30 maggio 1960. Muore Boris Pasternak, romanziere e premio Nobel sotto il gelo del potere.

Boris Pasternak nasce a Mosca il 10 febbraio 1890.
È figlio d’arte, cresciuto in un ambiente colto e raffinato, dove la musica e la pittura si intrecciano con le parole.
Studia filosofia a Marburgo, in Germania, ma presto sceglie la scrittura come via per interpretare il mondo.
La Russia che Pasternak conosce è attraversata da rivoluzioni, guerre e repressioni.
E lui non resta a guardare.
Con la poesia cerca di raccontare il senso dell’esistenza, i tremori della coscienza, la bellezza resistente della natura.
Il suo stile, innovativo e profondo, lo impone tra i grandi della letteratura russa del Novecento.
Boris Pasternak e il Dottor Živago: opera amata e osteggiata
Il nome di Boris Pasternak diventa celebre in tutto il mondo grazie a Il Dottor Živago.
Scritto tra mille difficoltà, il romanzo racconta la vita di un medico e poeta durante la Rivoluzione russa.
Un’opera che parla di libertà, amore e destino.
Ma nella Russia sovietica, quella libertà non è tollerata.
Il libro viene pubblicato per la prima volta in Italia nel 1957, grazie a Giangiacomo Feltrinelli.
L’anno successivo Pasternak riceve il Premio Nobel per la Letteratura.
Il riconoscimento internazionale si trasforma però in tragedia.
Accusandolo di tradimento, il governo sovietico lo costringe a rifiutare il premio.
Pasternak cade in disgrazia, sorvegliato, emarginato, privato dei diritti.
Ma non cede mai nella dignità e nella fede nella poesia.
L’addio silenzioso a una coscienza scomoda
Boris Pasternak muore il 30 maggio 1960, nella sua dacia a Peredelkino, vicino Mosca.
Aveva 70 anni.
Muore nel silenzio imposto dal regime, ma circondato dall’affetto dei lettori che, nonostante tutto, non lo dimenticano.
Riposa nel piccolo cimitero di Peredelkino, tra le betulle e i silenzi della campagna russa.
le sue parole restano, vive e nitide: “Il tempo proverà che la mia opera era necessaria.”
E il tempo gli dà ragione.
Oggi Boris Pasternak è un simbolo di resistenza intellettuale, di poesia come gesto civile.
Boris Pasternak nasce a Mosca il 10 febbraio 1890.
È figlio d’arte, cresciuto in un ambiente colto e raffinato, dove la musica e la pittura si intrecciano con le parole.
Studia filosofia a Marburgo, in Germania, ma presto sceglie la scrittura come via per interpretare il mondo.
La Russia che Pasternak conosce è attraversata da rivoluzioni, guerre e repressioni.
E lui non resta a guardare.
Con la poesia cerca di raccontare il senso dell’esistenza, i tremori della coscienza, la bellezza resistente della natura.
Il suo stile, innovativo e profondo, lo impone tra i grandi della letteratura russa del Novecento.
Boris Pasternak e il Dottor Živago: opera amata e osteggiata
Il nome di Boris Pasternak diventa celebre in tutto il mondo grazie a Il Dottor Živago.
Scritto tra mille difficoltà, il romanzo racconta la vita di un medico e poeta durante la Rivoluzione russa.
Un’opera che parla di libertà, amore e destino.
Ma nella Russia sovietica, quella libertà non è tollerata.
Il libro viene pubblicato per la prima volta in Italia nel 1957, grazie a Giangiacomo Feltrinelli.
L’anno successivo Pasternak riceve il Premio Nobel per la Letteratura.
Il riconoscimento internazionale si trasforma però in tragedia.
Accusandolo di tradimento, il governo sovietico lo costringe a rifiutare il premio.
Pasternak cade in disgrazia, sorvegliato, emarginato, privato dei diritti.
Ma non cede mai nella dignità e nella fede nella poesia.
L’addio silenzioso a una coscienza scomoda
Boris Pasternak muore il 30 maggio 1960, nella sua dacia a Peredelkino, vicino Mosca.
Aveva 70 anni.
Muore nel silenzio imposto dal regime, ma circondato dall’affetto dei lettori che, nonostante tutto, non lo dimenticano.
Riposa nel piccolo cimitero di Peredelkino, tra le betulle e i silenzi della campagna russa.
le sue parole restano, vive e nitide: “Il tempo proverà che la mia opera era necessaria.”
E il tempo gli dà ragione.
Oggi Boris Pasternak è un simbolo di resistenza intellettuale, di poesia come gesto civile.