4 giugno 1994: la morte di Massimo Troisi, il poeta del cinema italiano.

4 Giugno 2025 - 07:00--Anniversari, Cultura, In memoria-

Massimo Troisi. Il 4 giugno non è una data qualsiasi per chi ama il cinema italiano, per chi ha il cuore a Napoli o semplicemente per chi crede nella potenza delle parole.

Trentuno anni fa ci lasciava Massimo Troisi.
Un attore, sì.
Un comico, certo.
Ma soprattutto un poeta travestito da regista, uno che sapeva far ridere come pochi e far pensare come nessun altro.

La sua scomparsa, avvenuta a soli 41 anni il giorno dopo aver terminato le riprese de Il Postino, è rimasta scolpita nella memoria collettiva come uno di quegli eventi che segnano un’epoca.
Come racconta chi scrive la lettera che segue – una lettera intensa, dolente eppure piena di bellezza – ogni napoletano, e non solo, sa dove si trovava quel 4 giugno 1994.
Perché quel giorno se ne andava una voce unica, un’anima gentile, un artista che aveva cambiato il modo di raccontare il Sud, l’amore, la vita.

Massimo Troisi: resta quel che resta

Troisi continua a parlarci oggi, attraverso i suoi film, le sue battute diventate proverbiali, le sue pause che dicevano più di mille parole.
Attraverso la musica di Pino Daniele che lo ha spesso accompagnato.
Attraverso le scene iconiche e le frasi che ancora citiamo, senza nemmeno accorgercene.

Ma soprattutto attraverso il sentimento: quello che ha lasciato in chi lo ha conosciuto di persona e in chi lo ha scoperto dopo la sua morte.
È un sentimento profondo, fatto di malinconia, gratitudine, e una certa idea di Poesia.
Sì, proprio con la P maiuscola.

Una lettera, un omaggio, un atto d’amore

La lettera che segue – scritta da Laura Persico Pezzino – è un atto d’amore nei confronti di Massimo Troisi.
Un ricordo privato che diventa collettivo.
Un dialogo con chi non c’è più ma che, paradossalmente, è ancora tanto presente.

Ogni frase citata è una carezza, ogni parola è una voce che rimbalza nel tempo.
Perché, come diceva Troisi ne Il Postino, “la poesia non è di chi la scrive, ma di chi gli serve”.

E allora sì: oggi serve.
Serve per ricordare, per onorare, per dire ancora una volta “grazie, Massimo”.

Caro Massimo, ti scrivo una lettera. Perché le parole scritte sono sicura che ti arrivano anche “là ‘ncopp” (cioè lì sopra, dove stai tu adesso).
Oggi, “in questa triste ricorrenza”, sono trent’anni che te ne sei andato. Eh! Lo so che tu “ti saresti stato ancora un poco”.
E tanti di noi – tanti ma proprio tanti assai – continuano a sentire la tua mancanza.
Sai, c’è in giro una diceria: ogni vero napoletano, che sia napoletano di nascita o di animo poco importa, si ricorda esattamente dove si trovava e cosa stava facendo quel 4 giugno del 1994.
Io mi ricordo mia mamma che piangeva piano sul divano davanti alla televisione accesa.
Mi ricordo di aver pensato che non ci sarebbero più stati film scritti apposta per metterci la colonna sonora di Pino Daniele. Già, il tuo amico Pino Daniele: quello che ha scritto una canzone per ogni momento della mia vita.
Massimo caro, quant’è brutto sentirsi dentro il pensiero: “senza ‘e te”. Perché puoi scendere a patti con l’idea della morte di qualcuno che è amore e “non un calesse”, puoi accettare la morte di un’amica con cui hai “spartito il pane e il sonno”, ti fai una ragione della morte di quel qualcuno che passando per caso dalla tua vita l’ha “scuncicata forte” lasciandosi dietro “tutto il bene e tutto il male del mondo”.
La Morte esiste e lo sai e ci puoi fare i conti, ci puoi persino discutere.
Ma il “senza ‘e te” è assoluto e non c’è riparo.
E tuttavia, caro Massimo, “Non ci resta che piangere” ma… ci resta la Poesia.
La Poesia di un’inquadratura ben fatta, di una musica che si spande in un vicolo la sera, di una frase letta in un libro tanto tempo fa, di una scena di film che ti fa piangere in una sala buia, di una canzone cantata urlando ad un concerto mentre stringi quella mano. La Poesia del “vento della  scogliera”.
Grazie Massimo. Tu eri “solo uno a leggere e noi siamo in tanti qua a scrivere” di te.

Laura Persico Pezzino

Nota dell’Autrice

Tutto il virgolettato è puramente voluto per sottolineare l’importanza della citazione. Qualcuno coglierà al volo i riferimenti e le citazioni. Qualcuno dovrà magari fare una ricerca su Google. Per me pure la citazione è Poesia.

“La Poesia non è di chi la scrive, ma è di chi gli serve”

Citazione dal film Il Postino (1994) Regia Michael Radford, con Massimo Troisi e Philippe Noiret, tratto dal romanzo di Antonio Skarmeta “Il postino di Neruda”.

LPP

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Massimo Troisi. Il 4 giugno non è una data qualsiasi per chi ama il cinema italiano, per chi ha il cuore a Napoli o semplicemente per chi crede nella potenza delle parole.

Trentuno anni fa ci lasciava Massimo Troisi.
Un attore, sì.
Un comico, certo.
Ma soprattutto un poeta travestito da regista, uno che sapeva far ridere come pochi e far pensare come nessun altro.

La sua scomparsa, avvenuta a soli 41 anni il giorno dopo aver terminato le riprese de Il Postino, è rimasta scolpita nella memoria collettiva come uno di quegli eventi che segnano un’epoca.
Come racconta chi scrive la lettera che segue – una lettera intensa, dolente eppure piena di bellezza – ogni napoletano, e non solo, sa dove si trovava quel 4 giugno 1994.
Perché quel giorno se ne andava una voce unica, un’anima gentile, un artista che aveva cambiato il modo di raccontare il Sud, l’amore, la vita.

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Troisi continua a parlarci oggi, attraverso i suoi film, le sue battute diventate proverbiali, le sue pause che dicevano più di mille parole.
Attraverso la musica di Pino Daniele che lo ha spesso accompagnato.
Attraverso le scene iconiche e le frasi che ancora citiamo, senza nemmeno accorgercene.

Ma soprattutto attraverso il sentimento: quello che ha lasciato in chi lo ha conosciuto di persona e in chi lo ha scoperto dopo la sua morte.
È un sentimento profondo, fatto di malinconia, gratitudine, e una certa idea di Poesia.
Sì, proprio con la P maiuscola.

Una lettera, un omaggio, un atto d’amore

La lettera che segue – scritta da Laura Persico Pezzino – è un atto d’amore nei confronti di Massimo Troisi.
Un ricordo privato che diventa collettivo.
Un dialogo con chi non c’è più ma che, paradossalmente, è ancora tanto presente.

Ogni frase citata è una carezza, ogni parola è una voce che rimbalza nel tempo.
Perché, come diceva Troisi ne Il Postino, “la poesia non è di chi la scrive, ma di chi gli serve”.

E allora sì: oggi serve.
Serve per ricordare, per onorare, per dire ancora una volta “grazie, Massimo”.

Caro Massimo, ti scrivo una lettera. Perché le parole scritte sono sicura che ti arrivano anche “là ‘ncopp” (cioè lì sopra, dove stai tu adesso).
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