4 luglio 2003. Muore Barry White, la voce inconfondibile del soul.

Barry White muore il 4 luglio 2003, in una clinica di Los Angeles.
Ha 58 anni.
Le sue ultime settimane sono segnate da una lunga malattia, ma il suo timbro rimane intatto nella memoria collettiva.
È una di quelle voci che non si dimenticano.
Una voce che non si limita a cantare, ma che accarezza, avvolge, seduce.
Barry White non ha bisogno di presentazioni.
Chiunque, almeno una volta, ha sentito quella voce calda e vellutata che sembra venire da un altro mondo.
È la colonna sonora di una cena, di un ballo lento, di un amore che nasce o che si ricorda.
Barry White, tra soul, sensualità e orchestra
Nasce a Galveston, Texas, il 12 settembre 1944.
Cresce a Los Angeles, in un quartiere difficile, dove la musica diventa presto un rifugio.
Prima canta gospel, poi suona il piano.
La svolta arriva quando decide di scrivere e produrre, lavorando dietro le quinte per altri artisti.
Ma la sua voce è un talento che non può restare nascosto.
Negli anni ’70 pubblica i suoi primi dischi e la sua carriera esplode.
Barry White inventa un suono inconfondibile, fatto di soul, disco, archi e bassi profondi.
Brani come You’re the First, the Last, My Everything o Can’t Get Enough of Your Love, Babe non sono solo successi.
Diventano inni di un’epoca.
Barry non canta solo l’amore.
Lo incarna.
Ne fa un rito.
La sua musica è desiderio e promessa, malinconia e sensualità.
E lui, con la sua presenza imponente e la sua eleganza, diventa un’icona.
Addio a un artista che lascia tracce profonde
Negli ultimi anni, la salute si fa più fragile.
Combatte con problemi renali e ipertensione.
Il 4 luglio, il giorno dell’indipendenza americana, Barry White si spegne.
I funerali si tengono in forma privata, lontani dal clamore.
Ma le radio continuano a suonare le sue canzoni.
Perché Barry White è una voce che non ha tempo.
Una dichiarazione d’amore che non ha bisogno di parole nuove.
Barry White muore il 4 luglio 2003, in una clinica di Los Angeles.
Ha 58 anni.
Le sue ultime settimane sono segnate da una lunga malattia, ma il suo timbro rimane intatto nella memoria collettiva.
È una di quelle voci che non si dimenticano.
Una voce che non si limita a cantare, ma che accarezza, avvolge, seduce.
Barry White non ha bisogno di presentazioni.
Chiunque, almeno una volta, ha sentito quella voce calda e vellutata che sembra venire da un altro mondo.
È la colonna sonora di una cena, di un ballo lento, di un amore che nasce o che si ricorda.
Barry White, tra soul, sensualità e orchestra
Nasce a Galveston, Texas, il 12 settembre 1944.
Cresce a Los Angeles, in un quartiere difficile, dove la musica diventa presto un rifugio.
Prima canta gospel, poi suona il piano.
La svolta arriva quando decide di scrivere e produrre, lavorando dietro le quinte per altri artisti.
Ma la sua voce è un talento che non può restare nascosto.
Negli anni ’70 pubblica i suoi primi dischi e la sua carriera esplode.
Barry White inventa un suono inconfondibile, fatto di soul, disco, archi e bassi profondi.
Brani come You’re the First, the Last, My Everything o Can’t Get Enough of Your Love, Babe non sono solo successi.
Diventano inni di un’epoca.
Barry non canta solo l’amore.
Lo incarna.
Ne fa un rito.
La sua musica è desiderio e promessa, malinconia e sensualità.
E lui, con la sua presenza imponente e la sua eleganza, diventa un’icona.
Addio a un artista che lascia tracce profonde
Negli ultimi anni, la salute si fa più fragile.
Combatte con problemi renali e ipertensione.
Il 4 luglio, il giorno dell’indipendenza americana, Barry White si spegne.
I funerali si tengono in forma privata, lontani dal clamore.
Ma le radio continuano a suonare le sue canzoni.
Perché Barry White è una voce che non ha tempo.
Una dichiarazione d’amore che non ha bisogno di parole nuove.