9 maggio 1978. Muore Peppino Impastato: “Spegnetela questa radio”, ma il rumore dei cento passi sfida il silenzio.

Nella notte tra l’8 e il 9 maggio 1978 la mafia uccide barbaramente Peppino Impastato.
Il suo corpo, dilaniato dal tritolo, viene ritrovato alle prime ore del mattino dai macchinisti di un treno che transita a Cinisi, lungo la linea Trapani-Palermo.
Il convoglio viene fermato bruscamente, quando i macchinisti si accorgono che un tratto della linea ferroviaria, in località Feudo, è stato tranciato di netto.
Non immaginano minimamente che quel tratto è stato distrutto da un’esplosione.
Un ordigno ha infatti posto fine alla vita di una delle voci più coraggiose e dirompenti della lotta alla mafia.
L’annuncio di Radio Aut
In suo ricordo, ecco un estratto dal monologo con cui l’amico Salvo Vitale annuncia ai microfoni di Radio Aut la morte di Peppino Impastato, nel film I cento passi:
“Stamattina Peppino avrebbe dovuto tenere il comizio conclusivo della sua campagna elettorale.
Non ci sarà nessun comizio e non ci saranno più altre trasmissioni.
Peppino non c’è più, è morto, si è suicidato.
No, non sorprendetevi perché le cose sono andate veramente così.
Lo dicono i carabinieri, il magistrato lo dice.
Dice che hanno trovato un biglietto: ‘voglio abbandonare la politica e la vita’.
Ecco questa sarebbe la prova del suicidio, la dimostrazione.
E lui per abbandonare la politica e la vita che cosa fa: se ne va alla ferrovia, comincia a sbattersi la testa contro un sasso, comincia a sporcare di sangue tutto intorno, poi si fascia il corpo con il tritolo e salta in aria sui binari.
Suicidio.
Come l’anarchico Pinelli che vola dalle finestre della questura di Milano.
Oppure come l’editore Feltrinelli che salta in aria sui tralicci dell’Enel.
Tutti suicidi.
Questo leggerete domani sui giornali, questo vedrete alla televisione.
Anzi, non leggerete proprio niente, perché domani stampa e televisione si occuperanno di un caso molto importante.
Il ritrovamento a Roma dell’onorevole Aldo Moro, ammazzato come un cane dalle Brigate Rosse.
E questa è una notizia che naturalmente fa impallidire tutto il resto.
Per cui chi se ne frega del piccolo siciliano di provincia.
Ma chi se ne fotte di questo Peppino Impastato.
Adesso fate una cosa: spegnetela questa radio, voltatevi pure dall’altra parte.
Tanto si sa come vanno a finire queste cose, si sa che niente può cambiare.
Voi avete dalla vostra la forza del buonsenso, quella che non aveva Peppino.
Domani ci saranno i funerali.
Voi non andateci, lasciamolo solo.
E diciamolo una volta per tutte che noi siciliani la mafia la vogliamo.
Ma non perché ci fa paura, perché ci dà sicurezza, perché ci identifica, perché ci piace.
Noi siamo la mafia.
E tu Peppino non sei stato altro che un povero illuso.
Tu sei stato un ingenuo, sei stato un nuddu miscatu cu niente.”
Peppino Impastato, una memoria che resiste
Così Radio Aut annuncia la morte di Peppino Impastato.
Giornalista siciliano, attivista politico e poeta, viene ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978.
Il suo sacrificio continua a essere un simbolo di lotta, verità e libertà.
La scena dell’annuncio è rappresentata nel film I cento passi di Marco Tullio Giordana, che ha contribuito a portare la sua storia all’attenzione nazionale.
Laura Persico Pezzino
Nella notte tra l’8 e il 9 maggio 1978 la mafia uccide barbaramente Peppino Impastato.
Il suo corpo, dilaniato dal tritolo, viene ritrovato alle prime ore del mattino dai macchinisti di un treno che transita a Cinisi, lungo la linea Trapani-Palermo.
Il convoglio viene fermato bruscamente, quando i macchinisti si accorgono che un tratto della linea ferroviaria, in località Feudo, è stato tranciato di netto.
Non immaginano minimamente che quel tratto è stato distrutto da un’esplosione.
Un ordigno ha infatti posto fine alla vita di una delle voci più coraggiose e dirompenti della lotta alla mafia.
L’annuncio di Radio Aut
In suo ricordo, ecco un estratto dal monologo con cui l’amico Salvo Vitale annuncia ai microfoni di Radio Aut la morte di Peppino Impastato, nel film I cento passi:
“Stamattina Peppino avrebbe dovuto tenere il comizio conclusivo della sua campagna elettorale.
Non ci sarà nessun comizio e non ci saranno più altre trasmissioni.
Peppino non c’è più, è morto, si è suicidato.
No, non sorprendetevi perché le cose sono andate veramente così.
Lo dicono i carabinieri, il magistrato lo dice.
Dice che hanno trovato un biglietto: ‘voglio abbandonare la politica e la vita’.
Ecco questa sarebbe la prova del suicidio, la dimostrazione.
E lui per abbandonare la politica e la vita che cosa fa: se ne va alla ferrovia, comincia a sbattersi la testa contro un sasso, comincia a sporcare di sangue tutto intorno, poi si fascia il corpo con il tritolo e salta in aria sui binari.
Suicidio.
Come l’anarchico Pinelli che vola dalle finestre della questura di Milano.
Oppure come l’editore Feltrinelli che salta in aria sui tralicci dell’Enel.
Tutti suicidi.
Questo leggerete domani sui giornali, questo vedrete alla televisione.
Anzi, non leggerete proprio niente, perché domani stampa e televisione si occuperanno di un caso molto importante.
Il ritrovamento a Roma dell’onorevole Aldo Moro, ammazzato come un cane dalle Brigate Rosse.
E questa è una notizia che naturalmente fa impallidire tutto il resto.
Per cui chi se ne frega del piccolo siciliano di provincia.
Ma chi se ne fotte di questo Peppino Impastato.
Adesso fate una cosa: spegnetela questa radio, voltatevi pure dall’altra parte.
Tanto si sa come vanno a finire queste cose, si sa che niente può cambiare.
Voi avete dalla vostra la forza del buonsenso, quella che non aveva Peppino.
Domani ci saranno i funerali.
Voi non andateci, lasciamolo solo.
E diciamolo una volta per tutte che noi siciliani la mafia la vogliamo.
Ma non perché ci fa paura, perché ci dà sicurezza, perché ci identifica, perché ci piace.
Noi siamo la mafia.
E tu Peppino non sei stato altro che un povero illuso.
Tu sei stato un ingenuo, sei stato un nuddu miscatu cu niente.”
Peppino Impastato, una memoria che resiste
Così Radio Aut annuncia la morte di Peppino Impastato.
Giornalista siciliano, attivista politico e poeta, viene ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978.
Il suo sacrificio continua a essere un simbolo di lotta, verità e libertà.
La scena dell’annuncio è rappresentata nel film I cento passi di Marco Tullio Giordana, che ha contribuito a portare la sua storia all’attenzione nazionale.
Laura Persico Pezzino