9 maggio 1978. Muore Aldo Moro, lo statista del dialogo.

Aldo Moro nasce il 23 settembre 1916 a Maglie, in Puglia.
Si forma tra le aule dell’università e i corridoi dell’oratorio, unendo pensiero cattolico e passione civile.
Dopo la laurea in giurisprudenza, inizia la carriera accademica a Bari, ma ben presto la politica diventa il suo campo d’azione.
Nel 1946 viene eletto all’Assemblea Costituente e partecipa attivamente alla stesura della Costituzione repubblicana.
Uomo riflessivo, misurato, ma profondamente determinato, costruisce negli anni una figura di riferimento nella Democrazia Cristiana.
È più volte ministro e presidente del Consiglio, protagonista del dialogo tra le forze politiche in una stagione difficile per l’Italia.
Crede fermamente nel compromesso storico, un’apertura verso il Partito Comunista che avrebbe potuto cambiare gli equilibri del Paese.
Aldo moro, il sequestro e l’Italia sospesa
Il 16 marzo 1978, mentre si reca in Parlamento per il voto di fiducia al nuovo governo, Aldo Moro viene rapito dalle Brigate Rosse in via Fani.
Nell’attacco vengono assassinati i cinque uomini della sua scorta.
Il paese entra in uno stato di sospensione.
Durante i 55 giorni di prigionia, Moro scrive lettere cariche di dolore, riflessioni e appelli alla coscienza politica dei suoi colleghi.
Invoca il valore della vita, sollecita una trattativa, ma il governo resta fermo nella linea della fermezza.
Il 9 maggio 1978, il suo corpo viene ritrovato senza vita nel bagagliaio di una Renault 4 rossa, parcheggiata in via Caetani, simbolicamente tra le sedi della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista.
Il riposo in silenzio
Aldo Moro riposa nel cimitero comunale di Torrita Tiberina, un piccolo paese in provincia di Roma.
Un luogo semplice e raccolto, in linea con il suo stile riservato.
La figura di Aldo Moro continua a suscitare rispetto, dibattiti, domande.
È il simbolo di un’Italia che ha conosciuto il dolore, ma anche la forza del pensiero e della democrazia.
Aldo Moro nasce il 23 settembre 1916 a Maglie, in Puglia.
Si forma tra le aule dell’università e i corridoi dell’oratorio, unendo pensiero cattolico e passione civile.
Dopo la laurea in giurisprudenza, inizia la carriera accademica a Bari, ma ben presto la politica diventa il suo campo d’azione.
Nel 1946 viene eletto all’Assemblea Costituente e partecipa attivamente alla stesura della Costituzione repubblicana.
Uomo riflessivo, misurato, ma profondamente determinato, costruisce negli anni una figura di riferimento nella Democrazia Cristiana.
È più volte ministro e presidente del Consiglio, protagonista del dialogo tra le forze politiche in una stagione difficile per l’Italia.
Crede fermamente nel compromesso storico, un’apertura verso il Partito Comunista che avrebbe potuto cambiare gli equilibri del Paese.
Aldo moro, il sequestro e l’Italia sospesa
Il 16 marzo 1978, mentre si reca in Parlamento per il voto di fiducia al nuovo governo, Aldo Moro viene rapito dalle Brigate Rosse in via Fani.
Nell’attacco vengono assassinati i cinque uomini della sua scorta.
Il paese entra in uno stato di sospensione.
Durante i 55 giorni di prigionia, Moro scrive lettere cariche di dolore, riflessioni e appelli alla coscienza politica dei suoi colleghi.
Invoca il valore della vita, sollecita una trattativa, ma il governo resta fermo nella linea della fermezza.
Il 9 maggio 1978, il suo corpo viene ritrovato senza vita nel bagagliaio di una Renault 4 rossa, parcheggiata in via Caetani, simbolicamente tra le sedi della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista.
Il riposo in silenzio
Aldo Moro riposa nel cimitero comunale di Torrita Tiberina, un piccolo paese in provincia di Roma.
Un luogo semplice e raccolto, in linea con il suo stile riservato.
La figura di Aldo Moro continua a suscitare rispetto, dibattiti, domande.
È il simbolo di un’Italia che ha conosciuto il dolore, ma anche la forza del pensiero e della democrazia.