywood.
Le sue immagini sono testimonianze di un’Italia ferita dalla guerra, ma anche capace di rialzarsi.
Rossellini abbandona i set artificiali per girare per le strade, con attori non professionisti e dialoghi spontanei.
Racconta il dolore e la speranza, l’umanità semplice e straordinaria della gente comune.
La sua influenza supera i confini italiani e conquista registi di tutto il mondo, ispirando il cinema francese della Nouvelle Vague e il cinema realistico internazionale.
Ma Rossellini non è solo un regista del dopoguerra.
Negli anni ’50 e ’60, esplora anche il linguaggio televisivo e didattico, portando la cultura e l’arte nelle case del pubblico.
L’addio di un maestro
Il 3 giugno 1977, Roberto Rossellini muore a Roma, all’età di 71 anni.
Viene sepolto nel cimitero del Verano, la stessa città che lo ha visto nascere e diventare regista.
Roberto Rossellini ha lasciato un’impronta indelebile nella storia del cinema.
Ha mostrato che la verità, anche la più scomoda, può diventare arte.
Ogni volta che assistiamo a una storia vera, semplice e potente, c’è un po’ di Rossellini in quelle immagini.
La sua voce, la sua umanità e il suo coraggio restano un faro per chi ama il cinema e la vita.