6 giugno 1968. Muore Robert Kennedy, il sogno americano interrotto.

Robert Kennedy nasce il 20 novembre 1925 a Brookline, in Massachusetts, in una famiglia che respira politica e ambizione.
Settimo di nove figli, cresce sotto l’ombra del padre Joseph e del fratello maggiore John, destinato a diventare Presidente.
Robert studia legge e si distingue per determinazione e integrità.
La sua carriera politica prende forma accanto al fratello John, di cui diventa un consigliere fidato e Procuratore Generale degli Stati Uniti.
Incarna un ideale di giustizia sociale e si batte per i diritti civili, la lotta alla povertà e l’opposizione alla guerra in Vietnam.
Un uomo che ispira e divide
Robert Kennedy è un politico carismatico, capace di infiammare le folle con discorsi semplici e incisivi.
La sua campagna presidenziale del 1968 rappresenta una speranza per un’America lacerata da divisioni razziali, violenze e incertezze.
Parla ai giovani, agli emarginati, agli operai.
Promette un futuro più giusto e umano, un ponte tra le diverse anime del Paese.
Ma il suo impegno gli procura anche nemici.
Non teme di esporsi, di denunciare le ingiustizie, di sfidare l’establishment.
Questa determinazione lo rende vulnerabile, proprio come il fratello John.
Robert Kennedy, un sogno spezzato
Il 5 giugno 1968, Robert Kennedy viene ferito mortalmente a Los Angeles, subito dopo aver vinto le primarie in California.
Muore il giorno successivo, il 6 giugno, a soli 42 anni.
La sua scomparsa lascia il mondo sgomento, privando l’America di una voce forte e sincera.
Viene sepolto nel cimitero nazionale di Arlington, accanto a suo fratello John.
Sulla sua tomba è inciso un epitaffio semplice: “Some men see things as they are and say why. I dream things that never were and say why not”.
Un’eredità che resiste al tempo
Robert Kennedy è ancora oggi un simbolo di coraggio e visione.
La sua voce continua a ispirare chi lotta per un mondo più giusto e solidale.
Ogni volta che si parla di diritti civili, di pace e di speranza, il suo nome torna a risuonare.
Perché la storia, come lui stesso diceva, non è fatta solo di ciò che è, ma di ciò che potrebbe essere.
Robert Kennedy nasce il 20 novembre 1925 a Brookline, in Massachusetts, in una famiglia che respira politica e ambizione.
Settimo di nove figli, cresce sotto l’ombra del padre Joseph e del fratello maggiore John, destinato a diventare Presidente.
Robert studia legge e si distingue per determinazione e integrità.
La sua carriera politica prende forma accanto al fratello John, di cui diventa un consigliere fidato e Procuratore Generale degli Stati Uniti.
Incarna un ideale di giustizia sociale e si batte per i diritti civili, la lotta alla povertà e l’opposizione alla guerra in Vietnam.
Un uomo che ispira e divide
Robert Kennedy è un politico carismatico, capace di infiammare le folle con discorsi semplici e incisivi.
La sua campagna presidenziale del 1968 rappresenta una speranza per un’America lacerata da divisioni razziali, violenze e incertezze.
Parla ai giovani, agli emarginati, agli operai.
Promette un futuro più giusto e umano, un ponte tra le diverse anime del Paese.
Ma il suo impegno gli procura anche nemici.
Non teme di esporsi, di denunciare le ingiustizie, di sfidare l’establishment.
Questa determinazione lo rende vulnerabile, proprio come il fratello John.
Robert Kennedy, un sogno spezzato
Il 5 giugno 1968, Robert Kennedy viene ferito mortalmente a Los Angeles, subito dopo aver vinto le primarie in California.
Muore il giorno successivo, il 6 giugno, a soli 42 anni.
La sua scomparsa lascia il mondo sgomento, privando l’America di una voce forte e sincera.
Viene sepolto nel cimitero nazionale di Arlington, accanto a suo fratello John.
Sulla sua tomba è inciso un epitaffio semplice: “Some men see things as they are and say why. I dream things that never were and say why not”.
Un’eredità che resiste al tempo
Robert Kennedy è ancora oggi un simbolo di coraggio e visione.
La sua voce continua a ispirare chi lotta per un mondo più giusto e solidale.
Ogni volta che si parla di diritti civili, di pace e di speranza, il suo nome torna a risuonare.
Perché la storia, come lui stesso diceva, non è fatta solo di ciò che è, ma di ciò che potrebbe essere.