Hiroshima, 80 anni dopo l’orrore della bomba atomica.

Il 6 agosto 2025, alle 8:15 in punto, Hiroshima si è fermata per un minuto di silenzio.
Nel Parco del Memoriale della Pace, il suono della campana ha spezzato l’aria afosa, richiamando alla memoria lo stesso orario in cui, esattamente ottant’anni fa, la bomba atomica venne sganciata dal bombardiere americano Enola Gay.
Quel giorno morirono circa 140.000 persone, e tre giorni dopo, un secondo ordigno nucleare colpì Nagasaki, causando altre 74.000 vittime.
Una commemorazione tra dolore e monito
La cerimonia ha visto la partecipazione di centinaia di sopravvissuti, studenti e funzionari vestiti di nero.
Tutti riuniti ai piedi del cenotafio commemorativo, con sullo sfondo le rovine della cupola della bomba, simbolo eterno dell’apocalisse nucleare.
Nel suo discorso, il sindaco Kazumi Matsui ha condannato l’attuale corsa al riarmo, sottolineando come “gli sviluppi globali ignorino palesemente le lezioni della storia”.
Il premier giapponese Shigeru Ishiba ha rinnovato l’impegno per un mondo libero da armi nucleari, senza però menzionare il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, a cui il Giappone continua a non aderire, pur essendo l’unico Paese ad aver subito un attacco atomico.
Un appello alle nuove generazioni
Il sindaco Matsui ha rivolto un forte appello ai giovani:
“Devono capire che errori nelle politiche di difesa e sicurezza possono generare tragedie disumane. Tocca a loro farsi avanti con consapevolezza e guidare il cambiamento”.
Alla cerimonia erano presenti delegazioni da 120 Paesi, un record che testimonia la risonanza globale della commemorazione.
Intanto, i sopravvissuti ufficiali scendono sotto quota 100.000, con un’età media di oltre 86 anni.
Una generazione che presto non potrà più raccontare in prima persona l’orrore vissuto.
Il monito delle istituzioni internazionali
Anche il Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha lanciato l’allarme:
“Il rischio di un conflitto nucleare è in crescita. Le stesse armi che devastarono Hiroshima e Nagasaki vengono ora usate come strumenti di coercizione”.
A fare eco, il messaggio del Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella:
“L’uso o la sola minaccia del nucleare nei conflitti è un crimine contro l’umanità. Il sistema globale del disarmo non può essere abbandonato”.
Non dimenticare
Ottant’anni dopo, Hiroshima non dimentica.
E con essa il mondo intero viene chiamato a riflettere, a ricordare, ma soprattutto ad agire.
Perché la memoria non sia solo commemorazione, ma impedire altre catastrofi per l’umanità intera.
LPP
Il 6 agosto 2025, alle 8:15 in punto, Hiroshima si è fermata per un minuto di silenzio.
Nel Parco del Memoriale della Pace, il suono della campana ha spezzato l’aria afosa, richiamando alla memoria lo stesso orario in cui, esattamente ottant’anni fa, la bomba atomica venne sganciata dal bombardiere americano Enola Gay.
Quel giorno morirono circa 140.000 persone, e tre giorni dopo, un secondo ordigno nucleare colpì Nagasaki, causando altre 74.000 vittime.
Una commemorazione tra dolore e monito
La cerimonia ha visto la partecipazione di centinaia di sopravvissuti, studenti e funzionari vestiti di nero.
Tutti riuniti ai piedi del cenotafio commemorativo, con sullo sfondo le rovine della cupola della bomba, simbolo eterno dell’apocalisse nucleare.
Nel suo discorso, il sindaco Kazumi Matsui ha condannato l’attuale corsa al riarmo, sottolineando come “gli sviluppi globali ignorino palesemente le lezioni della storia”.
Il premier giapponese Shigeru Ishiba ha rinnovato l’impegno per un mondo libero da armi nucleari, senza però menzionare il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, a cui il Giappone continua a non aderire, pur essendo l’unico Paese ad aver subito un attacco atomico.
Un appello alle nuove generazioni
Il sindaco Matsui ha rivolto un forte appello ai giovani:
“Devono capire che errori nelle politiche di difesa e sicurezza possono generare tragedie disumane. Tocca a loro farsi avanti con consapevolezza e guidare il cambiamento”.
Alla cerimonia erano presenti delegazioni da 120 Paesi, un record che testimonia la risonanza globale della commemorazione.
Intanto, i sopravvissuti ufficiali scendono sotto quota 100.000, con un’età media di oltre 86 anni.
Una generazione che presto non potrà più raccontare in prima persona l’orrore vissuto.
Il monito delle istituzioni internazionali
Anche il Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha lanciato l’allarme:
“Il rischio di un conflitto nucleare è in crescita. Le stesse armi che devastarono Hiroshima e Nagasaki vengono ora usate come strumenti di coercizione”.
A fare eco, il messaggio del Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella:
“L’uso o la sola minaccia del nucleare nei conflitti è un crimine contro l’umanità. Il sistema globale del disarmo non può essere abbandonato”.
Non dimenticare
Ottant’anni dopo, Hiroshima non dimentica.
E con essa il mondo intero viene chiamato a riflettere, a ricordare, ma soprattutto ad agire.
Perché la memoria non sia solo commemorazione, ma impedire altre catastrofi per l’umanità intera.
LPP

















































































